Dall’8 aprile 2021 al 26 giugno 2021 presso la galleria BUILDING di Milano la mostra E T E RE, a cura di Annette Hofmann, personale dell’artista e compositore Yuval Avital; un progetto espositivo ideato appositamente per i quattro piani dello spazio che raccoglie oltre cento opere, di cui molte inedite. Un racconto onirico scandito in quattro capitoli dove ogni spazio è pensato come un microcosmo che racchiude e rispecchia un ambiente definito, connesso agli altri secondo un percorso di ascensione. Difficile riassumere l’esposizione che è un percorso, artistico e iniziatico un intreccio di culture, un’esperienza immersiva a tutto tondo.
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Come racconta Annette Hofmann: “Invita il visitatore a partecipare a un viaggio dentro la narrazione multidisciplinare dell’artista. Nel cuore della pratica di Yuval Avital si situa il momento presente, inteso in senso assoluto, e incentrato sull’esplorazione dei concetti di identità/subconscio, oscurità/luce e amore/desiderio.
Ciascun lavoro riflette le qualità formali e materiche di una coscienza e di un’esperienza comuni, le quali originano un cerchio magico non solo dentro l’architettura unica di BUILDING, ma anche all’interno della propria narrativa. Tutte le opere descrivono un’impellente ricerca di verità che porta il visitatore a confrontarsi con il proprio momento presente”.
Yuval Avital è conosciuto per le sue grandi installazioni e per la creazione di complesse opere multimediali che sfidano le tradizionali categorie che separano le arti. Avvicinandosi anche alle pratiche dell’arte partecipativa, la sua ricerca comprende l’utilizzo di pittura, scultura, performance, video e fotografia, spesso in dialogo e connubio con la componente sonora. Il progetto di mostra, così come tutte le opere su larga scala di Avital, si configura come un ambiente immersivo e totalizzante in cui confluiscono linguaggi e strumenti espressivi differenti che spaziano dalle tecniche più tradizionali, fino a quelle più innovative e interdisciplinari come le creazioni “icono-sonore”, così definite dall’artista sin dall’inizio della sua ricerca.
Guida d’eccezione Stefano Menichini, uno dei curatori che si è occupato in particolare dell’allestimento, nostro Virgilio nei quattro piani espositivi.
L’incipit della mostra di Avital è la fiaba Il Cuore e la Fonte tratta dal Racconto dei sette mendicanti del Rabbino del Settecento Nachman di Breslov di cui E T E R E è una trasposizione metaforica, dinamica e sensoriale che si snoda in un percorso espositivo articolato. Nel racconto del Rabbino Nachman, il mondo possiede un Cuore che arde di desiderio per la Fonte d’acqua che si trova all’altra estremità del creato. Anche la Fonte brama il Cuore, ma vivono lontani nel tempo e nello spazio senza possibilità di raggiungersi e senza smettere di desiderarsi. Prima che il giorno finisca però e che la Fonte si prosciughi e che, di conseguenza, il Cuore si spenga nel suo dolore mettendo fine anche alla vita del mondo, l’Uomo Giusto regala un nuovo giorno al Cuore, e il Cuore alla Fonte, così che possano rinascere insieme. Come il Cuore del Mondo nella fiaba, l’Uomo nella visione dell’artista è un essere per sua natura incompleto, costantemente accompagnato da un sentimento di assenza che lo spinge a ricercare le sue parti mancanti nella realtà fisica, psichica e metafisica. Lungo il suo cammino, egli si imbatte in Angeli e Demoni, esperisce sia l’Amore sia il Lutto sia la Nostalgia, aspirando al Trascendentale e al Terreno Utopico. Il vuoto incolmabile presente tra l’Uomo e le Cose è il vettore di questo viaggio e costituisce l’essenza del progetto.
Al piano terra il Cuore con l’installazione Cuore di Etna, che è insieme terra e acqua con un sonoro che evoca il canto del vulcano costituito da ultrasuoni non udibili dall’orecchio umano registrati dall’Istituto Italiano di Fisica e Vulcanologia che trasmette toccandola una forte vibrazione. L’opera di grande impatto è stata esposta in occasione di una personale dell’artista qualche anno fa al Museo della Scienza e della tecnica di Milano. Nello stesso ambiente tre video, tre segni di un’unica grande partitura video della serie Foreign Bodies 1, realizzati nella valle del Blenio in Svizzera per la personale alla Fondazione Fabbrica del Cioccolato. L’artista ha curato il suono, la direzione delle danzatrici contemporanee che si sono mosse dietro le sue indicazioni, la regia e il montaggio. Negli spazi naturali i corpi nudi disegnano posizioni che riproducono quelle studiate da Avital su carta. Emerge una rappresentazione della natura che evidenzia il dialogo dell’uomo con essa ma anche il suo distacco. Non a caso i video sono stati realizzati in inverno quando la natura è ostile tanto che dopo dieci minuti le danzatrici venivano coperte con teli termici.
Al centro della sala Singing Tubes, chiamato Mammouth dall’artista, una forma che mima l’idea dello scheletro animale e si innalza slanciandosi come un preludio al cammino ascensionale che ci attende. Nella cultura ebraica che riecheggia in ogni opera le anime si elevano proprio attraverso una tubazione qui ricoperta di garza e gesso bianco. Appoggiando l’orecchio all’opera che sembra quasi un sudario si sente la voce dell’artista proveniente dall’interno, quasi una litania, che ricorda l’anima. Un’altra tappa è scandita dalla fotografia Foreign Bodies 2, scattata in Sassonia dove ha ripreso delle danzatrici all’interno di una centrale idroelettrica: sempre presente il legame con l’acqua che in questo contesto si arricchisce della complessità del rapporto con la Germania per il peso della storia anche se una nonna dell’artista era di Dresda. Infine la sessione comprende la serie Rorschach’s Angels , il celebre psicanalista, che comprende i primi dipinti dell’artista, del 2018, anno nel quale comincia a dipingere. Sono figure realizzate senza progetto, quasi grottesche, molto spontanee, tratteggiate di getto: uomini galleggiano nell’etere fra tasselli di colore come in un mosaico. La dimensione è fortemente emozionale, diventando quasi autoritratti, con una nota ironica.
Al primo piano, il capitolo della Foresta simbolo dell’inconscio. Qui ci accolgono delle maschere archetipiche, Singing mask realizzate per la Mostra che si è tenuta nella cripta della Chiesa di San Pancrazio all’interno del Museo Marino Marini di Firenze, realizzate insieme a degli artigiani, ognuno della quali ha il suono della voce del proprio demiurgo. Un aspetto molto importante perché per Avital l’arte è partecipazione e anche nel caso di queste opere l’evocazione rimanda alla mitologia ebraica dei giganti. In questa parte lo spazio è occupato da foto in bianco e nero che ritraggono corvi, simboli delle anime inquiete e della morte, stampate su lastre di alluminio; foto con una registrazione di luci, realizzata a Taiwan su un monte dove si pratica la caccia sacra; e dipinti realizzati tra il 2018 e il 2020 dove le parole dialogano con l’immagine come nel Drago raffigurato e citato nella parola. La sfida è vinta con Medium Armageddon una grande opera di 147 x 225 cm nella quale la pittura pesa più del supporto cartaceo.
Il terzo livello è occupato dalla Luce, e l’allestimento acquisisce una rarefazione, le opere di schiariscono e i disegni ritraggono uccelli, Birds, simbolo dell’anima. Al centro della sala un Altare Mediterraneo, del 2020 riallestito per l’occasione, rappresentato da mattoni edilizi che simboleggiano la costruzione ma anche l’abusivismo; un altoparlante; una ciotola che indica la tavola ma anche la difficoltà del vivere perché nella cultura ebraica durante le feste chi non si può permettere uno strumento batte sulle ciotole, una campana e dei ceci, anch’essi simbolo di nutrimento che evocano la sacralità del suono perché si muovono in modo coreutico e sempre diverso con la voce.
In disparte la Famiglia in terra santa, autoritratto dell’artista al centro con la moglie e la figlia, di grandi dimensioni, una finestra sull’intimità di Avital che proprio per questo non è stato appeso e lasciato da una parte. Al centro l’uomo senza particolari dettagli con un grande cuore, una mano chiusa e l’altra aperta; mentre la moglie e la figlia son ricche di dettagli, la prima come una prefica con le braccia rivolte al cielo. Tutti i personaggi guardano fuori e oltre il dipinto, con una grande apertura alla dimensione spirituale mentre in un angolo campeggia un grande gatto, con la sua simbologia ambigua.
All’ultimo piano ci troviamo nell’Etere, in una stanza buia con una situazione di totale immersione che presenta una selezioni di lavori video con sonoro e dove l’acqua torna protagonista. Due light box esprimono partiture musicali che dialogano con segni grafici, già esposti al Macro di Roma. In questo ambiente c’è il senso dell’aspirazione dell’uomo al cielo, della misericordia di quest’ultimo e…il viaggio può ricominciare nel senso inverso; è questa la cifra significativa del percorso oltre che dei piani visivi e acustici che si saldano l’uno l’altro.
L’artista sta lavorando tra l’altro a un’opera musicale, quartetto per archi, Birds, di ampie proporzioni.
Chi è Yuval Avital
Nato a Gerusalemme nel 1977, vive e lavora a Milano. Artista multimediale e compositore, la sua ricerca comprende pittura, scultura e arte performativa, poste in dialogo con la componente sonora, base portante della sua produzione. È noto per le sue opere “icono-sonore”, composizioni di carattere scenico “totale”– nell’accezione wagneriana del termine – caratterizzate dalla stretta coesistenza di partiture, inclinazioni di musica elettronica ed elettroacustica, elementi visivi e performativi, che coinvolgono esecutori di varie categorie, da musicisti classici a suonatori di strumenti antichi tradizionali, fino alla partecipazione di gruppi di non-musicisti avvicinandosi così alle pratiche dell’arte partecipativa. Ogni sua opera rivela un’identità precisa divenendo un microcosmo esperienziale, poetico ed emotivo, frutto di una ricerca meticolosa, creando rituali contemporanei con un linguaggio attentamente codificato che sfida le tradizionali categorie che separano le arti. Tra i suoi progetti più importanti: Human Signs, progetto virtuale, 2020; Meditations on Daniel Libeskind’s Theatrum Mundi, London Design Festival, Londra, 2020; Il Giardino dei Sonagli, Mulinum San Floro, Calabria, 2019; URLA, partitura geografica presentata a Matera Capitale della Cultura 2019; ICON-SONIC POSTCARDS n.2 –Postcards from Rome, MACRO Asilo, Roma, 2018-2019; Giobbe, Terme di Diocleziano, Roma, 2018; Open Fence, la più grande scultura sonora mai realizzata in Italia, East End Studios, Milano, 2017; Fuga Perpetua, in collaborazione con le Nazioni Unite (UNHCR), Teatro Comunale “L. Pavarotti”, Modena, 2016, NEAT Festival Nottingham, 2016, Tel Aviv Museum, 2017 e Musiktheater im Revier, Gelsenkirchen, 2019; Requiem Monumentale, Cimitero Monumentale di Milano, 2017; Alma Mater, la più grande installazione sonora mai realizzata in Italia, Fabbrica del Vapore, Milano, 2015; Garon, evento conclusivo dell’installazione Dirty Corner di Anish Kapoor, Milano, 2012; Space Unfolded, in collaborazione con scienziati NASA e ESA, Bergamo Scienza, 2012. Ha esposto in musei e istituzioni italiani ed esteri tra cui: GAM Galleria di Arte Moderna, Torino, 2020; Manifesta 13–mostra collettiva Real Utopias, Marsiglia, 2020; Museo Marino Marini, Firenze, 2019; Biennale Ostrale – evento di apertura, Dresda, 2019; Saint Antoine Church, Istanbul, 2019; Centre des Arts, Ginevra, 2019; MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, Roma, 2018-2019; Museo Nazionale Scienza Tecnologia Leonardo da Vinci, Milano, 2017; Fondazione Fabbrica del Cioccolato, Svizzera, 2017; Triennale Milano, Milano, 2016; Citta dell’arte –Fondazione Pistoletto, Biella, 2015; Fabbrica del Vapore, Milano, 2015; Fondazione Pomodoro, Milano, 2010.
A cura di Ilaria Guidantoni