ll colosso farmaceutico Rottapharm-Madaus, 600 milioni di fatturato e oltre 2mila dipendenti, ha iniziato la procedura di quotazione in Borsa, con l’obiettivo di sbarcare al London Stock Exchange entro fine giugno. Si concretizzerebbe quindi finalmente un percorso iniziato oltre un paio di anni fa, quando Luigi Rovati aveva prima intessuto trattative serrate con i fondi di private equity Clessidra e Avista e poi aveva accarezzato l’ipotesi di ipo, per arrivare infine ad archivare il tutto e a rifinanziare l’intero debito finanziario con l’emissione di un bond da 400 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
ll gruppo di Monza è stato fondato da Luigi Rovati nel 1961 e poi integrato nel 2007 con la tedesca Madaus Pharma. La società produce farmaci da prescrizione e da banco nelle aree di reumatologia, ginecologia, in quella gastrointestinale e in cardiologia, prodotti per la cura della persona (per esempio, Saugella e Babygella) e integratori. E con l’acquisizione di Madaus Pharma il portafoglio del gruppo si è allargato anche allo sviluppo e commercializzazione di specialità farmaceutiche di derivazione naturale. Rottapharm è oggi controllata interamente dalla Fidim di Luca e Lucio Rovati.
Nell’estate 2012 il fondo Clessidra guidato da Claudio Sposito e il fondo americano Avista Capital Partners avevano raggiunto un’intesa di massima con Rovati, affiancato dall’advisor Credit Suisse (che aveva vagliato anche le proposte di Advent, Carlyle e Charterhouse, mentre erano usciti di scena quasi subito Bain Capital, Kkr e Apax), per acquistare il 25% ciascuno del capitale del gruppo sulla base di una valutazione del 100% di 1,7 miliardi di euro, quindi inferiore agli oltre 2 miliardi di cui si parlava a inizio 2012 e che avevano generato qualche perplessità soprattutto tra le banche interpellate per organizzare il pacchetto di finanziamento dell’operazione. Ma anche quella cifra rappresentava allora una valutazione a multipli elevati, nell’ordine delle 10 volte l’ebitda, visto che il margine operativo lordo dell’azienda 2011 era stato più basso dei 180 milioni di euro attesi. In ogni caso, poi, le trattative si erano chiuse con un nulla di fatto per «divergenze inconciliabili sulla governance» e Rovati aveva studiato allora l’ipotesi dello sbarco in Borsa con un flottante minimo sulla base della stessa valutazione di 1,7 miliardi. Anche l’ipo, però, era poi stata archiviata ed era stata preferita l’alternativa del bond.
Ora, invece, torna alla ribalta la quotazione, Questa volta la valutazione del gruppo dovrebbe superare i 2 miliardi di euro e il flottante raggiungere il 40%. Sarà la prima azienda farmaceutica a quotarsi prima dell’inizio della crisi, la maggiore matricola del pharma dal 1995 e una delle più grandi quotazioni dell’anno. A guidare il collocamento saranno JP Morgan, Goldman Sachs e Deutsche Bank insieme a Morgan Stanley e Jeffries.