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Il Libro Bianco (scarica qui l’intero Libro Bianco) è stato consegnato alle Commissioni di Camera e Senato a metà dicembre e subito dopo alla segreteria tecnica del ministero dello Sviluppo Economico, guidata da Stefano Firpo, hanno spiegato i membri del team di CBA che hanno lavorato alle proposte (Alessandro Olivetti, Gianvito Riccio, Emanuela Sabbatino e Luca Simone Scarani, coordinati dal managing partner Angelo Bonissoni).
«L’ottica del lavoro è stata quella di rendere più facile la vita agli aspiranti startupper, senza però chiedere contributi a pioggia o comunque interventi con un impatto negativo sulle casse dello Stato», ha spiegato a MF Pe il presidente di Iban, Paolo Anselmo, che ha aggiunto: «Abbiamo approfittato di una generale particolare attenzione del Paese in tema di start up per proporre al governo delle misure, in tema di diritto tributario, societario e del lavoro, in grado di migliorare ulteriormente il quadro normativo. E lo abbiamo fatto chiedendo supporto agli esperti di CBA, in modo tale da poter circolare un documento già molto tecnico, in grado di facilitare il lavoro del legislatore nel momento in cui ritenesse interessanti le nostre idee».
Tra le proposte riprese in bozza dall’Investment Compact, c’era quella di escludere le start-up innovative dall’obbligo di apposizione del cosiddetto visto di conformità per l’utilizzo in compensazione dei crediti Iva di importo superiore ai 15 mila euro. Una simile misura dovrebbe poter rientrare nella legge di conversione dell’Investment Compact con l’elevazione del tetto massimo a 50 mila euro.
Un’altra misura che potrebbe rientrare dalla finestra è la gratuità per la prima vidimazione dei libri sociali in Camera di Commercio fino a un totale di mille pagine, indipendentemente dal numero di libri da vidimare. Per contro, al momento non sembra che ci sia apertura circa un’altra proposta più radicale, che sarebbe quella di eliminare o abbattere in maniera significativa le imposte e tasse dovute in sede di costituzione (di registro, bollo, concessione governativa).
Una qualche apertura da parte dei tecnici del governo, invece, pare esserci nei confronti di un nuova misura a favore del rimpatrio dei «cervelli», nel senso di incentivare non solo le persone fisiche a tornare in Italia, ma anche nel senso di incentivare a loro volta le aziende a cercare all’estero personale qualificato da far rientrare in patria. L’idea di Iban e CBA è quella di introdurre un credito d’imposta pari al 50% dei contributi previdenziali obbligatori da versare al nuovo dipendente.
Un altro tema che la segreteria tecnica del Mise sta valutando è la possibilità di detassare le plusvalenze realizzate da investitori privati (business angel) una volta che decidono di uscire dal capitale di start-up innovative che si sono rivelate di successo, quando queste plusvalenze vengono reinvestite in quote di altre start-up innovative, entro un biennio dal primo disinvestimento. Sulla stessa linea, Iban ha anche proposto che, nel caso di perdite derivanti dalla liquidazione di start-up innovative non di successo, queste perdite possano venire trattate ai fini fiscal alla stessa stregua di minusvalenze derivanti da cessioni in perdita di partecipazioni. Quest’ultima proposta, però, non aveva trovato spazio nella bozza di decreto.
C’è poi una proposta del Libro Bianco che nella sostanza è già stata adottata nella legge di Stabilità 2015 ed estesa a tutte le società e non solo alle start-up innovative. Si tratta della possibilità di dedurre il costo dei lavori dipendenti a tempo indeterminato ai fini del calcolo dell‘Irap. E un’altra proposta relativa alle start-up innovative, in tema di diritto del lavoro, è stata sostanzialmente già prevista dal Job Act, che, per casi di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale, prevede la possibilità di derogare all’art. 2103 del codice civile in tema di adibizione del lavoratore a mansioni inferiori.