Dopo l’allarme lanciato sullo stato di crisi delle startup italiane colpite dal lockdown da coronavirus (si vedano le proposte di VC Hub e Italia Startup), sembra davvero che il Decreto Aprile conterrà una serie di misure volte a sostenerle in questo momento di grave difficoltà.
A dirlo chiaro in un’intervista a La Stampa il 29 aprile è stato il sottosegretario allo Sviluppo Economico Gian Paolo Manzella (PD), che ha dichiarato: “In questo contesto difficile, se non mettiamo in campo misure efficaci rischiamo di pregiudicare un patrimonio che si è costruito negli ultimi anni e che deve essere parte del futuro della della strategia industriale italiana. Non è un caso che Francia, Germania e Regno Unito abbiano messo in piedi programmi di sostegno al sistema startup molto ambiziosi. Questo è un patrimonio di innovazione che dobbiamo preservare, e canalizzare verso le grandi sfide di domani, a cominciare dai servizi di telemedicina, dall’efficientamento energetico, nelle sfide sociali e nelle nuove fruizioni dei beni culturali”.
E il giorno dopo Manzella con una nota (si veda qui AdnKronos) ha ribadito: “Fondo straordinario dedicato al coinvestimento di Stato e privati, iniziative di imprenditorialità per le Università, deduzioni per chi investe nel capitale delle nuove imprese innovative, più risorse per il programma Smart & Start gestito da Invitalia. Queste sono alcune delle misure del Pacchetto Startup su cui stiamo lavorando in vista del prossimo Decreto. Sono misure per rafforzare un settore sempre più importante del nostro sistema di impresa”.
E ha aggiunto Manzella; “Ci sono 11 mila imprese e 70mila lavoratori ma sono la punta dell’iceberg di un ecosistema molto più grande fatto di finanziatori, fondi investimento, incubatori, acceleratori, spazi di coworking, luoghi di formazione per l’imprenditorialità nelle università, competizioni per startup promosse dai grandi attori dell’economia. Questa è la ricchezza, oggi, del nostro sistema startup e per questo in un momento di difficoltà come questo dobbiamo sostenerlo. E’ quello che stanno facendo altri paesi, come Germania, Francia e Gran Bretagna, e dobbiamo farlo anche noi. Con la sicurezza che investire sulle startup è investire sul nostro futuro”.
Manzella aveva già accennato più volte a questo concetto nelle scorse settimane. Per esempio, già in un post su Facebook, il 20 aprile, commentando la scelta dell’app Immuni sviluppata da Bening Spoons per tracciare i movimenti dei malati di coronavirus (si veda altro articolo di BeBeez), aveva scritto : “E’ il momento di provvedimenti straordinari per dare liquidità alle startup innovative che operano in Italia, sul modello di quanto si sta già facendo in altri Paesi. Il Governo è al lavoro su questo e contiamo di inserire queste norme nei provvedimenti in Parlamento o nei prossimi decreti. La scelta del Governo di affidarsi ad una app per il tracciamento dei contagi da Coronavirus come quella sviluppata dalla Pmi innovativa Bending Spoons, testimonia delle capacità del nostro ecosistema startup e delle potenzialità del digitale anche per finalità sociali e in situazioni di emergenza. Dice molto della vitalità del nostro sistema e della necessità di continuare ad investire anche in questo settore che, come gli altri, attraversa un momento di grande difficoltà”.
E prima ancora, in una lettera all’Avvenire, aveva scritto: “Il Governo e il Mise in particolare, che questo sistema ha promosso negli ultimi dieci anni, deve sostenere questo comparto in un passaggio che, difficile per tutti, lo è di più le startup e rischia di tagliare loro il fiato. Per aiutarle ad affrontare i tempi del Covid, ci sono strumenti come il Fondo Nazionale Innovazione che possono essere indirizzati sul punto, ci sono le Regioni, che su questo tema stanno lavorando da anni, spesso con risultati importanti. E, ancora, ci sono potenziali risorse private pronte ad investire se diamo loro le condizioni migliori per farlo. Qui ed ora ci sono, insomma, leve pubbliche e private che possono essere attivate, a partire dal DL Crescita di Aprile. E non dobbiamo farlo solo perché è quello che in queste ore stanno facendo Francia, Germania, Gran Bretagna, con programmi dedicati. Dobbiamo farlo convinti che sia giusto “per noi’: Semplicemente perché c’è di mezzo il futuro del nostro Paese”.
L’articolo de La Stampa declina così le varie iniziative allo studio:
- un fondo straordinario da 200 milioni di euro per offrire alle startup innovative un finanziamento agevolato a 10 anni: se un imprenditore privato investirà in una di esse, lo Stato attraverso il Fondo Nazionale per l’Innovazione (Fni) aggiungerà un importo fino al massimo di 4 volte l’importo investito dal privato; alla scadenza, il prestito potrà essere rimborsato, oppure trasformarsi in azioni della società, a scelta dell’azienda finanziata;
- una speciale riserva per le startup all’interno del Fondo Centrale di Garanzia (che fornisce le garanzie pubbliche per i prestiti previsti dal Decreto Liquidità;
- un bonus per accedere a servizi specialistici di incubatori, acceleratori, business angel ecc;
- il finanziamento di programmi per far nascere startup innovative tra i ricercatori e gli studenti universitari, seguendo l’esempio virtuoso del programma Dock 3 attuato all’ateneo di Roma Tre, che permette ai giovani di lavorare insieme attorno ad un’idea e imparare a fare impresa;
- il rifinanziamento e l’ampliamento del programma Smart&Start gestito da Invitalia, che dal 2015 ha finanziato con 279 milioni di euro 595 startup innovative (di cui 233 al Centrosud); si parla di una dote aggiuntiva di 100 milioni di euro
- incentivi fiscali per chi investe nelle startup, in modo da portare più risparmio privato ad entrare nel capitale delle società.
Intanto anche audizioni in Commissione alla Camera sul Decreto Liquidità hanno fatto emergere il tema del sostegno alla liquidità alle startup, finite in secondo piano finora. Secondo quanto riferito ieri al Sole 24 Ore da Luca Carabetta (M5S), relatore del provvedimento per la commissione Attività produttive, ci sono alcune proposte della maggioranza già pronte, in alcuni casi coincidenti con iniziative allo studio del MISE.
Spicca l’ipotesi di una linea di intervento da 200 milioni da affidare al Fondo nazionale innovazione per attivare prestiti convertibili attraverso veicoli specializzati. Dovrebbe poi essere concesso un anno in più di accesso al regime speciale delle startup e pmi innovative per chi è già iscritto al Registro (oggi il tetto è di 5 anni). E si punta a una norma per sbloccare il rafforzamento degli incentivi fiscali per gli investitori che era stato introdotto dalla legge di bilancio di fine 2018 ma che non è mai diventato operativo.
Sul tema Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI, a inizio marzo aveva ricordato a BeBeez che la normativa aveva previsto l’innalzamento dal 30% al 40% della detrazione e deduzione fiscale per i sottoscrittori di fondi di venture capital, a seconda che fossero persone fisiche o giuridiche, ma che “l’intervento non è mai stato notificato a livello comunitario. Ma qui la questione è ancora più grave, perché con i funzionari Ue si era aperto un dialogo tempo fa, ma poi quel dialogo si è interrotto”, con la conseguenza che la previsione normativa è rimasta lettera morta (si veda altro articolo di BeBeez). Ora, invece, sembra che la volontà sia quella di riprendere il filo del discorso e anzi sfruttare le deroghe Ue sugli aiuti di Stato per innalzare l’aliquota delle detrazioni e deduzioni dal 30% al 60%, con una punta del 100% in caso di acquisizione dell’intero capitale sociale dell’azienda e investimento mantenuto per tre anni.