Merope Asset Management srl ha comprato Palazzo Bernasconi a Milano organizzando un club deal che ha coinvolto 18 family office italiani e internazionali riuniti nell’spv Atlante (si veda qui il comunicato stampa). Nell’operazione Merope è stata assistita da Dentons sotto il profilo legale e dallo Studio Associato Giancaspero & Carlucci per la parte fiscale e societaria.
Palazzo Bernasconi è uno dei maggiori trophy asset della città. Occupa circa 4.000 mq, è situato in Via Palestro 24. tra Corso Venezia e Via Palestro, di fronte ai Giardini di Via Palestro e al Museo di Scienze Naturali. E’ utilizzato sia per uffici sia per negozi.
Una parte dell’asset è stata venduta dalla piattaforma di Npl di Banco Bpm, mentre la seconda parte è stata ceduta da Campagna & C. spa, la nota società di alta sartoria fondata da Gianni Campagna, che negli anni ha vestito da Aristotele Onassis a Sophia Loren, da Gianni Agnelli a Enrico Cuccia, da Gary Cooper al principe Ranieri, da Paul Newman a Pierce Brosnan e Sharon Stone oltre che i più noti manager di Wall Street.
Il sarto-imprenditore Gianni Campagna, mancato nel novembre 2017, aveva acquistato l’immobile nel 1998 e vi aveva trasferito il suo quartier generale. Allora Campagna aveva dichiarato a MF Fashion: “L’operazione ci è costata 25 miliardi (di lire ovviamente, ndr) e prevediamo che la ristrutturazione, a cura di Marco di Nunzio, comporterà una spesa di almeno 7 miliardi di lire”. In realtà, poi, il costo dell’operazione per Campagna si era rivelato ben più alto. Nel 2003, quando il sarto decise di affittare metà del palazzo a Rothschild e a un altro ente, si disse che tra acquisto e ristrutturazione il costo era stato di 80 miliardi delle vecchie lire, sostenuto grazie al supporto di un partner americano, Ricky Adams, noto allora per essere un internet tycoon, che in cambio aveva ottenuto il 40% della società di sartoria.
Già negli ultimi anni però, quando Gianni aveva ormai lasciato la presidenza della società, erano iniziati forti contrasti tra i due figli maschi Angelo, subentrato al padre nella guida del gruppo, e Andrea, che insieme al padre era nella C.&C., socio di minoranza della capogruppo che è controllata dalla Eto Holdings LLC, società costituita in base alla legge del Delaware (Stati Uniti). La vendita del palazzo è da leggersi nel quadro di questa complessa saga familiare.
Pietro Croce, amministratore delegato di Merope, ha dichiarato: “Dalla firma del preliminare nel dicembre scorso, abbiamo lavorato quasi 10 mesi per chiudere l’affare. La transazione è stata estremamente complessa e possibile grazie ai costanti sforzi del nostro team e dei nostri consulenti. Palazzo Bernasconi rappresenta un punto di riferimento a Milano. Siamo contenti di averlo in portafoglio e orgogliosi di gestirlo. L’esposizione ai settori uffici e retail, la location prime e il livello di questo asset corrispondono perfettamente alla nostra strategia di investimento e agli obiettivi dei nostri investitori”.
Merope punta a riposizionare l’immobile per renderlo appetibile alle case di moda, con un profilo di rendimento di tipo value-added nel medio-breve periodo. Merope investe sia capitali propri che di terzi, provenienti principalmente dai family office. Gli investimenti sono raccolti tramite club deal, che seguono la stessa logica degli investimenti in private equity: gli investitori sono chiamati a sottoscrivere delle quote di uno spv, creata ad hoc per ogni investimento. Merope sottoscrive sempre almeno il 10% del capitale di ogni spv e lo gestisce.
Azionista di Merope al 70% è lo stesso Pietro Croce, discendente della storica famiglia genovese imparentata con i Bonomi, un altro 10% è del presidente di FCA John Elkann (tramite la fiduciaria Fidersel), un altro 10% è di Federico Imbert, numero uno di Credit Suisse in Italia e il resto di altri soci minori.