Trevi Holding S.E., socio di maggioranza del gruppo di ingegneria civile Trevi Finanziaria Industriale (Trevifin), ha presentato domanda di concordato in bianco al Tribunale di Forlì- Cesena, con l’obiettivo di arrivare a un accordo di ristrutturazione del debito ai sensi dell’articolo 182-bis della Legge Fallimentare (si veda qui i comunicato stampa).
Trevifin, specializzata nell’ingegneria del sottosuolo e nel settore delle perforazioni, è quotata Piazza Affari e partecipata al 16,85% da FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity) e al 10% dal fondo di investimenti Usa Polaris Capital Management, e controllata al 32,73% dalla famiglia Trevisani (tramite appunto Trevi Holding SE). L’iniziativa, si legge nella nota della società, è volta a garantire a Trevi Holding “il giusto quadro in cui cogliere le opportunità di investimento che potranno derivare da un esito favorevole delle due diligence in corso da parte dei fondi di investimento interessati a sostenere finanziariamente la società nell’operazione di ripatrimonializzazione di Trevifin”. Operazione varata lo scorso dicembre e che prevede un aumento di capitale da 440 milioni di euro, di cui 130 milioni per cassa da parte degli azionisti attuali e 310 milioni a fronte della conversione di parte dei crediti finanziari a capitale (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, allora gli azionisti FSI e Polaris avevano confermato che, a certe condizioni, avrebbero sottoscritto la quota di aumento di capitale di loro spettanza in virtù dei rispettivi diritti di opzione e che avrebbero garantito la sottoscrizione di un’ulteriore quota di eventuale inoptato fino all’importo di un massimo di 38,7 milioni di euro ciascuno, vale a dire per complessivi 77,4 milioni dei 130 milioni totali. La sottoscrizione della residua quota di aumento di capitale pari a 52,6 milioni verrebbe garantita, in caso di inoptato, da un consorzio di garanzia organizzato dalle banche finanziatrici, attraverso l’utilizzo di crediti nell’ambito della conversione di cui sopra. La conversione nel suo complesso verrebbe realizzata secondo un rapporto di 4,5:1, vale a dire mediante attribuzione alle banche di azioni ordinarie di nuova emissione per un controvalore di un euro per ogni 4,5 euro di crediti convertiti.
Gli impegni di FSI e Polaris sono condizionati, tra l’altro, al verificarsi del completamento della cessione delle partecipazioni del gruppo del settore oil&gas al gruppo indiano che fa capo a Megha Engineering & Infrastructures Limited e al raggiungimento dell’accordo di ristrutturazione da sottoporre a omologazione ai sensi dell’articolo 182-bis Legge fallimentare.
Di questi temi l’assemblea straordinaria di Trevifin sarà chiamata a deliberare probabilmente a maggio, a valle dell’assemblea che voterà il bilancio e che era stata inizialmente convocata per fine aprile, ma poi rimandata per attendere la definizione dell’accordo di ristrutturazione con le banche finanziatrici (si veda qui il comunicato stampa).
A Piazza Affari il titolo Trevifin giovedì 19 aprile ha chiuso a 0,3005 euro, in calo dello 0,83% per una capitalizzazione di 49,5 milioni di euro, mentre all’ExtraMot Pro il bond da 50 milioni a scadenza luglio 2019 e cedola 6% quota attorno a 72 centesimi. L’assemblea degli obbligazionisti è stata fissata il prossimo 2 maggio in prima convocazione e il 6 maggio il seconda convocazione (si veda qui il comunicato stampa).
Lo scorso settembre Trevifin aveva respinto l’offerta di Bain Capital Credit (si veda altro articolo di BeBeez), che avrebbe concesso un finanziamento super senior alle società del gruppo Trevi operanti nel settore delle fondazioni (Trevi spa e Soilmec spa) per un massimo di 100 milioni di euro, accompagnato da una conversione dell’indebitamento finanziario esistente di gruppo in misura variabile, a seconda delle effettive esigenze di rafforzamento patrimoniale che sarebbero emerse, da porre in essere nel contesto di una procedura di ristrutturazione del debito sulla base dell’art. 182-bis della Legge Fallimentare.
Intanto a fine febbraio 2019 la posizione finanziaria netta di gruppo è salita a 700 milioni di euro dai 619 milioni di fine 2017 e dai 650 milioni di fine marzo 2018. Si tratta però di risultati gestionali e non ufficiali, perché Trevi non ha ancora approvato il bilancio al 31 dicembre 2017, la relazione semestrale al 30 giugno 2018, il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2018 e il bilancio al 31 dicembre 2018.
Gli ultimi dati ufficiali relativi a fatturato e margini sono quelli di fine giugno 2017, quando i ricavi consolidati erano scesi a 460 milioni di euro (dai 519,3 milioni del primo semestre 2016), soprattutto a causa di un calo di 49,3 milioni nel settore oil&gas, con un ebitda negativo per 18,8 milioni, in crollo di 81,2 milioni da un ebitda positivo per 62,3 milioni nel primo semestre 2016, con la conseguenza di registrare una perdita netta di ben 118,3 milioni (da una perdita di 23,6 milioni nel semestre 2016).