Io non ci avevo mai pensato che creare fosse un atto di coraggio. C’è la natura che si compie, l’afflato demiurgico della bellezza “coniugale”, di questo nostro sigillo archetipico e assoluto, è vero, ma ancor prima c’è la volontà, e la volontà può essere pavida o non esserlo, l’atto di volontà è sempre e comunque un’assunzione di responsabilità, e cosa c’è di più coraggioso che questo? E cioè rendersi, per amore, vulnerabili? Già lo sapevo questo, Teresa, lo sapevo con tua madre, che amare è come prestarsi alla morte. È come immolarsi nelle prime linee; ma serve pur sempre qualcuno che, in guerra, sia l’avanguardia. In ogni esercito che avanza, c’è un davanti e un dietro: è la legge fisica dello spazio, la materia non può esistere senza una sua misurabile presenza. Pensavo che amare fosse un atto egoista, all’inizio. Anche per questo non mi assumo certo il merito del coraggio. Ma mentre amavo, perdevo tutta la mia libertà, tutta la mia indipendenza, l’inesauribile forza di dire al nemico: se mi colpisci mi avrai colpito, che m’importa, in fondo, della mia vita? E invece, sì che c’importa della vita degli altri, soprattutto quando la nostra incolumità dipende dalla loro incolumità, quando la nostra resistenza dipende dal loro benessere e dalla protezione della loro debolezza.
Che eroe sarebbe stato Achille senza quel suo tallone? Invincibile forse, ma non vivo. Eterno quanto irreale. Un costrutto impossibile nelle trame della fantasia. La forza di Achille sta nella sua esistenza. E cosa lo fa esistere più della sua vulnerabilità? L’esistenza presuppone sempre un grado di debolezza. Si esiste solo in contrapposizione alla non esistenza: si esiste solo in contrapposizione alla morte. Il tallone è per ognuno di noi la prova tangibile della vita, che è anche, e al tempo stesso, una possibilità di morte. E bene, è successo proprio così, che alla fine ho scelto anch’io di esistere, ho scelto la vita sacrificando tutta la mia incolumità. Non pensavo che l’amore per una figlia fosse una prova ancora più estrema, mettere al mondo la debolezza stessa e sfidare a viso aperto la morte. Devo dire che sto ancora tremando, Teresa. Se la penombra verrà a colpirmi io non avrò più armi per combatterla, le ho sacrificate per voi, per tua madre, per te. Sul mio volto esangue non ci sarà altro che l’innocente pallore dell’amore. E la speranza che nei miei occhi innamorati anche la morte scorga una sua voglia di esistere, di essere vulnerabile, di essere viva.
————————————
Bernardo Giusti, nato a Firenze nel 1990, giovane speranza tra i romanzieri italiani ha pubblicato recentemente “Bivium” Edizioni Masso delle Fate. Teresa è appena nata e Bernardo Giusti ha scelto Bebeez, nelle scorse settimane per condividere l’attesa per la prossima venuta, e adesso la gioia della presenza fisica.