C’è una relazione diretta tra capitalizzazione di borsa delle banche e il peso dei crediti deteriorati a bilancio. La correlazione esiste da tempo e quindi, volenti o nolenti, i manager delle banche ne devono tenere conto.
Il dato è stato sottolineato ieri da Pier Paolo Masenza, financial services deals leader di PwC, in occasione della presentazione dell’ultimo report dedicato al settore dei crediti deteriorati in Italia, condotto sulla base delle semestrali dei 10 principali gruppi italiani e quindi sui dati del settore al 30 giugno 2017, in base ai quali appunto risulta evidente che tanto più alto è il rapporto tra crediti deteriorati e valore lordo dei crediti alla clientela e tanto più basso è il rapporto tra la capitalizzazione di borsa e il patrimonio netto della banca (total tangible book value). Il grafico in pagina mostra quindi che le banche più virtuose sul fronte dei deteriorati, sono anche quelle che il mercato valorizza di più: in testa ci sono Credem, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Popolare Sondrio.
Le banche italiane, comunque, paiono aver imboccato la strada giusta per smobilizzare i crediti deteriorati dai loro bilanci. Le sofferenze lorde si sono ridotte di circa 10 miliardi nei primi sei mesi 2017, passando da 200 miliardi di fine 2016 a 190 miliardi al 30 giugno, mentre i valori netti si sono fortemente ridotti da 87 a 71 miliardi, con il bad loan ratio che ha seguito il medesimo trend dal 5,6% al 4,7%. I segmenti dei crediti unlikely to pay (inadempienze probabili) e past due (scaduti) sono invece diminuiti rispettivamente a 104 miliardi (da 117 miliardi a fine 2016) e 6 miliardi (da 7 miliardi).
Nella seconda parte dell’anno, invece, sono state annunciate cessioni di crediti deteriorati per circa 50 miliardi di euro lordi. Considerando questi 50 miliardi, quindi, ma senza calcolare il flusso di nuovi deteriorati, gli Npl lordi sui libri delle banche italiane a fine anno scenderebbero a circa 250 miliardi (dai 300 miliardi a fine giugno e dal picco a 341 miliardi di fine 2015), di cui 151 miliardi di sofferenze (da 190 miliardi a fine giugno), 93 miliardi di inadempienze probabili (da 104 ) e 6,3 miliardi di crediti scaduti (da 6 miliardi).
La cifra dei 50 miliardi di deteriorati transati nel secondo semestre (di cui 39,3 miliardi di sofferenze e 10,7 miliardi di inadempienze probabili), secondo i calcoli di PwC porta a 64 miliardi il totale dei deal condotti da inizio anno, includendo le operazioni sui crediti delle due banche venete e di Unicredit ed escludendo invece l’operazione sugli Npl di Montepaschi, che arriverà nel 2018. L’anno prossimo, quindi, includendo i 26,1 miliardi di Npl che saranno portati sul mercato da Mps, si può ragionevolmente immaginare che in totale si potranno toccare i 70 miliardi di euro di deal, hanno detto ancora gli esperti di PwC, ricordando che a spingere per le cessioni ci sono anche le modifiche regolamentari che entreranno in vigore: da un lato le linee guida della Banca Centrale Europea, che nei prossimi mesi non solo dovrà pubblicare una versione definitiva del “famigerato” addendum alle lineea guida operative di trattamento dei nuovi crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez), ma dovrà anche precisare che tipo di approccio dovranno avere le banche per trattare lo stock dei crediti deteriorati già in portafoglio (sul tema si veda una recente intervista della responsabile della vigilanza della Bce, Danièle Nouy, al quotidiano portoghese Pùblico). Per non parlare dell’adozione del nuovo principio contabile internazionale IFRS9, che obbligherà le banche a ragionare sulla probabilità di default prospettica dei crediti in portafoglio e quindi anche a introdurre una nuova macro-categoria di crediti, quella dei sub-performing, cioé dei crediti in bonis che potrebbero però diventare deteriorati. Il tutto con un aumento del peso dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze in termini di patrimonio di vigilanza da accantonare.
Per questo motivo, hanno sottolineato gli esperti di PwC, è ragionevole immaginare che si assisterà a un aumento di transazioni anche altri tipi di crediti deteriorati e in particolare sulle inadempienze probabili. E questo anche perché a livello di valori netti le inadempienze probabili ormai hanno raggiunto i 73 miliardi di euro, contro 71 miliardi di sofferenze. Ed è qui che si gioca soprattutto la nuova partita.