Enrico Marchi e Andrea De Vido, cofondatori del gruppo Finanziaria Internazionale e soci al 50% della holding di Conegliano Veneto, divideranno le loro strade. Se lo scorso settembre avevano annunciato di voler rompere il contro muro per trovare una soluzione che li vedesse ancora insieme in Finint (si veda altro articolo di BeBeez), gli ultimi mesi hanno dimostrato che questa strada è impercorribile e infatti sta per essere definito l’accordo per la liquidazione di De Vido. Lo scrive oggi MF Milano Finanza.
De Vido, infatti, si trova in gravi difficoltà economiche, dopo una serie di investimenti sbagliati e debiti personali per circa 100 milioni, legati a operazioni con Popolare Etruria finanziati da Veneto Banca. De Vido aveva dato in pegno 26,34% delle azioni di Finint. Tuttavia, perché la quota della holding in mano a De Vido si trasformi in cash, è necessario un accordo con Marchi. Ma quest’ultimo non vuole essere costretto a vendere pezzi di attività, in particolare una parte della quota del 59,6% di Save, la holding alla quale fa capo l’aeroporto di Venezia e di cui Marchi è presidente e amministratore delegato.
Secondo quanto riferito ieri dal Mattino di Padova, la cifra alla quale verrà liquidato de Vido dovrebbe essere tra 100 e 120 milioni di euro e Marchi ha dichiarato in diverse occasioni di essere disponibile a cedere circa il 10% del concessionario degli scali Marco Polo di Venezia e del Canova di Treviso per chiudere la partita.
Per saldare il conto Marchi sta cercando quindi nuovi soci, con i quali definire poi la nuova strategia. L’imprenditore sta quindi guardando a potenziali alleati, finanziari o infrastrutturali, di caratura internazionale e infatti almeno quattro fondi infrastrutturali internazionali si sarebbero fatti avanti per affiancare Finint nell’azionariato di Save (si veda qui il Corriere della Sera edizione del Veneto).
Ma sullo sfondo c’è sempre la famiglia Benetton, che tramite Atlantia già detiene il 21,29% di Save, dopo aver comprato la quota dal fondo Amber lo scorso settembre per 174 milioni a 14,75 euro per azione, un prezzo più basso dei circa 16 euro ai quali il titolo quotava allora a Piazza Affari, ma che sarà parzialmente integrato se vi sarà un’opa/ops nei prossimi tre anni. Ieri invece il titolo della società aeroportuale ha toccato il massimo storico di 20,33 euro (+3% nella seduta) per una capitalizzazione di 1,12 miliardi.
Atlantia potrebbe infatti essersi posizionata per rilevare in prospettiva anche la quota di Save in portafoglio al fondo infrastrutturale Star Holdings di Morgan Stanley, che, sebbene abbia rinnovato lo scorso 15 aprile per altri tre anni, fino all’ 8 ottobre 2019, il patto parasociale che lo lega a Finint, mantiene comunque una finestra di uscita il gennaio 2018.
Save a oggi è controllata al 59,6% da MPH (51,2%), Agorà (7,8%) e Finint (0,6%). MPH e Agorà sono due veicoli che fanno capo per il 56,9% a Finint holding e per il 43,1% al fondo di Morgan Stanley, che quindi indirettamente detiene il 25,4% di Save.
“A nostro avviso”, scrivono analisti di Equita sim, “il prezzo della transazione tra Marchi e De Vido rappresenta un valore importante in caso di opa su Save”. Quindi il valore del titolo sarà un punto di riferimento per il mercato e per l’offerta che Finint potrebbe essere costretta lanciare sulla società operativa.
Fondata nel 1980 da Marchi e De Vido, la holding di Conegliano Veneto negli anni ha visto l’attività crescere e diversificarsi dal leasing alla finanza strutturata e al servicing di cartolarizzazioni di crediti, dal private equity all’asset management, dal corporate finance ai capital markets per l’accompagnamento di aziende alla quotazione in Borsa o alla strutturazione di finanziamenti. Nel dicembre 2014, poi, Finanziaria Internazionale ha acquisito l’ex Banca Arner, in un’operazione che ha permesso al gruppo di diventare private investment bank, unendo appunto l’anima di investment bank di Finint, prima di fatto ma non di forma, con quella di private bank di Arner (si veda altro articolo di BeBeez).