Il Decreto del Presidente del Consiglio dello scorso 14 luglio ha come noto fornito le nuove Linee guida per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative. In sostanza il Dcpm ha prorogato sino al 31 luglio le misure di contenimento introdotte con il decreto dell’11 giugno e ha sostituito alcuni allegati, riducenndo il alcuni casi le restrizioni, ma mantenendo alcuni presidi.
In particolare, nell’Allegato 1 al Dcpm si legge che, per i cinema e gli spettacoli teatrali, operistici e musicali ora l’obbligo di distanziamento tra il pubblico tra gli attori è di un metro di fianco e di fronte e ci deve essere uno spazio d due metri tra attori e pubblico, mentre il numero massimo di persone ammesse per gli spettacoli al chiudo è di 200 e di 1000 per quelli all’aperto. Il tutto con obbligo di mascherina quando non si è seduti al proprio posto oppure sul palco.
Insomma, qualche disagio resta, ma nel complesso ora il business dello spettacolo può ripartire. Detto questo, il danno dovuto al lockdown dei mesi scorsi resta tutto. Tanto che ora c’è chi ha deciso di provare a far causa allo Stato. E’ il caso del Teatro Franco Parenti di Milano, peraltro doppiamente colpito dal lockdown, perché all’attività teatrale affianca quella della gestione dei Bagni Misteriosi, l’ex Centro Balneare Caimi, di proprietà del Comune di Milano, collegato e comunicante con il Teatro, dove quest’estate verranno allestiti spettacoli teatrali all’aperto e che durante il giorno funziona invece come lido cittadino (si veda altro articolo di BeBeez), che pure è stata fortemente limitata, dovendo ridurre di tre quarti del totale la capienza del lido, nel rispetto delle norme di distanziamento sociale.
Ebbene, nello scorse settimane l’amministratore delegato del Teatro, Michele Canditone, ha presentato due ricorsi: uno contro il primo Ministro Giuseppe Conte e uno al Tar Lazio, chiedendo anche udienza urgente . Il ricorso riguarda l’incostituzionalità dei DPCM emanati da aprile in poi e chiede, oltre la sospensiva delle ordinanze, che procurano un grave danno economico, anche un risarcimento danni di 1,5 milioni. Il Tar del Lazio ha respinto solo l’urgenza per il limitato orizzonte temporale, avendo l’avvocatura dello stato dichiarato che il 14 luglio non ci sarebbero più state le restrizioni di cui al ricorso. Ma la cosa interessante è che il Tar non ha respinto il ricorso, che sarà discusso quindi nel merito in altra data, probabilmente verso fine anno. Se il Tar dovesse dare ragione al Franco Parenti, si aprirebbe la strada per intentare cause simili, ssia nel settore dello spettacolo sia nei settori più fortmente colpiti, come quello retail e alberghiero.