Qui! Group, l’operatore genovese del settore del welfare aziendale, dei buoni pasto, dei sistemi di pagamento e dei programmi di fidelizzazione, fondato e guidato da Gregorio Fogliani e parte della community Elite di Borsa Italiana, rischia il fallimento. Lo scorso 23 agosto la Procura ha infatti presentato istanza di fallimento davanti al Tribunale civile di Genova nel corso dell’udienza in cui si doveva decidere se ammettere il gruppo alla procedura di Amministrazione Straordinaria ai sensi della Legge Prodi-bis, così come richiesto dalla stessa Qui! Group e come comunicato lo scorso 8 agosto, “a seguito delle difficoltà riscontrate in questi mesi e al fine di garantire la continuità aziendale”.
Le difficoltà a cui si riferisce Qui! Group sono i numerosi decreti ingiuntivi ricevuti da parte dei commercianti al dettaglio e della grande distribuzione che negli ultimi mesi si sono visti consegnare i buoni pasto Qui! Ticket dai clienti senza che poi l’azienda glieli pagasse nei tempi dovuti. Sempre per il medesimo problema, per reiterato, grave e rilevante inadempimento delle obbligazioni contrattuali, lo scorso 13 luglio la Consip, la centrale unica degli acquisti della pubblica amministrazione, ha risolto la convenzione che aveva con Qui! Group in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Lombardia e nel Lazio. E il 7 agosto scorso anche Poste Italiane ha deciso di annullare il contratto di fornitura. Sul tema Fogliani si era sempre difeso sostenendo di essere a sua volta in attesa di arretrati milionari da parte dello Stato. La situazione di Qui! Group è stata anche oggetto di un’interrogazione parlamentare a firma del senatore Matteo Mantero lo scorso 30 luglio a seguito della pubblicazione di un articolo sul Fatto Quotidiano (si veda qui il testo dell’interrogazione).
Detto questo, a oggi si calcola che il totale dei debiti commerciali per i quali Qui! Group ha riceuto ingiunzioni di pagamento ammonta a circa 32 milioni di euro e il procuratore aggiunto Francesco Pinto e il pubblico ministero Patrizia Petruzziello hanno chiesto il fallimento. Il giudice Daniele Bianchi, alla luce della richiesta dei magistrati genovesi, si è riservato di decidere nei prossimi giorni se concedere oppure rifiutare la richiesta di amministrazione controllata e quindi accogliere la richiesta dei pm e dunque la dichiarazione fallimento.
Il capitale di Qui! Group è controllato dallo stesso Fogliani, da suoi familiari e da un gruppo di manager, ma dallo scorso febbraio è per il 91,8% in pegno a Kkr, che ha interamente sottoscritto il bond da 50 milioni di euro emesso dalla società (si veda altro articolo di BeBeez). E’ inoltre in pegno a Kkr il 95% del capitale di varie altre società della galassia di Qui! Group. Il bond, a scadenza 2023, paga una cedola variabile trimestrale pari al tasso maggiore tra lo o,5% per anno e il tasso euribor 3 mesi più 600 pb all’anno (cash margin) più 350 pb all’anno (PIK margin), con possibilità di capitalizzare il PIK margin.
Difficile immaginare che Kkr possa decidere di buttare a mare ora un investimento da 50 milioni di euro fatto meno di sei mesi fa. Più ragionevole invece pensare che Kkr, ora che si è verificato l’evento di default, escuta il pegno sulle azioni e cerchi di intervenire direttamente nella partita, proponendo di saldare il conto ai creditori commerciali.
Kkr ha peraltro già fatto le sue mosse. Il verbale di assemblea di Qui! Group dell’8 agosto precisa infatti che “il fondo Kkr, a seguito delle evoluzioni della gestione del business e dopo aver esaurito un’ulteriore analisi della gestione sulla società in collaborazione e in accordo con la società stessa, ha mosso per iscritto delle contestazioni alla società in relazione al bilancio al 31.12.2017. A seguito dello scambio di lettere intercorso con il fondo finanziatore Kkr, il Trustee ha inviato alla società la Acceleration Notice per segnalare l’avveramento di plurimi eventi di default ai sensi del contratto relativo al bond, tali da determinare l’immediata esigibilità del bond medesimo, nonché la possibilità di avviare le procedure per l’escussione dei pegni concessi a garanzia, oltre a ulteriori azioni legali”.
Quanto alle banche, la maggior parte degli istituti di credito ha congelato gli affidamenti in essere alla società. Al momento dell’emissione del bond era stato comunicato che i proventi del prestito non sarebbero serviti a rifinanziare parte del debito esistente, bensì a supportare lo sviluppo del business, tuttavia il verbale dell’assemblea di delibera di emissione del bond recita diversamente e precisa che il prestito obbligazionario era “finalizzato inter alia a: (i) il rifinanziamento di parte dell’indebitamento finanziario del gruppo cui appartiene la società, (ii) la riduzione del debito esistente in capo alla società tramite l’offerta di servizi a valore aggiunto (value added services) alla propria rete commerciale e (iii) il finanziamento di investimenti da effettuarsi a livello di gruppo”. A fine giugno il debito complessivo verso le banche era di circa 60 milioni di euro.
Qui! Group ha dichiarato a fine gennaio di aver chiuso il 2017 con 560 milioni di euro di ricavi consolidati e 19,3 milioni di ebitda (+15% dal 2016), con una posizione finanziaria netta in miglioramento del 23%. Tuttavia l’assemblea dell’8 agosto ha dovuto approvare un bilancio di esercizio della singola Qui!Group spa in assenza del presupposto di continuità aziendale, che registra una perdita netta di 206,9 milioni (si veda qui l’analisi di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente), a cui poi si aggiunge un’ulteriore perdita di 28,7 milioni registrata nei primi sei mesi del 2018.
L’enorme perdita del 2017 è il risultato, da un lato, di valorizzazioni degli attivi a valori sostanzialmente liquidatori e, dall’altro, di accantonamenti per ben 175,4 milioni di euro, cioé per il valore stimato a fine 2017 dei buoni pasto già pagati da Qui! Group spa per i quali risulta ancora esserci una responsabilità in solido con la società correlata Qui! Services srl, società delegataria dei pagamenti agli esercenti, che da capo allo stesso azionariato di Qui! Group. Nel verbale dell’assemblea di bilancio si legge infatti che “all’esito di analisi interne condotte dalla società con riguardo, in particolare, ai rapporti in essere con altra società del gruppo, la Qui! Services srl, è stata appurata l’esistenza di significative criticità in merito ai pagamenti che Qui! Services avrebbe dovuto effettuare in favore degli esercenti in forza della delegazione di pagamento che le era stata conferita dalla stessa Qui! Group. Più precisamente, è emerso che, nonostante la provvista di volta in volta fornita da Qui! Group a Qui!Services per il pagamento dei debiti verso gli esercenti, una parte di tali debiti non è stata soddisfatta dalla delegata e che, conseguentemente, la società risulta essere ancora debitrice verso gli esercenti per i medesimi debiti”.