“Organizzare una piattaforma che acquisti i crediti corporate da più banche e metta insieme un portafoglio di una decina di aziende non è cosa facile. Infatti al progetto stiamo lavorando da un anno, ma ora direi che siamo parecchio avanti”, ha detto a MF Milano Finanza in edicola da sabato 5 marzo Roberto Saviane, presidente di Idea Capital partners sgr, che lo scorso maggio ha lanciato insieme a Bayside Capital (gruppo Hig Capital), il fondo Idea Ccr (Corporate credit recovery), dedicato alla ristrutturazione industriale e finanziaria di pmi in difficoltà (si veda altro articolo di BeBeez).
Saviane ha spiegato: “Il nostro è un fondo multicomparto, uno per i crediti e uno per la nuova finanza. Quest’ultima è raccolta dallo sponsor Hig e da investitori terzi ed è nella percentuale del 20% rispetto al valore dei crediti acquisiti. Le banche cederanno i crediti, ciascuno a un prezzo stabilito e riceveranno in cambio una quota del fondo, ottenendone la de-recognition dai loro libri. In futuro, se volessimo coinvolgere altre banche o altri crediti, potremo farlo costituendo un nuovo comparto e incrementando la raccolta di nuova finanza. Abbiamo 24 mesi per farlo”.
Quanto all’approccio alla ristrutturazione aziendale, Saviane ha aggiunto: “Se a ristrutturare le aziende sono gli stessi manager-imprenditori che le hanno portate alla crisi è difficile cambiare le cose. E poi ci vuole una nuova finanza adeguata a risollevare davvero le sorti delle aziende e a finanziarne il rilancio. Finanza che le banche non possono assicurare, ma che invece possono portare veicoli di investimento specializzati come il nostro”,
Sul fronte del turnoaround aziendale sinora i numeri in Italia sono poco rassicuranti. Giorgio Gobbi, a capo del Servizio stabilità finanziaria della Banca d’Italia, la scorsa settimana in occasione della presentazione dell’indagine della Sda Bocconi sui crediti deteriorati corporate (si veda altro articolo di BeBeez) ha pubblicato una statistica tanto inquietante quanto poco sorprendente, visto che risultati simili erano già stati anticipati sempre in Bocconi, nel maggio 2015, in occasione della presentazione di una ricerca sul successo o insuccesso dell’applicazione dell’art. 182-bis della Legge fallimentare (si veda altro articolo di BeBeez).
Le slide di Gobbi (scarica qui la presentazione) dicono chiaro e tondo che solo una minoranza delle aziende che è passata da un qualche tipo di ristrutturazione riesce a mantenere l’equilibrio finanziario negli anni successivi. Uno studio condotto su aziende che avevano chiuso la prima ristrutturazione tra il 2009 e il 2010 mostra che dopo quattro anni solo il 10% si trovava in equilibrio, mentre il 30% era passata di nuovo per il medesimo tipo di procedura, il 33% era passata a un altro tipo di procedura, il 23% era stato liquidato o era fallito e il 5% era cessato o era stato incorporato.