ArteFiera a Bologna, curata da Simone Menegoi, segna l’avvio delle fiere dell’arte contemporanea dell’anno e l’edizione 2020 dimostra una crescita qualitativa degna di nota, una miglior selezione delle gallerie rispetto alle edizioni precedenti, con un’attenzione e una spinta verso la monografia. Lo spazio espositivo mostra così in fiera la propria identità. Forte la componente territoriale, soprattutto regionale con un’ampia presenza toscana, romana, milanese, alcune gallerie venete e torinesi, mentre cresce il panorama del sud, in particolare con la presenza di Napoli. Marginale la presenza internazionale, legata per lo più a grandi gallerie con sedi estere.
Hanno partecipato 155 gallerie con un totale di 345 artisti all’interno di un’edizione ben articolata in capitoli: si è puntato su tele di artisti storici e contemporanei nella sezione Focus, curata da Laura Cherubini affiancata ad opere di maestri come Franco Angeli, Piero Dorazio, Lucio Fontana e Gastone Novelli; sulla pittura italiana emergente con alcune presenze internazionali la sezione Pittura XXI, curata da Davide Ferri, con nomi quali Peter Linde Busk, Mark Francis ed Eugenia Vanni; nella sezione dedicata alla fotografia e al video, curata dal collettivo Fantom, tra gli altri è presente Lisetta Carmi con opere dal 1969 al 2000, l’artista che ha fotografato per capire.
Si amplia forse la scelta dell’arte moderna con un forte ritorno alla prima metà del Novecento con una presenza significativo di Giorgio De Chirico e alcune antologie del Novecento, che presentano Giacomo Balla con un’opera installazione per la prima volta fuori da un museo, Mario Sironi o Mimmo Rotella, accanto ad un’attenzione che privilegia la fotografia per il contemporaneo; assente invece il tema green in generale, che abbiamo visto in autunno ad Artissima a Torino con una certa insistenza, declinato semmai nell’attenzione ai materiali e non tanto al contenuto.
Significativa la presenza della ceramica per la quale molti espositori sono concordi nel riconoscere un grande ritorno sul mercato.
In generale si è privilegiato anche in pittura la tridimensionalità, almeno a partire dalla sperimentazione degli anni Sessanta, con lo sfondamento della tela e la ricerca della spazialità, sia pure solo attraverso una pittura materica; il focus sulla pittura contemporanea emergente mentre la fotografia si conferma sempre più protagonista del settore e della fiera bolognese.
Eva Marisalvi con le sue quattro installazioni accoglie i visitatori con un dirigibile ad esempio di solito usato in pubblicità.
La Galleria fiorentina Il Ponte sceglie il bianco e nero della china di Giulia Napoleone – la mostra in galleria è stata visitata da BeBeez – con l’illusione spaziale e Bruno Gambone, al quale Andrea Alibrandi, titolare della galleria, ha già dedicato alcune mostre, l’ultima delle quali nel 2014. Ceramista, figlio d’arte, alla morte del padre nel 1969, prende in mano l’attività. Tra gli anni Sessanta e gli anni Sessanta, quando ha vissuto a New York, si dedica alla pittura e a Milano incontra artisti quali Scheggi e Bonalumi, condividendo l’idea della tela estroflessa con una ricerca della tridimensionalità come lo stesso Fontana che in quegli anni aveva fatto con i suoi tagli, sfondando la tela. Per lo più monocromo, prediligendo il bianco e il nero, è stato riportato alla ribalta in quest’esposizione.
Sempre sulla tridimensionalità ha giocato la Galleria Tonelli, con sede a Milano e Porto Cervo (Oristano), che ha presentato lavori di Fausto Melotti, affiancando disegni a sculture, così come per Lucio Fontana accosta tagli e ceramiche, mentre le opere con specchio di Michelangelo Pistoletto evocano, nella loro interattività un movimento nello spazio; scelta tipicamente pittorica e di colore le tele di Piero Dorazio e di Mario Schifano.
Tornabuoni Arte, ci ha raccontato Ursula Casamonti, figlia del fondatore Roberto Csamonti, di stanza nella sede di Londra della galleria, è presente a Bologna fin dalla prima edizione e ha scelto di portare le ultime opere acquistate offrendo ai propri collezionisti gli artisti più stabili oggi in termini di quotazioni, come Alighiero Boetti, Alberto Burri, Lucio Fontana, Giò Pomodoro e Giorgio De Chirico, oltre a un accenno al figurativo contemporaneo italiano come nel caso di Francesca Pasquali, bolognese, classe 1980.
Da Mazzoleni – galleria con sede a Torino e Londra – la pittura tridimensionale è di scena con quattro artisti selezionati dal portafoglio storico della galleria come Kounellis, Burri, Bonalumi e Hartung, insieme a giovani artisti quali Andrea Francolino – artista barese, classe 1979 – presente in mostra con la serie Limiti e per la prima volta le sue ‘crepe’, quali l’incisione, lacerazione su parete in foglia d’oro a 24 carati; e David Reimondo con le pareti di simboli con le quali è stato lanciato.
La ABC-ARTE di Genova ha presentato due artisti molto diversi tra di loro: Nanni Valentini, grande scultore, morto nel 1985 prematuramente, figura sapienziale, avulso dalle logiche di mercato, fu amico e collaboratore di Lucio Fontana, Giò Pomodoro e Pier Paolo Pasolini, ha lavorato con la ceramica inizialmente e poi si è dedicato alla scultura in senso più proprio utilizzando come nelle opere in mostra principalmente grès e terracotta vetrificata con effetto legno, attraverso forme archetipiche e primitive. La sua riflessione è infatti concentrata sui grandi temi universali. Nel tempo si è dedicato anche a tecniche miste con lavori su carta e collage.
Di taglio completamente diverso l’opera di Tomas Rajlich, praghese, che ha esposto nel 1974 ad Amsterdam quella che si definì in ambito europeo come la pittura fondamentale, una sorta di pittura pura, alla cui base era una griglia che nel tempo ha preso ampiezza spaziale, colorandosi in modo sempre più squillante, per scomparire infine sotto il colore con una matericità che ne sostituisce la struttura.
Pino Pascali, artista di Polignano a mare (Bari) morto giovanissimo nel 1968 in un incidente, è protagonista alla Galleria Granelli di Castiglioncello – in provincia di Livorno – artista sconosciuto da una parte del pubblico, molto amato da un’altra proprio per la sua mano felice nel disegno, quasi ingenuo, di sapore antico, in qualche modo ingenuo, che porta con sé l’idea del fanciullo, di una dimensione giocosa, che continua a piacere. In esposizione anche le ‘spazzole’ di Pascali che come altre sculture hanno di fatto anticipato l’Arte Povera aprendo alla sperimentazione disorientante dell’uso di oggetti quotidiani o, al contrario, in modo surreale.
Una scelta territoriale, di matrice bolognese, per la Galleria Maggiore – di Bologna con sede a Milano e Parigi – che presenta Bertozzi&Casoni, Luigi Ontani, Giorgio Morandi e Sissi, ceramiche ritratte o realizzate. Ci siamo incuriositi soprattutto di quest’ultima artista, residente a Londra, pseudonimo d’arte di Daniela Olivieri che un giorno si veste con una lunga e ampia gonna ricavata da camere d’aria e recatasi alla stazione non riesce a prendere il treno: nasce così Sissi ha perso il treno. Artista poliedrica, lavora molto la ceramica, realizzando anche opere site specific come Palazzo Bevilacqua. Tra le sue opere si ricordano le cene come Imbandita, una tavola d’autore che in occasione della performance all’Oratorio di San Filippo Neri, era realizzata con una tovaglia in riso e frange in lardo di Colonnata, stoviglie in ceramica dove è stato servito cibo mangiato dagli invitati. Una volta vuote le stoviglie sono state riutilizzate per decorare una parete. Tra le particolarità di quest’artista la raccolta di oggetti, recuperati, realizzando opere e composizioni in modo singolare, originale e bizzarro come una serie di classici stracci per pulire il pavimento, cuciti insieme a formare una giacca cosiddetta “Chanel dei poveri”.
Farsetti Arte di Prato, con sede a Milano – per il contemporaneo con Frediano Farsetti – e Cortina, ha presentato un’ampia antologia del Novecento con all’interno una piccola monografica di Ottone Rosai, Gino Severini e Giorgio De Chirico, maestro indiscusso della storia dell’arte moderna anche se, come molti artisti italiani, ha sottolineato Stefano Farsetti, sconta una legge del 1939, che penalizza l’esportazione d’arte italiana per i numerosi vincoli.
L’attenzione ai classici del Novecento è anche al centro della Russo di Roma con la mostra “Margherita Sarfatti e l’arte in Italia tra le due guerre”.
Antologia di alto livello anche presso la Galleria Cinquantasei di Bologna che ha esposto 4 maestri icona della prima metà del Novecento italiano, Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Mario Sironi, con una serie di costumi, bozzetti e realizzazioni e soprattutto Sala da pranzo o Sala verde, un salotto in legno dipinto di Giacomo Balla, che per la prima volta esce da Casa Balla per non entrare in un museo.
Sculture proiettate al futuro che profumano di artigianalità da Lara e Rino Costa di Valenza (Alessandria) con le opere scultoree di Umberto Cavenago, nato a Milano nel 1959, presente con pattini e veicoli in lamiera e una moto in marmo (esposta a Pietrasanta e trasportata apposta a Bologna per la fiera). Di tutt’altro genere le opere di carta di un’artista che lavora in esclusiva con la galleria, Amanda Chiarucci di Mendola (Cesena) che realizza dei moduli in carta, tutti identici e ripetuti per dar luogo a diverse figurazioni tridimensionali che hanno ad oggetto la rappresentazione della natura. Infine Luigi Mainolfi con le sue terracotte su tela che creano suggestivi bassorilievi.
Singolare lo stand di Verdino di Modena, dedicato agli arazzi tra i quali spicca un lavoro di Mimmo Paladino.
Mc2gallery di Tivat in Olanda, ha portato in scena una serie di artisti singolari come Justine Tjallinks, classe 1984, fotografa e Art Director che vive ad Amsterdam e lavora per una delle principali testate di moda dei Baesi Bassi. Dopo alcuni anni da autodidatta nella fotografia ha scelto un nuovo percorso professionale, cercando di ritrarre persone con una storia di importanza sociale, mostrate in una chiave che ne sottolinei la diversità, a volte anche i difetti fisici. Singolare l’ispirazione ai pittori del secolo d’oro olandese, nell’uso della luce, unendo la sua passione per la moda con un risultato originale che ricorda la pittura in costume del Seicento.
Il Padiglione dedicato in modo più spiccato al contemporaneo presenta L’Opera aperta, The Open Work, spazio aperto appunto con artisti diversi come Mattia Moreni, Carla Accardi, Salvo, Giorgio Morand, Enrico Prampolini, Barbara Probst, Michelangelo Pistoletto, Alighiero Boetti, Lucio Fontana, Sissi, Alberto Sughi, in una logica di dialogo nel tempo e nello spazio della sperimentazione.
Da Metronom di Modena Christto&Andrew, con Encrypted Purgatory, un lavoro che ha origine per la sezione artisti emergenti nel 2018 ai Rencontres de Photographie di Arles. In quest’occasione, ci ha raccontato Marcella Manni, sono stati realizzati due nuovi lavori video e un installazioni, tutti partendo dall’indagine della condizione dell’uomo contemporaneo, sospeso, come in un purgatorio appunto, e nello stesso tempo bloccato. L’uomo infatti attualmente si protende verso un futuro del quale non ha le chiavi di accesso. Lo stand è a sua volta una sorta di messa in scena i cui lavori, rigorosi e classici dal punto di vista della tecnica fotografica – tutti realizzati in studio come still life o ritratti – presentano personaggi in bilico tra l’umano e l’alieno con una fotografia quasi scultorea inserita in cornici che sono tutt’uno con l’opera. Sembra esserci una chiave di interpretazione che poi sfugge.
La MLB Maria Livia Brunelli Gallery ad Arte Fiera con le poetiche fotografie di Anna Di Prospero, giovane artista di Latina, classe 1987, ma già affermata, ha studiato a Roma e a New York, presso la School of Visual Arts, e presenta una matrice cinematografica con un’attenzione speciale alla luce. Assurta alla notorietà per una foto con la madre, torna sul tema degli affetti in un omaggio inedito al figlio. La Galleria di Ferrara con una sede a Porto Cervo ha esposto anche, all’interno della personale dell’artista, due serie dedicate ad artisti locali, Carlo Bonomi, artista seicentesco vicino a Tintoretto e Giovanni Boldini, con un effetto di suggestione partendo dalle pose delle sue donne. Di grande suggestione anche le due opere della serie esposta nel Palazzo Ducale di Mantova, realizzate site-specific tra gli splendidi affreschi dei Gonzaga e acquisite dal museo. In esposizione infine alcune opere ideate dall’artista durante il suo soggiorno a New York, tra cui l’immagine scelta per la comunicazione dalla mostra a Palazzo delle Esposizioni a Roma L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018.
Tutte donne le artiste della romana Z2o Sara Zanin, in linea con una forte componente femminile di questo spazio espositivo che a Bologna ha presentato in particolare l’artista Silvia Camporesi con un nuovo progetto che prosegue il viaggio attraverso i luoghi abbandonati che restituisce alla vita con i suoi scatti, non senza una riflessione sociale. In questo caso sono immagini del paese sommerso da una diga artificiale realizzata nell’epoca fascista, Fabbriche di Careggine, in provincia di Lucca, in scala 1:50 che ci restituisce l’intero borgo in un’atmosfera di evocazione di grande suggestione.
Di forte impatto i lavori della statunitense Sandy Skoglund da Paci Contemporary – con sede a Brescia e Porto Cervo – fotografa che in fiera ha presentato in anteprima mondiale un lavoro atteso da dieci anni che esce in contemporanea a un testo dedicatole da Germano Celant. Impressionante la sua installazione-scenografia Winter – che prosegue il lavoro sulle quattro stagioni avviato nel 2004 – che realizza a mano da sola per poi fare uno scatto. All’interno della personale anche Revenge of the goldifish, ritenuta dalla critica una delle 50 foto, icone del XX secolo.
Terra!, una grande opera in ceramica di Bertozzi&Casoni ci ha accolto nello stand della Galleria Giovanni Bonelli (Milano, Pietrasanta e Canneto sull’Oglio in provincia di Mantova) che era stata l’emblema di una personale del duo al Marca di Catanzaro, una critica all’inquinamento e al consumismo, evidenziato dalla poetica degli scarti, opera museale e non commerciale. La Galleria ha scelto di unire alcuni protagonisti degli ultimi anni ad artisti con i quali lavora da anni come due opere di Giulio Turcato, rispettivamente del 1969 e del 1971, Superficie lunare.
La Fiera è stata anche l’occasione per il Premio Angamc alla carriera a Roberto Casamonti, fondatore della Galleria Tornabuoni Arte. Il critico d’arte Bruno Corà ha sottolineato come Casamonti sia una sorta di Mosé salvato dalle acque nel senso che la sua carriera prende avvio con la determinazione che lo contraddistingue quel tragico 4 novembre 1966, data dell’alluvione di Firenze, quando i danni dell’acqua spingono il padre a pensare di chiudere l’attività, sennonché il giovane a rilevare l’attività, pur senza mezzi. La passione per l’arte d’altronde era stato proprio il padre a passargliela quando lo seguiva nello studio di Ottone Rosai per un ritratto e fu allora che venne affascinato dalla magie della pittura. E’ il 1981 quando fonda la Galleria Tornabuoni Arte che poi è diventata un’impresa internazionale con sedi, oltre che a Firenze, a Milano, Forte dei Marmi, Parigi, Londra e Crans Montana in Svizzera. Oggi quegli inizi difficili che ha ricordato Casamonti hanno preso avvio con un dipendente e un furgone che caricava e scaricava da solo, sono un ricordo lontano ma ben presente. L’attività che oggi ha dato luogo ad una grande collezione a Palazzo Bartolini Salimbene nel cuore di Firenze (raccontata in due puntate da BeBeez) di arte contemporanea, in uno spirito ci condivisione pubblica, negli anni ha saputo affiancare l’antico al moderno.
a cura di Ilaria Guidantoni