A novembre 2020 scorso è uscito l’ultimo lavoro musicale di Paolo Giorgi, fiorentino, autore di oltre 150 canzoni, una vita musicale in inglese parallela a quella professionale.
BeBeez ha ascoltato Nowadays and Yesterdays e ha approfittato per chiedere all’autore come nasce questo lavoro, cosa racconta e qual è l’ispirazione della sua musica.
Come nasce questo album e il titolo?
“Ieri e oggi. Ho scritto la titletrack del cd nel 1975 quando ero in terza liceo e sono sempre rimasto affezionato a questo brano. Rivisitandolo, ho scoperto che la mia vita, poi, non è andata molto diversamente rispetto a quanto all’epoca potessi immaginare. Questo mi ha dato lo spunto per rendere dignità a brani che ho scritto negli anni, ma che ancora non avevano avuto il loro spazio in vetrina, ritagliato per coloro che vogliano ascoltarli, a futura memoria. Ecco perché questo disco vuole essere una retrospettiva con una spruzzata di novità, data da 4 nuovi brani. Non posso non dedicare due parole a Listen che, con immenso orgoglio, ho scritto insieme al Grande Chris J. Simpson, leader del gruppo storico inglese Magna Carta. Listen è il frutto di una lunga amicizia che mi lega a Chris e per me è un sogno nel cassetto realizzato. Non avrei mai immaginato in terza liceo (epoca nella quale ascoltavo folk inglese e quasi esclusivamente l’album In Concert dei Magna Carta) che un giorno avrei potuto incontrarlo, diventare suo amico, essere ospite in un suo concerto e poi scriverci un brano insieme. Quando l’abbiamo registrato nel Jop Studio, confesso che avevo qualche problema di identificazione spazio temporale: era lui, proprio lui, seduto sulla mia sedia nel mio studio, accanto ai vinili e cd del suo gruppo, che conservo gelosamente, insieme a tante memorabilia che negli anni ho raccolto. Miracoli della passione e perseveranza.
Scrivo canzoni dal 1973 e, per abitudine, ho sempre archiviato con dovizia di particolari tutte le mie composizioni. Ho ritenuto fosse giunto il momento di costruire una retrospettiva, che contenesse brani nuovi e brani che, invece, cronologicamente, appartenessero al mio passato musicale. Perciò ho voluto dare una veste dignitosa a canzoni della mia iniziale produzione che, secondo me, dal punto di vista melodico e armonico lo meritavano. Nowadays and Yesterdays riassume nel suo titolo l’essenza dell’album, che appunto contiene produzioni recenti e produzioni che appartengono al mio ieri di vita musicale ed è per questo che ho voluto sceglierla come titletrack dell’album.”
Se dovessi dire qual è il tuo genere musicale cosa risponderesti e da dove nasce questa scelta?
“Le mie principali fonti di ispirazione negli anni sono stati The Beatles, Magna Carta, Cat Stevens, Neil Young, Crosby Stills and Nash, The Eagles, Poco, Gordon Lightfoot, Mark-Almond, Jim Croce, James Taylor, Dan Fogelberg, America, Simon and Garfunkel, Stephen Bishop, Tommy Emmanuel, Chat Atkins, Mark Knopfler, Eric Clapton, Mary Chapin Carpenter, BonnieRaitt, Karla Bonoff, Linda Ronstadt e molti, molti altri. Poi, chitarre, banjo, mandolino, resophonicguitar, pedalsteel, tastiere e ….un iMac hanno fatto il resto, diventando il mio home studio. Ad oggi le mie canzoni principalmente nascono lì e molte di esse prendono ispirazione dallo splendido paesaggio toscano. Posso dire che la mia musica è un esercizio di sintesi di sensazioni e concetti in parole, melodie e armonie vocali; una lunga strada verso la comunicazione dei miei pensieri, come parte della mia vita.
In parallelo alla musica classica, ho iniziato a avvicinarmi alla musica cosiddetta leggera intorno ai 13-14 anni ascoltando, principalmente, progressive-rock inglese e anche gli emergenti autori e gruppi italiani. Con gli amici passavamo le giornate e le nottate a farci trasfusioni di Genesis, Van derGraaf Generator, Yes, Nucleus, Renaissance, Jethro Tull, GentleGiant, Magna Carta e, per quanto riguarda gli italiani, Le Orme, PFM, Il Banco del Mutuo Soccorso affiancati al cantautorato di De Gregori, Baglioni, Fossati e altri. L’opera Rock Jesus Christ Superstar, nella versione teatrale, che annoverava un grandioso IanGillan nei panni di Gesù era uno dei vinili che più apprezzavo per l’immediatezza delle sonorità e il connubio con testi sofisticati e molto efficaci. Poi, un giorno, alcuni amici mi suggerirono di ascoltare Crosby, Stills, Nash and Young e la mia vita musicale è drammaticamente cambiata. Mi sono appassionato alla west coast e al country/folk rock anglo americano che ritengo siano i generi musicali che anche oggi mi provocano le sensazioni più coinvolgenti e le armonie vocali sono sicuramente una delle mie passioni. Ho però ascoltato sempre anche genere alternativi, perciò sono molto legato anche ai Beatles, Bee Gees, Billy Joel, Burt Bacharach e agli interpreti di musica d’autore dai quali il mio ascolto non può prescindere. Musicalmente parlando la mia tecnica di finger picking deve tantissimo a Paul Simon, Neil Young, Jim Croce, James Taylor, Chris Simpson e Dan Fogelberg (solo per citarne alcuni) dei quali ho studiato in profondità le armonie chitarristiche. Non mi è facile rispondere quindi alla domanda collocando la mia produzione in un genere musicale. Certamente, come ho detto, il country-rock è in molti casi il genere al quale più ritengo di avvicinarmi, ma spesso mi ritrovo ad aver voglia di usare nelle mie registrazioni strumenti che poco hanno a che vedere con esso e quindi ecco che compaiono lo xilofono, il Theremin o altri componenti che sono più adatti alla sperimentazione che non alle abitudini armoniche di quel genere. Poi, come dicevo, la passione per le armonie vocali mi ha portato a studiare attentamente gruppi come America, Crosby, Stills and Nash, Eagles, Poco, Outlaws, Simon and Garfunkel, Magna Carta e tanti altri che esprimono complicate armonie vocali a 2, 3 o più voci con un impatto corale per me eccezionale.”
Così come la scelta di cantare esclusivamente in inglese?
“Sicuramente è figlia dei generi che più ho ascoltato e che mi ha portato ad avere una “facilità” di scrittura di testi in inglese, piuttosto che in italiano. Generalmente, scrivo prima la melodia alla quale adatto le parole e con l’italiano, che ritengo lingua musicalmente difficile, non ho la stessa facilità e velocità di composizione. Ho provato a scrivere alcune canzoni nella mia lingua madre, ma non riesco a unire il connubio testo/musica in maniera per me soddisfacente. Nelle mie composizioni iniziali l’utilizzo dell’inglese era anche una scelta dovuta al fatto di non voler rendere troppo immediati i miei testi che esprimevano stati d’animo interiori. Mi piaceva essere “cercato”, mi piaceva che mi si chiedesse di spiegare i miei testi. Ma il risultato, all’epoca, era veramente scarso, perché andava a finire che i testi rimanevano impacchettati e non riuscivo a comunicare le mie sensazioni. Poi, grazie anche all’avvento di internet, la scelta si è rivelata vincente perché oggi potenzialmente riesco a raggiungere una platea di ascoltatori molto ampia. Sono stupefatto dai numeri di visite e ascolti dei miei brani su Numberone Music, un sito sul quale ho pubblicato le mie composizioni. Ad oggi, dopo poco più di 2 anni dall’inizio come un perfetto sconosciuto, ho quasi 800 subscriber e mi sto avvicinando ai 300.000 ascolti delle mie canzoni. Ricevo spessissimo richieste di pubblicare altri brani e ringraziamenti per la mia musica in particolare da ascoltatori dagli Stati Uniti, Canada, Australia e United Kingdom. Alla mia età è una grande soddisfazione sapere che sono riuscito a entrare nelle playing list di tante persone e che quindi ascoltatori anche lontani si sono “appropriati”, per così dire dei miei brani. Ho sempre sostenuto che una canzone non è di chi la scrive, ma di tutti coloro per i quali rappresenta un riferimento, magari legato ai propri momenti di vita vissuta.”
La musica è già parola e certamente parla con le emozioni ma cosa racconta questo album, un viaggio scritto interamente da te? Testi e parole?
“Beh, come ho accennato in precedenza è una raccolta retrospettiva, con l’inserimento di brani nuovi. Ecco che Deep inside, il brano iniziale, è una canzone che ho composto (parole e musica) nel 1982 e parla della rivisitazione di un amore attraverso alcune lettere ritrovate in un cassetto. Con questo brano partecipai, proprio nel 1982, a un concorso di Radio Monte Carlo e la canzone (in una veste solamente acustica), pur non vincendo, fu trasmessa per radio casualmente il giorno del mio 25° compleanno: ho ancora la registrazione con la voce di Jocelyn che la presenta. Song for a kite è un brano del quale condivido la scrittura con il mio carissimo amico Paolo, grande chitarrista, che scrisse il testo in italiano. Io ho scritto la melodia e adattato il testo in inglese. All’epoca suonavamo insieme in un trio chiamato Wildfire. Nowadays and Yesterdays è la titletrack e l’ho composta (parole e musica) ai tempi del liceo. Ha un testo molto semplice, ma l’ho trovata adattissima a rappresentare l’essenza dell’album. Hot Summer Night è un puro esercizio musicale. Avevo scritto una canzone (parole e musica) negli anni 80 intitolata Mexican Dream, che ritenevo un po’ borderline per la mia produzione. Poi, con gli anni, ho capito che spesso le canzoni che hanno più impatto sull’ascoltatore dal vivo sono proprio quelle più semplici e immediate. Un giorno, ascoltando un brano di Jimmy Buffet intitolato Margaritaville (canzone che lo ha reso stra-famoso almeno negli USA), ho capito che il mood delle due canzoni non era per niente distante e ho quindi rivisitato quel sogno messicano, modificando appena la melodia, ma trasformando il testo in una storia buffa a doppio senso. E’ incredibile come su Numberone Music sia il brano più ascoltato. Mrs Everything è un brano che ho scritto (parole e musica) nel 1976 quando avevo iniziato da poco l’università, con una grande nostalgia dei giorni del liceo, che per me hanno rappresentato uno dei periodi più ricchi di emozioni nella vita. Die and let live è un brano che ho composto (parole e musica) di getto dopo aver visto Schindler’s List di Spielberg. Rimasi talmente coinvolto dalle scene del film (in particolare quelle relative alla scena terribile della camera a gas) che sentii l’obbligo di lasciare traccia delle mie sensazioni in una canzone. Il titolo prende spunto, ma solo per un gioco di parole, da un brano di Paul Mc Cartney (Live and let die) scritto per un film di 007 e vorrebbe condensare in pochi termini quanto una memoria indelebile ha il compito di non far dimenticare alle generazioni future. La chitarra resonator è suonata dal grande Paolo Ercoli, amico di vecchia data e sempre disponibile alle collaborazioni; la viola è di Giulia Nuti. Liam G. è un mio brano strumentale che ho scritto nel 2018 e dedicato al mio secondo figlio; così come ho fatto per il mio primo Daniel, ho voluto inserire la sua voce nella canzone, registrata col telefono il primo giorno in cui disse “babbo”. The end of a dream è un brano che ho scritto (parole e musica) nei primi Anni ‘80 e celebra la mia sconfitta nel gioco televisivo “Paroliamo e contiamo” che andava in onda su Tele Monte Carlo e al quale partecipai. Persi per un mio banale errore e durante il tragitto in treno da Milano a Firenze buttai giù un’idea che poi è diventata canzone. Il mio amico e grande chitarrista Ken Nicol (ex SteelyeSpan) è ospite nel brano, così come in altre canzoni.
Listen è il fiore all’occhiello dell’album, nato con la collaborazione di un vero e proprio mito del progressive-rock inglese: Chris Simpson, leader del gruppo Magna Carta. Ho incontrato Chris per la prima volta nel 1998 quando andai a vedere la prima esibizione italiana della band. Fu subito amicizia, al punto che lui mi invitò a suonare sul palco. Per me fu la materializzazione di un sogno nel cassetto. Dopo anni di scambi musicali abbiamo scritto insieme questo brano, nel quale lui ha affiancato un testo superbo alla melodia che ho scritto io. Nel brano, spiccano le presenze di Giulia Nuti alla viola, Alessandro Ulivi al basso, Andrea Checcucci al piano elettrico, Silvia Guidotti, mia moglie, ai controcanti. Super blues è un brano recente, di cui ho composto parole e musica. Non sono un bluesman, anche se mi piace ascoltare ogni tanto il genere: la canzone si affianca a I don’tknowhow to play the blues, pubblicato in Secret share. La chitarra solista è quella del grande Francesco Bottai, col quale stiamo attualmente lavorando a un nuovo progetto. Looking for you è un brano che ho scritto (parole e musica) negli Anni ’80 e parla di una ricerca interiore del significato della vita. L’album si chiude con un mini-tributo: uno splendido brano di Chris Simpson dei Magna Carta, band che ha significato tanto per la mia produzione musicale. Anche in questo brano, come in altri dell’album, ho la fortuna di poter contare sul grande contributo delle armonie vocali di Silvia”.
Stai già lavorando a qualcos’altro?
“Sì. Nel frattempo, ho pubblicato il mio primo romanzo Bolle di Sapone, che scrissi nei primi anni del Duemila. Mi piacerebbe farlo diventare un film, ma… la strada è lunga; di sicuro potrebbe contenere diversi brani miei come colonna sonora e rappresenterebbe una grande sfida….. Sto inoltre lavorando, insieme a Silvia, a un album tributo al gruppo inglese Magna Carta. Sono in fase di missaggio/masterizzazione finale e posso contare sulla straordinaria collaborazione a distanza di Chris Simpson. L’album conterrà anche una gemma: una alternate take di Listen, che in realtà è stata tenuta secretata in un cassetto poiché era la versione originale, cantata in duo da Chris e da me. La versione di Listen che ho inserito in N&Y ha una veste più smaccatamente country pop. Quella del tribute ha un arrangiamento più scarno, ma assume un valore straordinario per la presenza della inconfondibile voce e armonica a bocca di Chris. In parallelo, con l’amico grande chitarrista Francesco Bottai (ex Articolo31), stiamo registrando una serie di brani miei vecchi e nuovi, affiancati da qualche cover. Ne vogliamo fare un nuovo album che sarà pronto probabilmente nella seconda metà del 2021.
Chi è Paolo Giorgi
Paolo è nato e vive a Firenze, città nella quale ha frequentato il Liceo Scientifico per poi laurearsi in Matematica presso la Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. Nel corso della sua carriera musicale, parallela alla sua attività nel campo dei Sistemi Intelligenti per il Trasporto, ha scritto oltre 150 canzoni. E’ stato co-fondatore del gruppo Lightshine (1976), poi ha fondato i Wildfire (1978) ed è stato membro di Greyhound band, FM, James Taylor Tribute. Ha anche frequentato il Coro del Duomo di Firenze (1987-88) ed è stato co-Direttore musicale della compagnia Piccolo Teatro di S. Casciano in val di Pesa (1994-1999). Ha incontrato personalmente molti dei suoi artisti preferiti come Chris Simpson, James Taylor, Arnold Mc Culler, America, Tommy Emmanuel, John David Souther, David Crosby, Graham Nash, Stephen Stills, Ken Nicol, Karla Bonoff, Chris Hillman, HerbPedersen, RussBarenberg, RusselKunkel, LelandSklar, Robert Mc Entee e ha suonato dal vivo con artisti leggendari del calibro di Chris Simpson dei Magna Carta nel 1998, con il quale ha co-scritto Listen, che è un brano che fa parte della sua ultima pubblicazione Nowadays and Yesterdays. La sua prima canzone One for the other l’ha scritta a 15 anni, con chitarra e armonica. Dall’iniziale ascolto di progressive inglese con band come Genesis, Van derGraaf Generator, King Crimson, Paolo fu poi completamente assorbito dalla musica folk inglese e dal Country Rock/West Coast. Ha realizzato il suo primo demo nel 1995 inciso per Abraxas, con due canzoni Sea waveeyes e A knife to cutmypain, registrate anche in Italiano con i titoli Silenzio Verde e Ombra strana. Paolo ha poi pubblicato il suo primo cd The Stage, sempre con Abraxas, nel 2010. Il suo secondo cd Secret share nel 2016A Novembre scorso è uscito il suo primo libro Bolle di sapone.
A cura di Ilaria Guidantoni