Amco ha confermato la scissione non proporzionale con opzione asimmetrica di Npe da parte di Banca Mps entro il primo dicembre 2020, come da piano approvato dalle rispettive assemblee il 4 ottobre scorso (si vedano qui il comunicato di Amco e qui quello della banca senese). L’operazione implica l’acquisto da parte di Amco di 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi del progetto Hydra di Banca Mps, più vari asset patrimoniali, così come stabilito dal consiglio di amministrazione della banca a fine giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez).
La scissione sarà attuata tramite l’attribuzione ai soci di Mps di 55 mila azioni di categoria B di Amco di nuova emissione e l’annullamento in misura non proporzionale di 137 mila azioni ordinarie di Mps in capo ai soci della stessa (ricordiamo che circa il 90% di esse è detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze). Come noto, la cessione dei crediti deteriorati è cruciale perché il Ministero del Tesoro possa poi trovare un compratore per la banca, che il Tesoro controlla al 68,274% dal 2017, a valle dell’operazione di salvataggio dell’istituto (si veda altro articolo di BeBeez). In occasione della semestrale 2020, Mps aveva comunicato che l’operazione avrà un impatto negativo sui ratio patrimoniali del gruppo. In particolare, si calcola un impatto nell’ordine dei 130-140 punti base sul Common Equity Tier 1 Ratio (transitional) che a fine giugno si è attestato a 13,4% (rispetto al 14,7% di fine 2019) e che quindi sarà necessario un qualche intervento sul capitale.
Ricordiamo che l’operazione con Amco prevede la scissione parziale non proporzionale con opzione asimmetrica da parte di Mps in favore di AMCO di un compendio composto da crediti deteriorati, attività fiscali (DTA), altre attività, debito finanziario, altre passività e patrimonio netto. Più precisamente, saranno trasferiti:
– sofferenze per un valore netto contabile di 2,313 miliardi di euro (valore lordo 4,798 miliardi di euro);
– Utp per un valore netto contabile di 1,843 milioni miliardi (valore lordo 3,345 miliardi);
– titoli obbligazionari e azionari per un valore contabile di 5 milioni;
– contratti derivati per un valore contabile di un milione;
– DTA, sulla base dell’ammontare del patrimonio netto scisso rispetto al patrimonio netto totale di Mps, per un valore netto contabile di 104 milioni;
– un bridge loan erogato a Mps da JPMorgan e UBS da 3,179 miliardi (il bridge loan verrà parzialmente rimborsato attraverso la generazione di cassa dei portafogli e in parte rifinanziato attraverso l’accesso al mercato);
– contratti derivati (passività) per un valore contabile di 100 mila euro;
– patrimonio netto per 1,087 miliardi.
AMCO, lo scorso marzo aveva comunicato di aver archiviato il 2019 con asset deteriorati in gestione in crescita del 18%, a quota 23,8 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di Utp e 13 miliardi di Npl, distribuiti su 120 mila controparti, di cui 30 mila corporate legate a Utp (si veda altro articolo di BeBeez). Tenendo già conto dell’operazione Mps, il totale degli asset in gestione a fine giugno sarebbe stato di 34 miliardi, di cui 15 miliardi di UTP e past due, che includono posizioni relative a 57 mila aziende italiane. Ai 15 miliardi di Utp, si sono peraltro aggiunti nelle scorse settimane 600 milioni di Utp acquisiti da Banco Bpm relativi a una quota del portafoglio Django (si veda altro articolo di BeBeez).