Il 57% delle imprese eccellenti italiane è disposta ad aprire il capitale, per conseguire gli obiettivi di internazionalizzazione ed espansione commerciale. Emerge dal sondaggio dell’11mo Osservatorio pmi, stilato come ogni anno dalla società di consulenza strategica e finanziaria Global Strategy e presentato ieri in Borsa Italiana in occasione dell’evento Sostenibilità e creazione di valore. Un binomio da ricercare.
All’evento hanno partecipato: Antonella Negri-Clementi, presidente e amministratore delegato di Global Strategy; Andrea Sironi, presidente di Borsa Italiana; Giorgio Vio, ad di Credit Suisse Italia; Stefano Nuzzo, responsabile Osservatorio pmi ed equity partner di Global Strategy; le 73 imprese eccellenti premiate nel 2019 (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione dei risultati dello studio).
Le “aziende eccellenti” nei termini dell’Osservatorio sono quelle che hanno risultati sistematicamente migliori rispetto ai competitor di settore in termini di crescita, redditività e solidità finanziaria. Più nel dettaglio, il metodo di selezione si basa sulla costituzione e analisi di un database contenente informazioni anagrafiche e bilanci completi degli ultimi cinque anni di oltre 60 mila aziende di capitali con un fatturato superiore ai 5 milioni di euro. Di queste, vengono selezionate le aziende con ricavi compresi tra i 20 e i 250 milioni dei settori manifatturiero e dei servizi e le aziende con ricavi tra i 20 e i 500 milioni nei settori del commercio. Dopodichè i dati vengono filtrati sulla base del superamento di undici rigidi parametri economico-finanziari e patrimoniali.
Sulla base dei bilancio 2013-2017, Global Strategy ha individuato quest’anno 722 imprese eccellenti, ossia con tassi di crescita, redditività e solidità superiori alla media del loro settore, pari al 6,7% delle società totali analizzate. L’anno scorso il numero delle imprese eccellenti sulla base dei dati 2012-2016, era poco più alto, cioé 724 (si veda altro articolo di BeBeez).
I dati aggregati delle 722 imprese eccellenti 2019 evidenziano che queste aziende sono cresciute in termini di ricavi in media del 13,8% all’anno nel periodo tra il 2013 e il 2017 (contro una media del +4,5% dell’universo di riferimento), hanno quasi raddoppiato la redditività percentuale in termini di ROS dal 6,3% al 12,2% (mentre le aziende di riferimento sono passate dal 3,6% al 5,1%) e hanno ridotto dell’82% l’indebitamento finanziario netto (contro una riduzione del 24% del totale delle aziende), con un rapporto tra PFN ed ebitda di 0,108 volte, anche perché un’azienda su due risulta cash positive. Infine, in totale le aziende in questione nel periodo considerato hanno prodotto 11,5 miliardi di euro di utili lordi pari all’8,6% del valore della produzione aggregata (7,8 miliardi netti), il 72% dei quali è stato patrimonializzato, con 2,4 miliardi che sono andati ad abbattere il debito finanzirio netto e 3,2 miliardi che sono stati reinvestiti nella gestione aziendale, permettendo tra l’altro un aumento del numero dei dipendenti di oltre 30 mila unità.
Antonella Negri-Clementi ha commentato: “Quest’anno emerge più forte l’inclinazione a effettuare operazioni straordinarie, non solo per migliorare il posizionamento competitivo a livello internazionale, ma anche per la sentita necessità di una crescita a livello locale. Inoltre, la maggiore attenzione alla buona governance e all’assetto del Consiglio di amministrazione è correlata a una maggior propensione all’apertura del capitale. Mi sembra però ancora limitata la valorizzazione dei contributi di terzi indipendenti nelle scelte dei board familiari”.
L’apertura alle operazioni straordinarie da parte delle migliori imprese è testimoniato anche dal fatto che il 42% di esse ha effettuato acquisizioni e/o joint venture negli ultimi 3 anni (contro il 34% delle passate edizioni) e il 63% prevede di effettuarle nei prossimi 3 anni. Le imprese italiane eccellenti hanno anche una maggiore propensione all’innovazione: reinvestono in R&S il 5% del fatturato e oltre il 7% è attiva nel corporate venture capital. Gli altri due pilastri dell’eccellenza sono gli investimenti (su sviluppo commerciale, risorse umane e riduzione dell’impatto ambientale: sono aumentati negli ultimi tre anni per 9 imprese eccellenti su 10 e l’80% prevede di fare lo stesso nei prossimi 3 anni) e l’internazionalizzazione. Le imprese eccellenti infatti hanno un export superiore al 40% del fatturato e prevedono salirà al 50% fra 3 anni, anche se la loro produzione avviene prevalentemente in Italia.
A livello geografico, sono situate prevalentemente in Lombardia (210 su 722) ed Emilia Romagna (115). Centro, Sud e Isole sono meno rappresentate per numerosità delle imprese eccellenti, tuttavia registrano una maggiore crescita del valore della produzione nei 5 anni, con un Cagr superiore alla media nazionale (17,6% nel Sud e nelle Isole; 16,8% al centro, contro un 13,8% a livello nazionale). A livello di settore, prevale il comparto manifatturiero (71%), seguito da commercio (18%) e servizi (11%).
Tra le 722 imprese eccellenti selezionate, 73 sono state premiate da Global Strategy per le loro buone pratiche di sostenibilità, analizzata in termini ESG. Questi temi sono conosciuti da quasi tutte le aziende e gli imprenditori, che nel 70% dei casi hanno formalizzato policy in questo ambito, sebbene in modo parziale e in prevalenza in ambito ambientale, nella metà dei casi senza averle inquadrate in una strategia precisa, spinti sovente da motivazioni etiche.