Tutti le 11 società Usa del gruppo Mossi Ghisolfi che ancora non avevano depositato domanda per la procedura di Chapter 11 lo hanno fatto nella serata di lunedì 30 ottobre.
La domanda è stata depositata presso il tribunale del Delaware dal chief restructuring officer Dennis Stogsdill di Alvarez & Marsal, advisor al quale è stato dato il mandato di occuparsi del piano di ristrutturazione industriale negli Usa, ma che ha anche contatto diretto in Italia con gli headquarter di M&G. Lo scrive oggi MF Milano Finanza.
Sul fronte americano per l’intero gruppo, advisor finanziario è Rotschild, mentre sul fronte legale sono schierati gli avvocati di Allen&Overy e di Jones Day. Sul fronte italiano ci sono invece l’advisor finanziario Mediobanca, quello legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners e lo studio della commercialista Stefania Chiaruttini. Come noto, infatti, il Tribunale di Alessandria ha ammesso nei giorni scorsi tutte le società italiane del Gruppo Mossi Ghisolfi alla procedura di concordato preventivo in bianco, concedendo il termine massimo di 120 giorni per il deposito della proposta e del piano (si veda altro articolo di BeBeez).
La domanda di Chapter 11 riguarda le seguenti società: M&G Usa Corporation, M&G Resins Usa, M&G Finance Corporation, M&G Waters Usa, Mossi & Ghisolf International sarl, M&G Usa Holding, M&G Chemicals sa, Chemtex International, Chemtex Far East, Indo American Investments, M&G Capital sarl. Mentre nei giorni scorsi era già stata fatta richiesta di protezione dai creditori con Chapter 11 per M&G Polymers Usa, la società proprietaria dell’impianto di produzione di PET di Apple Grove in West Virginia (si veda altro articolo di BeBeez).
Fondata nel 1953 e controllata dalla famiglia Ghisolfi, Mossi Ghisolfi, con un fatturato 2016 di 1,7 miliardi di euro (da 1,83 miliardi del 2015) e un ebitda di 83,4 milioni (da 141,1 milioni), in calo a seguito dei costi pre-operativi del più grande impianto integrato di produzione d PTA/PET a Corpus Christi in Texas. Il tutto ha portato poi a una perdita di 55 milioni (da 51,3 milioni l’anno prima) e a un debito finanziario netto di 1,8 miliardi (da 1,2 miliardi), con il debito che è cresciuto soprattutto sempre in relazione al finanziamento dell’impianto di Corpus Christi, che nel tempo ha richiesto molti più investimenti di quanto previsto inizialmente. Sinora i capitali per questi investimenti sono stati forniti dalla holding italiana, ma questo spostamento ingente di risorse ha creato a cascata un problema sullo sviluppo del business italiano.
Come indicato nel filing (scarica qui il filing di Chapter 11), “nei passati tre anni il gruppo si è indebitato per quasi un miliardo di dollari per finanziare la costruzione dell’impianto di Corpus Christi e per coprire i mancati ricavi che ci si aspettava invce che sarebbero arrivati dall’impianto stesso. Questo debito ha creato una forte tensione finanziaria, tanto che il gruppo è stato costretto a interrompere la produzione nell’impianto di Apple Grove e ridurre ulteriormente lo sviluppo dell’impianto di Corpus Christi. Ma quando è diventato evidentente che il gruppo non avrebbe più continuare a operare senza ulteriori finanziamenti, che non sarebbe stato possibile recuperare al di fuori di una procedura di Chapter 11, i debitori hanno dato il via a queste procedure in modo tale da poter accedere a un finanziamento di 100 milioni di dollari nell’ambito di una procedura di debtor in possession (cioè con il debitore che resta comunque proprietario degli assets, ndr) e predisporre la vendita delì’impianto di Corpus Christi e altri asset Usa”.
Il finanziamento da 100 milioni di dollari è stato erogato da Control Empresarial de Capitales, una controllata di Banco Inbursa, che, come emergeva già dal filing relativo all’ipo a Hong Kong, poi ritirata, è uno dei principali creditori del gruppo, avendo erogato un prestito da 250 milioni di dollari a M&G Resins Usa per la costruzione dell’impianto di Corpus Christi. In particolare, dal documento depositato dal Cro emerge che Industrial and Commercial Bank of China Limited vanta crediti per ben 355 milioni, che Och Ziff è sottoscrittore di 110 milioni di dollari di bond emessi da M&G e che Indorama Ventures vanta crediti per 57 milioni. Tra le banche finanziatrici emergono i nomi di Unicredit, titolare di una lettera di credito per 23 milioni, e di Mps New York esposta per 10 milioni.