AMCO è stata accusata di aiuti di Stato per il suo piano di salvataggio, in tandem con il Gruppo Pini, del pruduttore italiano di prosciutti Ferrarini. Nei giorni scorsi è stata depositata una denuncia agli uffici europei coordinati dalla commissaria Ue alla concorrenza Vestager. Lo riferisce MF Milano Finanza, secondo cui la denuncia sarebbe partita dall’Italia, senza però precisare da chi.
Ora c’è il rischio che sia aperta un’istruttoria europea e che il tribunale di Reggio Emilia debba bloccare la ristrutturazione di Ferrarini, che nei mesi scorsi ha ricevuto due proposte concorrenti: quella della coppia Pini e Amco (si veda altro articolo di BeBeez) e quella della cordata Grandi Salumifici Italiani-Opas-Bonterre-Intesa Sanpaolo-Unicredit (si veda altro articolo di BeBeez). Quest’ultima a inizio settembre ha chiesto anche che la competenza sulla decisione sia del Tribunale di Bologna e non di Reggio Emilia (si veda altro articolo di BeBeez). Tra le due cordate è guerra aperta.
Ricordiamo che la proposta AMCO-Pini prevede che con l’omologazione del concordato, Ferrarini sia controllata al 100% dalla newco Rilancio Industrie Agroalimentari srl, che fa capo per l’80% a Pini Italia e per il 20% ad AMCO, in veste di partner finanziario e strategico della ristrutturazione. Quest’ultima sostituirà con azioni i crediti che vanta verso le società lussemburghesi azioniste di Ferrarini spa, rispetto a cui il gruppo Pini si è reso co-obbligato
La denuncia all’Europa fa leva sul fatto che l’intervento di AMCO nel salvataggio di Ferrarini può portare al “trasferimento indiretto di risorse pubbliche”, imputabile allo Stato. Inoltre, l’intervento di AMCO “pregiudica le società interessate e legittimate a presentare una proposta di concordato concorrente, le quali a differenza di Pini Italia, non hanno beneficiato della partnership con Amco”. Infine, la discesa in campo di quest’ultima consente ad altre imprese pubbliche (Sace, Simest e la stessa AMCO) di recuperare crediti con “modalità vantaggiose che non sarebbero state realizzabili a normali condizioni di mercato e conseguire un vantaggio economico che non sarebbe stato altrimenti conseguito”. Il piano Ferrarini-Pini promette infatti di soddisfare i creditori chirografari al 33% e “rende inammissibile la proposizione di concordati concorrenti”, come aveva già denunciato a inizio settembre la cordata Bonterre (si veda altro articolo di BeBeez).