“L’istituzione di un fondo privato per la patrimonializzazione delle imprese potrebbe accrescere l’offerta di capitale alle aziende che, pur in fase di ristrutturazione o comunque bisognose di apporti patrimoniali, presentino solidi fondamentali economici; potrebbe facilitare la realizzazione di operazioni di ristrutturazione del debito in presenza di numerosi creditori, agevolandone il coordinamento”.
Lo ha detto nel corso di un’audizione informale alla Commissione Ambiente della Camera sul decreto “Sblocca Italia” il vice capo del
servizio di struttura economica della Banca d’Italia, Fabrizio Balassone (scarica qui il testo dell’audizione), precisando che “tuttavia, nell’attuale formulazione del provvedimento, non sono chiari gli incentivi che avrebbero gli intermediari privati a partecipare al fondo”, mentre la “restrizione della sua attivita’ a imprese che occupano più di 150 addetti contrasta con l’evidenza empirica secondo cui sono principalmente le imprese di minore dimensione a presentare livelli di patrimonializzazione contenuti”.
Più nel dettaglio, Balassone ricorda che “l’articolo 15 del provvedimento (scarica qui il testo del Decreto Legge 12 settembre 2014, n. 133, ndr) promuove l’istituzione di un Fondo privato di servizio per la patrimonializzazione di imprese di dimensione medio-grande (con almeno 150 addetti) caratterizzate da equilibrio economico operativo; tra queste rientrerebbero anche imprese oggetto di procedure di ristrutturazione societaria e del debito. Il fondo dovrebbe avere una dotazione iniziale minima pari a un miliardo, sottoscritta da almeno tre investitori istituzionali e professionali di grandi dimensioni (fondamentalmente banche). È previsto che il fondo sia affidato a una società di gestione del risparmio selezionata attraverso un bando pubblico e indipendente rispetto ai sottoscrittori (comunque rappresentati nel comitato di controllo). La società di gestione non dovrà puntare ad assicurare rendimenti “speculativi” ai sottoscrittori. Sono previsti obblighi informativi nei confronti del Ministero dello sviluppo economico e regole definite dallo stesso Ministero e da quello dell’economia e delle finanze sulle caratteristiche delle imprese beneficiarie, la tipologia di investimenti e le modalità organizzative”.
Balassone ha spiegato che “l’istituzione di un tale fondo rappresenta un’opportunità sotto diversi profili: esso potrebbe, innanzitutto, accrescere l’offerta di capitale di rischio a imprese che, benché in fase di ristrutturazione o comunque bisognose di apporti patrimoniali, presentino solidi fondamentali economici; in secondo luogo, potrebbe facilitare la realizzazione di operazioni di ristrutturazione del debito in presenza di numerosi creditori, agevolandone il coordinamento. Tuttavia, nell’attuale formulazione del provvedimento, non è chiaro quali siano gli incentivi che avrebbero gli intermediari privati a partecipare al fondo di nuova istituzione”.
Secondo Blassone, “al momento, non sono infatti contemplati contributi pubblici o altre forme d’incentivo tali da indurre i sottoscrittori a partecipare a un fondo la cui attività sarà regolamentata da decreti ministeriali, anche con riferimento alla remunerazione del capitale versato e alle caratteristiche delle imprese beneficiarie. La restrizione dell’attività del Fondo a imprese che occupano più di 150 addetti contrasta con l’evidenza empirica disponibile secondo cui sono principalmente le imprese di minore dimensione a presentare livelli di patrimonializzazione contenuti (anche nel confronto internazionale)”.
Il decreto Sblocca Italia precisa infatti che “il Governo promuove l’istituzione di un Fondo privato di servizio, di seguito Fondo, per il rilancio delle imprese industriali italiane caratterizzate da equilibrio economico operativo, ma con necessita’ di adeguata patrimonializzazione”, la cui finalità “è il sostegno finanziario e patrimoniale attraverso nuove risorse che favoriscano, tra l’altro, processi di consolidamento industriale rivolgendosi alle imprese con un numero di addetti non inferiore a 150 con prospettive di mercato. L’intervento del Fondo sara’ costituito da operazioni di patrimonializzazione al servizio dello sviluppo operativo e dei piani di medio-termine”.
Di un progetto simile aveva parlato per la prima volta Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, e Giovanni Pirovano, vicepresidente di Abi, in occasione dei rispettivi interventi al convegno annuale dell’Associazione italiana del Private Equity e del
Venture Capital nel marzo 2013. In quell’occasione, però, l’idea era quella di un fondo per le ristrutturazioni aziendali a capitale pubblico-privato, sulla falsariga del Fondo Italiano d’Investimento (si veda l’inserto mensile di MF-Milano Finanza, MF Private equity del-marzo 2013).
Ma attenzione, aveva avvertito allora il direttore generale di Aifi, Anna Gervasoni: “Un fondo di questo tipo non dovrebbe investire direttamente nelle aziende in crisi, ma solo in quote di nuovi fondi di turnaround. In Italia ci sarebbero le competenze per lanciare veicoli di questo tipo, ma raccogliere denaro a questi fini è difficile. Quindi ben venga un fondo di fondi promosso dalle istituzioni e/o dai principali operatori bancari come è stato per il Fondo Italiano. Tuttavia, per evitare spiacevoli situazioni di conflitto di interesse e pressioni di vario tipo, secondo me un fondo dedicato alle ristrutturazioni dovrebbe essere un fondo di fondi, in grado di promuovere lo sviluppo di un mercato e la nascita di nuovi operatori»
Nel dettaglio, invece, l’art. 15 del decreto Sblocca Italia precisa che il fondo “sarà sottoscritto da investitori istituzionali e professionali. e la sua operatività è subordinata alla dotazione minima di 1 miliardo di euro sottoscritta da almeno tre investitori partecipanti ciascuno in misura non inferiore al 5 per cento e non superiore al 40 per cento e che dovranno rappresentare complessivamente una quota pari ad almeno il 50 per cento del valore totale dei prestiti bancari alle imprese italiane non finanziarie, quale risultante dall’ultima Indagine sul credito bancario in
Italia effettuata da Banca d’Italia”. Inoltre è previsto che Il soggetto gestore sia “tenuto a presentare annualmente al Ministero dello sviluppo economico la relazione sull’operatività del Fondo, comprensiva di una banca dati completa per singola operazione” e che con decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, siano “definite le caratteristiche delle imprese beneficiarie dell’intervento del Fondo, le caratteristiche della tipologia di investimento nel Fondo al fine di evitare remunerazioni di carattere speculativo, le modalità organizzative del Fondo!”.