Con la rivista Perimetro, Sebastiano Leddi, suo fondatore ed Editor in Chief, intraprende un dialogo con la sua città raccontando attraverso le immagini, dentro i confini che oggi è pronto a oltrepassare, anche nel segno sociale, com’è accaduto in occasione del confinamento, con un progetto a sostegno dell’ospedale di Bergamo Papa Giovanni XXIII. I confini sono anche quelli cartacei e dell’incontro in presenza, con l’avvio dell’iniziativa in corso fino a domani, Collective Review, piattaforma di consulenza professionale per il mondo fotografico in vari ambiti. L’ambizione corre ancora verso la cultura, l’orizzonte dei suoi prossimi programmi, ingrediente sempre presente nella sua attività fin dagli inizi essendosi occupato del mondo dell’immagine, con una formazione tra cinema, tv, documentari, pubblicità e al contempo di relazioni esterne.
Qual è la storia di Perimetro?
“La rivista attuale, sia in versione cartacea sia in digitale, è nata dalla Community Perimetro, che ho fondato nel 2018, uno spazio non tanto fisico ma un cerchio di incontro tra professionisti che nel tempo ha realizzato un racconto sulla città di Milano attraverso le immagini. Il primo anno la testata era mensile con un progetto in collaborazione con Fontegrafica per la realizzazione di 12 numeri in edizione limitata da 200 copie che unite vanno a comporre un unico libro. Il secondo anno è stato pensato Side, il corpo fisico cartaceo di Perimetro. La seconda stagione ha dato vita a una rivista bimestrale che presenta ad ogni uscita nuove storie raccontate su differenti tipologie di carta, per un totale di 6 numeri, sempre in edizione limitata da 200 copie destinate a comporre un unico libro. Oggi l’esperienza è diventata con la rivista un punto di riferimento per il settore tanto che ho ricevuto una chiamata da Roma dove stiamo partendo con un progetto”.
Una migrazione da nord a sud questa volta?
“Non solo perché stiamo lavorando a due numeri speciali di cui uno ci porterà a Tokyo. Il numero speciale su Roma uscirà a gennaio 2021 – è già stato presentato a ottobre al Maxxi nella Capitale – e in primavera dovremmo essere pronti con un numero su Nairobi. L’idea resta la stessa: raccontare storie di persone, luoghi e accadimenti attraverso fotografi locali.”
Siete così usciti dal perimetro di una delle due capitali di fatto dell’Italia. Com’è stato l’incontro con le storie romane?
“Affascinante quanto sorprendente per la diversità che l’approccio dei fotografi hanno dimostrato con la loro città: a Roma il rapporto con la città è più viscerale e il racconto è fatto di grandi contrasti, spiazzanti e affascinanti”. D’altronde da sempre Roma è fatta di salite ripide quando sorprendenti e di discese improvvise e abissali: tra momenti di espansione e gloria e di decadenza.
Cosa avete raccontato dal confinamento della scorsa primavera?
“Abbiamo realizzato un’iniziativa ‘100 Fotografi per Bergamo’ che ci ha dato molta visibilità a livello mondiale di supporto all’ospedale Papa Giovanni XXIII della città colpita tragicamente dalla pandemia con una raccolta fondi che ha avuto una risposta enorme totalizzando 727mila euro. Al di là della soddisfazione è stato un progetto che ci ha premiati in termini di notorietà e ci ha stimolati a continuare con una certa attenzione al tema della charity.”
In tal senso opera anche l’iniziativa Open Edition Gallery?
“Partita da settembre, la nuova piattaforma – che riunisce 180 fotografi italiani – vende stampe fotografiche in Fine Art e riserva un 10 per centro per una charity che si batte contro il razzismo.”
Di questi giorni un altro evento, on line, Collective Review. Di cosa si tratta e come sta andando?
Dal 9 dicembre fino a domani abbiamo realizzato delle letture di portfolio per fotografi o video maker e in generale operatori del settore immagine che possono richiedere appuntamenti con professionisti della comunicazione visiva, come giornalisti, curatori, foto editor, che si occupano di vari ambiti, per ricevere una lettura critica del proprio lavoro e alcuni suggerimenti. Si tratta di una consulenza principalmente di stampo professionale che tocca anche settori culturali alla quale l’utente accede attraverso la compilazione di un format secondo due opzioni: una Short Revision (che dura 25 minuti per un costo di 65 euro) e una Long Revision (di un’ora con un costo di 180 euro). Stiamo avendo un’ottima risposta e stanno partecipando molte testate da Io Donnna, a Marie Claire, Vogue e l’Internazionale.”
a cura di Ilaria Guidantoni