Il coronavirus ha bloccato la trattativa per l’acquisto dei terreni di Tor di Valle sui quali è dovrà essere costruito il nuovo stadio voluto dall’AS Roma, da parte dell’immobiliarista ceco Radovan Vitek, azionista di maggioranza di CPI Property Group. Lo ha dichiarato Martin Nemecek, direttore generale di CPI al giornale ceco E1: “L’operazione è rinviata. Abbiamo discusso, ma non abbiamo assunto alcun impegno. Alle condizioni finanziarie di cui avevamo parlato, non è possibile concludere l’accordo”.
Secondo quanto riferisce La Gazzetta dello Sport, Vitek intende rivedere al ribasso la sua offerta rispetto ai 50 milioni di euro previsti inizialmente. In ogni caso, lo stop alle trattative allontana ancora la costruzione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.
Vitek aveva siglato a fine dicembre 2019 un accordo con Unicredit per rilevare tre società immobiliari, parte dell’ex gruppo Parnasi (si veda altro articolo di BeBeez). Tra queste, rientrava anche Eurnova, la società proprietaria dell’area in cui sorgerà appunto il nuovo stadio di Tor di Valle a Roma voluto dall’AS Roma. Vitek avrebbe dovuto comprare per 300 milioni di euro Capital Dev, Persitalia e appunto Eurnova. L’operazione rientrava in un progetto più ampio al quale Vitek stava lavorando con Unicredit, visto che la banca è esposta complessivamente verso il gruppo Parnasi per 500 milioni di euro. In particolare, Capital Dev ha 300 milioni di euro di debiti con la banca, seguita da Parsitalia (200 milioni) e da Eurnova (30 milioni).
Secondo i piani, l’AS Roma dovrebbe avere il controllo del terreno sul quale sorgerà il nuovo stadio a Tor di Valle e l’area retail (20 mila mq), mentre Vitek sarebbbe interessato ai 140 mila mq da sviluppare per la parte business park e uffici.
Il blocco delle trattative per i terreni è dovuto anche al brusco stop nelle trattativa per il passaggio di proprietà dell’AS Roma da James Pallotta al magnate texano Dan Friedkin. Nel marzo scorso, infatti, la trattativa è stata messa in stand-by causa coronavirus. Poi a inizio maggio 2020, una minoranza dei soci di AsRoma Spv Lcc, società con sede in Delaware che controlla indirettamente l’AS Roma e il cui socio di controllo è lo stesso James Pallotta, hanno lanciato una class action contro Pallotta, perché, a loro parere, quest’ultimo li avrebbe estromessi dalla vendita della squadra a Friedkin. Lo riferisce La Gazzetta dello Sport, secondo cui l’accusa è guidata dai due investitori: Daniel Feldman e Jonathan Wyatt Gruber. L’AS Roma, quotata a Piazza Affari, è contnrollata al 78% da Neep Roma Holding spa, che a sua volta fa capo per il 60% a AsRoma Spv Lcc e per il restante 40% a Unicredit.
Friedkin per la società giallorossa aveva messo sul piatto 750 milioni di euro, compresi i 272 milioni di debito finanziario netto e l’aumento di capitale per massimi 150 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). L’8 agosto scorso l’AS Roma spa ha infatti quotato al Third Market della Borsa di Vienna un prestito obbligazionario senior secured da 275 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
Il primo semestre dell’esercizio 2019-2020 che si è chiuso il 31 dicembre 2019 AS Roma aveva registrato ricavi complessivi per circa 111 milioni di euro (di cui 17 milioni dalla gestione calciatori), un ebitda negativo per 12,3 milioni (calcolato tenendo conto della gestione diritti calciatori), una perdita netta di 87 milioni e un debito finanziario netto di 264,4 milioni (si veda qui il comunicato stampa).
L’esercizio 2018-2019 al 30 giugno 2019 si era invece chiuso con ricavi complessivi per 381 milioni di euro, inclusivo dei ricavi derivanti dalla gestione diritti calciatori, un ebitda, calcolato tenendo conto della gestione diritti calciatori, positivo per 100,6 milioni, una perdita complessiva di 24,3 milioni e un debito finanziario netto di 220,6 milioni.
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