Crescono i finanziamenti a livello globale per il proptech, un’industria composta da società che utilizzano la tecnologia e l’innovazione digitale per rendere più efficiente e produttivo il mercato immobiliare. I finanziamenti da parte di investitori di venture nel 2017 hanno infatti toccato il record storico di 12 miliardi di dollari a livello globale.
Lo rileva il Proptech Monitor di novembre 2018 del Politecnico di Milano (si veda qui lo studio completo), che in Italia ha individuato un totale di 43 startup attive nel proptech, classificandole secondo quattro categorie: real estate fintech, smart real estate, sharing economy, professional service (servizi professionali per il real estate). In particolare, nel segmento real estate fintech si distingue tra brokerage, crowdfunding (Housers, Walliance, Concrete, Crowd Estate e House Crowd) e investment and auction.
Tornando ai numeri globali degli investimenti in proptech, il Politecnico segnala che lo scorso anno il numero di round conclusi è sceso da poco più di 500 nel 2015 a meno di 400 nel 2017. Sempre nel 2015, le proptech fondate si sono ridotte per numero da oltre 200 nel 2014 a meno di 150 nel 2017. Ciò significa che il valore dei singoli finanziamenti nel settore proptech è cresciuto e che gli investitori sono concentrati su poche iniziative, ritenute quelle più promettenti.
I principali finanziatori di questo nuovo settore sono operatori di venture capital sia in fase seed, che vede coinvolti anche business angel, sia in fase successiva di crescita (round di serie A, B e C). Stanno investendo nel proptech anche acceleratori, incubatori di imprese affiliati a poli universitari, e operatori tradizionali del real estate tramite i loro acceleratori, come JLL, con Idea Lab e Cushman & Wakefield, con 1871.
La maggior parte delle aziende del settore sono in realtà ai loro primi passi. Lo ha evidenziato Venture Scanner, che ha incrociato in un unico grafico a dispersione la maturità delle aziende (in anni di attività) con il livello di finanziamento medio raccolto da quelle aziende, classificandole in quattro categorie: Pioneer (società proptech nuove nelle prime fasi del finanziamento, come quelle di property management, IoT Home, gestione di portafoglio, ); Established (proptech che hanno superato le prime fasi di vita e sono solide, seppur con finanziamenti contenuti, come construction e facility management); Heavyweights (proptech mature con ampi finanziamenti, come Life, Home e P&C Insurance); Disruptors (proptech business giovani che attirano ingenti fondi, come la commercial search). E il risultato di questo studio al giugno 2018 è che la maggior parte delle proptech sono di tipo Pioneer.
Il settore proptech sta progredendo esponenzialmente di anno in anno in paesi come Regno Unito, Germania e Spagna. A livello globale, uno studio della Oxford University ha censito 150 proptech a livello globale: 15 nello smart real estate, (che facilita l’operatività e la gestione degli asset immobiliari a diverse scale); 35 della shared economy (che punta al consumo collaborativo nell’utilizzo degli immobili) e 100 real estate fintech (che si concentrano sulla fase transazionale della proprietà immobiliare, incluse le informazioni a supporto delle transazioni commerciali).