di Fabio Bolognini, pubblicato su Linker Blog il 28 agosto 2017
(…) Nonostante gli istituti bancari siano prodighi di affermazioni sulle nuove erogazioni, queste ultime non bastano a compensare le riduzioni e i rientri del vecchio credito perché, come mostra il primo grafico, negli ultimi 18 mesi vi è stata un’ulteriore riduzione del 3,7% pari a circa 30 miliardi.
L’altra faccia della medaglia del credito sono le sofferenze, crediti con scarsa probabilità di recupero, a cui le banche hanno spesso imputato buona parte della colpa del credit-crunch scatenato dal 2011 in poi e non ancora terminato come appena visto.
Dunque nello stesso periodo le sofferenze sui prestiti concessi alle imprese sono cresciute leggermente fino ad aprile e calate drasticamente negli ultimi due mesi per effetto delle prime maxi-cessioni di Unicredit e di altre banche. Siamo ora a 137 miliardi pari al 18% dei prestiti alle imprese.
Un confronto tra i numeri indice delle due curve di variazione di prestiti e sofferenze mostra come per tutto il 2016 e i primi mesi del 2017 la situazione sia ulteriormente peggiorata con prestiti in calo e sofferenze lorde in crescita.
La lettura di questi dati e grafici è inequivocabile: il credito per le imprese rimane sotto forte pressione, a dispetto di tutta la liquidità immessa dalla Bce e di tutte le aspettative, le dichiarazioni d’intenti e di affetto verso le imprese pronunciate dai vertici bancari.
Le vendite accelerate di blocchi di sofferenze dovrebbero ridurre la percentuale totale d’incidenza che, ricordiamolo, è pari a 4-5 volte quella delle banche francesi e tedesche. Dietro i numeri cumulativi ci sono però situazioni differenziate: la maggior parte degli istituti di credito sta ancora combattendo con una carenza di capitale e contro un flusso di perdite su crediti in calo, ma ancora consistente. La loro combinazione rende pressoché impossibile aumentare il credito e gli impieghi.
Le banche in crisi a partire da Mps, a seguire le due venete, la popolare di Etruria, Banca Marche, le casse romagnole e di Ferrara hanno sicuramente prodotto devastazioni sui numeri dei finanziamenti alle imprese (e non è ancora finita). Anche moltissime Bcc hanno dovuto frenare paurosamente.
Altre banche (poche per la verità) che non sono afflitte dagli stessi problemi stanno invece provando a rilanciarsi sul mercato del credito, anche offrendo credito agli imprenditori incoraggiati da segnali di fine-crisi. La lettura delle singole semestrali potrà offrire qualche spunto in più per capire che la disponibilità di credito è oggi più che mai una funzione della qualità della banca, non è più merce indifferenziata e disponibile a tutti.