E’ di Giedrė Žickytė, la storia vera del marinaio lituano di nascita, forzato dall’occupazione dei paesi baltici a operare per la marina sovietica, Simas Kudirka, disertore su una nave statunitense, che ha portato a uno dei più grandi disastri politici durante la Guerra Fredda. Proiettato venerdì 16 ottobre 2020 alla presenza della regista e del coordinatore di produzione Andrėja Čebatavičiūtė, nell’ambito della quindicesima edizione della Festa del Cinema di Roma il documentario lituano The Jump, è diretto da Giedrė Žickytė (Master and Tatyana; I’m not from here) e prodotto dalla stessa regista per Moonmakers e da Uldis Cekulis per VFS Films (girato in lituano e inglese, sottotitolato in inglese). Il salto, un tuffo verso la libertà e anche un salto nel vuoto, il rischio per non rinunciare, una storia che ha dell’incredibile perché la vita ha più fantasia di scrittori e registi.
Continuano con successo le iniziative dell’Ambasciata della Repubblica di Lituania in Italia e del Lithuanian Film center per promuovere il cinema lituano nel nostro Paese. Dopo la proiezione, alla Casa del Cinema di Roma, del film Summers Survivors (tit. orig. Išgyventi vasarą), di Marija Kavtaradze, che ha registrato il tutto esaurito, in agosto si sono tenute le proiezioni di numerosi cortometraggi in due festival italiani. Per la prima volta ora il cinema lituano approda anche alla Festa del Cinema di Roma con un film presentato in anteprima mondiale al recente Festival Internazionale del Film di Varsavia. Le musiche sono di Kipras Mašanauskas, la cinematografia di Rimvydas Leipus e il montaggio a quattro mani di Thomas Ernst e Danielius Kokanauskis.
È il Giorno del Ringraziamento del 1970 quando la Guardia Costiera americana si propone di incontrare una nave sovietica appena ancorata al largo di Martha’s Vineyard. È stata fissata una conferenza di un giorno tra le due nazioni per discutere i diritti di pesca nell’Oceano Atlantico. Mentre i colloqui sono in pieno svolgimento, il marinaio lituano Simas Kudirka salta sulla barca americana circondata dell’acqua gelata, in un drammatico tentativo di conquistare la libertà. Questo è solo l’inizio della storia raccontata nel film. Poi la vicenda si sposta in vari luoghi con tutti i crismi di un documentario. Con il clamore dei media mondiali, gli americani lo riportano ai sovietici e viene processato per tradimento. L’evento scatena una serie di proteste in tutti gli Stati Uniti in favore della sua libertà e, quando ogni speranza sembra persa, emergono nuove informazioni sulla possibilità di cittadinanza di Simas. Attraverso rapporti di testimoni oculari, rari filmati d’archivio e una drammatica rievocazione in prima persona dell’ormai novantenne aspirante disertore Simas Kudirka, la regista Giedrė Žickytė ci porta in un viaggio più assurdo della finzione, che è diventato un’ispirazione per le persone e la politica, arrivando fino alla Casa Bianca. Protagonista del film è stesso Kudirka, oggi 90enne, che da istrione forse inconsapevole parla, si racconta e si mette in scena, come in una forma grezza ed efficace di auto-rievocazione in cui il vecchio marinaio interpreta sé stesso, rivisita e riabita i luoghi della storia, dalla nave in cui tutto è cominciato fino agli Stati Uniti che rocambolescamente lo accolsero. Parallelamente, la regista conduce un lavoro di archivi, ricerca e testimonianza di alto profilo (arriva persino a intervistare Henry Kissinger) che il montaggio di Thomas Ernst e Danielius Kokanauskis rende secondo la critica avvincente, come un film americano, forse un po’ troppo; diventando una commedia americana verso la fine. Anche se il lieto fine questa volta ce lo consegna la realtà e quindi è valso la pena di raccontare questa storia.
“Sono nata nel regime totalitario sovietico – ricorda la regista – e avevo dieci anni quando la mia patria, la Lituania, ha riacquistato l’indipendenza. Non dimenticherò mai quella sensazione: era come il primo amore, così pieno di sogni e speranze. Pertanto, sono attratta dalle storie di persone in cerca di libertà e dal dramma che si svolge nelle varie scelte nella vita”.
Giedrė Žickytė è una regista pluripremiata, produttrice di documentari lituani e co-fondatrice della società di produzione Moonmakers. Si è laureata con un Master in Arti Visive presso l’Accademia d’Arte di Vilnius nel 2007. I suoi film sono stati selezionati in numerosi festival cinematografici internazionali tra cui IDFA, Hot Docs, Visions du Réel (Sesterce d’or Fondation Goblet Award), Sheffield Doc/Fest (Short Doc Award), IFFR, Camerimage (Golden Frog), DocumentaMadrid (Audience Award), Krakow IFF (European Film Award), ecc. Molti dei suoi film sono stati distribuiti in sala e trasmessi in televisione a livello internazionale. I’m not from here – co-diretto con Maite Alberdi – è stato nominato agli European Film Academy Awards nel 2016. Master and Tatyana hanno vinto 4 “Silver Cranes”, i Lithuanian Film Academy Awards compresi i premi per il miglior regista e il miglior documentario, ed è stato selezionato come uno dei “Dieci talenti del film documentario del 2015” dal critico cinematografico internazionale Tue Steen Müller. Nel 2016 le è stata conferita una statua di San Cristoforo dal Consiglio comunale di Vilnius per i meriti nell’opera d’arte cinematografica. Giedrė ha prodotto The earth is blue a san orange di Iryna Tsilyk, presentato in anteprima al Sundance 2020 World Documentary Competition e ha ricevuto il premio per la migliore regia. Giedrė è membro della European Film Academy, Lithuanian Filmmakers Union, alumni di Berlinale Talent Campus, Sources2, CPH: DOX LAB, EURODOC e dok.incubator.
a cura di Ilaria Guidantoni