E’ stato pubblicato da pochi minuti in Gazzetta Ufficiale il Decreto del Presidente del Consiglio che introduce “Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19“.
Come ormai noto, il decreto stabilisce che “allo scopo di contrastare e contenere il diffondersi del virus COVID-19 nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria,
Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia, sono adottate le seguenti misure:
a) evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori di cui al presente articolo, nonchè all’interno dei medesimi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero
spostamenti per motivi di salute. E’ consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza; (…)”.
Il punto, però, è che non è spiegato da nessuna parte quali siano le “comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute” e come queste possano essere “comprovate”. Ci si domanda per esempio se un imprenditore che abita a Milano possa spostarsi domani mattina nel suo stabilimento che si trova fuori Milano o alla dogana a Malpensa a controllare se sono arrivate merci in volo dall’altra parte del mondo. Teoricamente, la lettera del decreto dice che anche all’interno dei territori in questione non ci si può muovere. E quindi?
Detto questo, è anche vero che il fatto di mettere in zona a rischio tutto il Nord Italia produttivo, fa immaginare che il governo abbia intenzione di estendere anche a queste aree le moratorie fiscali già previste per le zone rosse e immaginare ulteriori più importanti supporti. Speriamo bene… Intanto domani mattina Piazza Affari aprirà, a meno di decisioni dell’ultim’ora e ci vuole poco a immaginare quello che potrà succedere.
Sugli effetti dell’emergenza sanitaria sui bilanci delle imprese, si veda qui lo studio di ARisk sui flussi di cassa delle pmi e qui lo studio di Cerved sulla probabilità di default delle aziende italiane.