Le sofferenze immobiliari rappresentano la stragrande maggioranza degli Npl di leasing. Lo ha evidenziato nei giorni scorsi in occasione di un suo intervento a un convegno di Assilea, Katia Mariotti, partner non performing exposures & non core asset mediterranean leader di EY.
Come già anticipato da MF Milano Finanza lo scorso 14 aprile, i crediti deteriorati del leasing erano 25,6 miliardi di euro lordi a fine 2016 su un totale di 93 miliardi di erogato. Di questi , ha sottolineato Mariotti, 19,5 miliardi (il 76%) erano contratti di leasing immobiliare , di cui 12,7 miliardi (il 65%) erano sofferenze. I dati sono stati riportati da MF Milano Finanza in edicola da sabato 29 luglio (scarica qui le slide di EY).
Quanto alle cartolarizzazioni di npl derivanti da contratti di leasing, gli intervenuti al convegno di Assilea hanno segnalato che tra le novità apportate alal legge 130/1999 introdotte dalla legge n. 96 dello scorso 21 giugno 2017 (si veda altro articolo di BeBeez), si è mancato di trattare una questione cruciale, con la conseguenza che la nuova norma non porterà gli auspicati sviluppi mercato. Come segnalato lo scorso giugno da MF Milano Finanza, infatti, sulla base dell’attuale normativa, non è possibile trasferire gli immobili viziati da irregolarità urbanistiche e catastali, il che accade per la gran parte degli immobili associati a contratti di leasing con crediti in sofferenza, dove nella maggioranza dei casi i vizi sono stati causati dai conduttori degli immobili, senza alcuna colpa delle società di leasing. Se non viene prevista un’eccezione relativa alle cartolarizzazioni di npl di leasing, le cessioni degli immobili verrebbero configurate come nulle e i notai si rifiuterebbero di procedere.
Anche Luigi Bussi, amministratore delegato di Finint Securities Services, ha sottolineato lo scarso ricorso allo strumento della cartolarizzazione per la cessione e gestione di crediti da leasing non performing, peraltro spiegando che le ragioni sono le stesse problematiche legali connesse problematiche fiscali e contabili che si ritrovano anche per la cessione di crediti da leasing performing. E questo pur in presenza di un minimo di recupero di attività, visto nel 2016 sono state mappate sette operazioni di cartolarizzazione di leasing dalle 3 del 2015.
A oggi, quindi, si procede sul tema come si è sempre fatto e, quando è possibile, con il ripossessamento del bene e il tentativo di cessione sul mercato, in modo da rientrare dei canoni di leasing non pagati.
Secondo i dati di Assilea, presentati in occasione del convegno da Beatrice Tibuzzi, responsabile relazioni istituzionali, vigilanza, studi e statistiche dell’associazione, ultimamente stanno aumentando i tasso di recupero sull’esposizione a leasing immobiliare al momento del default (scarica qui le slide di Assilea).
Il tasso medio sul costo base si colloca attorno al 49,2%, ma per gli immobili industriali si parla di un range del 50-55%, mentre il costo medio sul valore dell’esposizione è arrivato al 66,4%, con quello dei beni industriali che è il più alto (tra il 55% e il 75%).
Certo, però, i calcoli sul tasso di cosiddetto loss given default (perdita che la società di leasing si attende da un’esposizione dato che la controparte è in default) sono meno eclatanti, con una media relativa ai contratti in sofferenza solo del 33,9%, che tiene però conto anche dei costi sostenuti nel frattempo per il recupero.