Stando a fonti vicine al deal, GSR Capital, private equity cinese sostenuto dal governo della provincia di Hubei, si sta avvicinando ad acquisire la controllata di Nissan Motor dedicata alle batterie ricaricabili – Aesc – per circa 1 miliardo di dollari. Si veda Bloomberg. I colloqui, definiti in stato avanzato sono relativi ad acquisire la patecipazione nell’azienda che produce le celle a ioni di litio per la giapponese Leaf electric car. Le parti hanno in animo di fare l’annuncio ufficiale nell’ambito delle prossime due settimane. Lo Yangtze River Industry Fund, sostenuto dal governo della provincia di Hubei contribuirà almeno per il 20 per cento al capitale che GSR Capital fund investirà nel deal relativo a AESC. Nissan con sede a Yokohama, detiene il 51 per cento di AESC, con NEC Corp. Che invece detiene la rimanente parte. Le azioni di NEC sono salite del 3,2 per cento venerdì scorso, il massimo del mese e sono state trattate a 288 yen. GSR Capital vede una possibile creazione di valore nel costruire un fornitore indipendente di batterie a una molteplicità di costruttori auto e avrebbe deciso di spostare punti produttivi di AESC appunto nella provincial di Hubei. La centralissima provincia cinese, dove hanno sede the Three Gorges Dam e il secondo produttore di auto della nazione Dongfeng Motor Group Co., ha recentemente deciso di investire 547 miliardi di yuan (80 miliardi di dollari) nella regione ad esempio l’energia pulita per modernizzare l’economia. Takeshi Miyao, analista presso la società di ricerca giapponese Carnorama ha dichiarato che il deal dovrebbe convenire ad entrambe le parti. La Cina sta pianificando infatti di produrre batterie nel paese anche perché sta incoraggiando l’uso delle macchine elettriche. Acquisizioni cinesi in territorio giapponese non sono frequenti, tanto che quest’anno sono arrivate a 11,4 milioni di dollari stando ai dati di Bloomberg. L’anno scorso, il Giappone ha attratto meno di 700 milioni di investimenti dalla Cina.
Il Private equity Irving Place Capital (“IPC”) e Chromalox, Inc. (“Chromalox”), società votata alla tecnologia termica, hanno annunciato di averraggiunto un accordo definitivo per la cessione di Chromalox a Spirax-Sarco Engineering plc (“Spirax-Sarco”, LSE: SPX), società britannica specializzata nel controllo e l’efficiente uso del vapore e di altri fluidi industriali per 415 milioni di dollari in cash. Il completamento della transazione è soggetto alle consuete autorizzazioni. Si veda businesswire. Chromalox è una società tecnologica che fornisce sistemi di controllo delle temperature e processi di riscaldamento per clienti nei più diversi settori delle produzioni industriali. Con un secolo di esperienza, Chromalox è riconosciuta come marchio primario nei processi di riscaldamento. Chromalox fu fondata nel 1917 ed ha sede a Pittsburgh, in Pennsylvania. IPC aveva acquistato Chromalox nel dicembre 2012. Da allora, il management di Chromalox, col support di IPC, ha dato luogo a numerose iniziative strategiche incluso l’investimento in piattaforme tecnologiche, cosa che ha accelerato lo sviluppo di nuovi prodotti e l’espansione in nuove zone geografiche oltre a migliore l’efficienza della produzione. UBS Investment Bank e Greenhill & Co., LLC sono stati financial advisor di Chromalox, con Weil, Gotshal & Manges LLP che si sono occupati della parte legale.
Il private equity olandese Egeria Capital Management ha comprato il 65 per cento di ilionx. Si veda altassets. La società è un fornitore di soluzioni per il business management usando la sua tecnologia per aiutare le aziende a raggiungere i loro obbiettivi. L’offerta di ilinox include soluzioni per la sicurezza, il data science, dynamics365, lo sviluppo, il cloud computing, il management consulting, l’interactive marketing e i posti di lavoro digitali. Con questo investimento la società conta di spingere verso la crescita nel digitale e nei servizi integrati così come favorirà acquisizioni supplementari. Floris Waage, partner di Egeria ha dichiarato che i dipartimenti IT non sono solo di supporto, ma giocano un ruolo di grande rilievo nella digitalizzazione dei processi core dell’azienda. Dopo sei anni di detenzione, il fondo, l’anno scorso si è disfatto della partecipazione nella Den Braven, azienda francese che produce adesivi.