21/01/2013 – La concorrenza resta intensa sul fronte del fundraising. Secondo quanto calcolato dalla società di analisi specializzata Prequin, infatti, a inizio gennaio 2013 nel mondo c’erano ben 1.940 fondi di private equity in raccolta , dai 1.814 fondi del gennaio 2011, con un target complessivo di 795 miliardi di dollari. Di questi, ben 229,8 miliardi rappresentano il target di raccolta dei 270 fondi specializzati in buyout, mentre sono 456 i fondi in raccolta con focus sull’Europa per un target totale di 195,9 miliardi di dollari.
Nella tabella qui sotto sono riportati i fondi attualmente in raccolta con target più grande. Per l’Europa si segnala Cinven V con 5 miliardi di euro, ma anche Apax VIII e Permira V, rispettivamente con 9 miliardi di euro e 6,5 miliardi, che, seppure indicati come fondi globali, tipicamente tendono a investire in Europa.
Il 2012 è stato senza dubbio un anno difficile per il fundraising. Secondo Prequin, infatti, l’anno scorso nel mondo hanno chiuso la raccolta soltanto 698 nuovi fondi di private equity rispetto ai 901 del 2011. Tuttavia, chi è stato in grado di andare sul mercato è stato ben accolto dagli investitori, visto che il totale della raccolta si è attestato a 315,4 miliardi di dollari, in leggero aumento dai 311 miliardi del 2011.
Non solo. Sebbene nel 2012 soltanto il 20% dei fondi abbiano chiuso la raccolta raggiungendo il target che si erano proposti (dal 22% del 2011), ben il 40% dei fondi ha chiuso invece al di sopra del target prefissato, in aumento dal 36% dell’anno prima. Prequin fa gli esempi di Axa Secondary Fund V che ha chiuso la raccolta a 7.1 miliardi di dollari, cioé ben 3.6 miliardi al di sopra del target, e di Advent Global Private Equity VII, che ha raccolto 8,5 miliardi di euro, cioé 1,5 miliardi in più del target. Il dato negativo, però, è che i tempi necessari per la raccolta si sono allungati a una media di 17 mesi dai 16,2 mesi del 2011.
Nel Private Equity Spotlight di gennaio Prequin spiega che in generale gli investitori internazionali restano positivi sull’asset class. L’11% del campione intervistato lo scorso dicembre, infatti, ha dichiarato che i fondi nel proprio portafoglio hanno battuto le loro aspettative di performance, una percentuale circa doppia rispetto a quella registrata l’anno prima. Ben il 74% degli investitori (contro il 75% del 2011) ha poi risposto che i propri investimenti di private equity hanno dato i ritorni che si aspettavano. Infine, gli investitori insoddisfatti dalle performance raggiunte dai propri investimenti in private equity si sono ridotti al 16% dal 19% del 2011.
Quanto ai nuovi investimenti, il 60% degli intervistati ha dichiarato di aver condotto nuovi investimenti in private equity nel 2012. Una percentuale molto buona, ma comunque inferiore ai circa due terzi di investitori che avevano condotto nuovi investimenti nel 2011. Per quanto riguarda quest’anno, il 59% degli investitori pensa di mantenere invariata la propria quota di investiumento nel private equity nel 2013 e il 48% dice di volerla mantenere anche nel lungo periodo. Inoltre, la percentuale degli investitori che intende aumentare la propria esposizione al private equity nel lungo periodo è salita al 33% dal 28% del 2011. Tuttavia è aumentata anche la percentuale degli investitori che pensa di ridurre la propria esposizione, passando al 19% a fine 2012 dal 7% del 2011. Il 51% degli intervistati, infine, dichiara che nel 2013 investirà in fondi specializzati in piccole e medie imprese.
Stefania Peveraro