Il blocco dell’attività dei tribunali nel solo periodo di lockdown ha fatto rinviate 30.815 aste immobiliari per un controvalore di 3,7 miliardi di euro. Lo ha calcolato l’Osservatorio T6, il Tavolo di studio sulle esecuzioni italiane, che ha elaborato lo Studio dei tempi delle esecuzioni italiane, giunto alla sua sesta edizione (si veda qui il comunicato stampa).
L’Osservatorio segnala che a oggi nessun tribunale ha ripreso integralmente l’attività: presumibilmente, dopo una necessaria fase di riorganizzazione, avremo un’operatività piena a partire dalla metà di settembre, con il ritorno a regime degli esperimenti d’asta per fine ottobre. Si tratterà, quindi, di un fermo tecnico di circa 270 giorni, che andranno a sommarsi ai tempi di gestione che abitualmente si misurano e che comporteranno un accumulo di arretrato il cui tempo di smaltimento è di difficile previsione.
Secondo i dati relativi al primo semestre 2020, le esecuzioni sono calate in media del 40% rispetto al 2019. Ma in molti casi, si va ben oltre, come a Roma (- 47%), Milano (- 46,84%), Napoli (-51%%) o nelle realtà stremate dal Covid, come Piacenza (-76,6%) e Lodi (-60,42%). Numeri che si spiegano in parte con l’emergenza sanitaria, in parte con le norme del DL Cura Italia, che bloccano i pignoramenti fino al 31 ottobre prossimo per quanto riguarda le abitazioni principali.
“In sostanza, l’intera filiera dei crediti non performanti è ferma, danneggiando i 10mila addetti del settore ed i tanti professionisti che ne fanno parte. Per giunta, lo stop ai tribunali e alle aste immobiliari ha messo in discussione gli importanti miglioramenti prodotti dalla riforma del 2015 e la stessa giustizia civile appare vicina al default”, ha commentato Stefano Scopigli, presidente dell’Osservatorio T6.
Il trend, peraltro, era già quello di un aumento del tempo medio di chiusura delle esecuzioni, che è passato dai 4,2 anni del 2018 ai 4,62 del 2019 con un aumento medio di 150 giorni e questo nonostante sia aumentata in maniera significativa la produttività dei singoli tribunali che consente una importante riduzione dello stock delle pratiche pendenti che da quota 240 mila sono scese a 204.406 con un decremento di 36.119 esecuzioni. Di queste oltre 204 mila pratiche ancora pendenti, il 13,45% “vanta” oltre 10 anni di storia giudiziaria. Le esecuzioni con una storia ultradecennale si concentrano soprattutto in 12 tribunali, all’interno dei quali i fascicoli esecutivi costituiscono un terzo del totale. In questa classifica negativa, Potenza è al primo posto, con una percentuale del 51,83%, seguita da Matera (43,31%) e Salerno (40,77%). Tra i tribunali di grandi dimensioni, soffrono Catania (21,90%), Napoli (16,99%), Milano (16,53%). Primi della classe, quindi senza alcuna procedura esecutiva con più di 10 anni, sono i tribunali di Napoli Nord, Rimini, Gorizia, Aosta e Bolzano, mentre Monza conta solo un modesto 0,89%.
Nella lettura dei dati, va considerato il fatto che la misurazione dei tempi medi si basa sulla durata delle singole procedure che, nell’anno esaminato, giungono alla loro conclusione. Il che significa che, man mano che vengono chiuse le pratiche più vecchie, si registra un aumento dei tempi medi generali ma nel contempo si registra anche una diminuzione dello stock. Nel 2019 sono state definite 88.913 pratiche, di cui oltre 37.000 con anzianità superiore ai 5 anni. L’incremento rispetto al 2018 è stato di ben 45.479 pratiche.
La classifica dei tribunali con la migliore tempistica nella definizione delle esecuzioni immobiliari nel 2019 vede sul podio Trieste, con una media di 2,05 anni, Ferrara con 2,41 e Trento, con 2 anni e mezzo. Seguono Aosta (2,56), Gorizia (2,66) e Napoli Nord (2, 75). Roma è ventiduesima, con poco più di 3 anni e mezzo, mentre Milano è al 65° posto con oltre 4 anni e mezzo. Cagliari, con 6,87 anni, ha invece i tempi di definizione più lunghi, tallonata da Enna (6,78) e Patti, altro tribunale siciliano, con 6, 77 anni. Per scaricare il file pdf con l’intera classifica dei tribunali, clicca qui.