Resisting the Trouble – Moving Images in Times of Crisis, questo il titolo della mostra aperta il 4 maggio e visitabile fino al 4 giugno 2021, alla ex Manifattura Tabacchi di Firenze, uno dei rari luoghi di archeologia industriale della città, ora spazio culturale dal sapore internazionale rivolto soprattutto ai giovani.
La mostra, che avrebbe dovuto inaugurare a novembre 2020, rinviata più volte, a cura di Leonardo Bigazzi, è una produzione di Lo schermo dell’arte e NAM – Not A Museum, il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, e nasce prima dell’arrivo della pandemia come denuncia soprattutto ambientale sulla crisi del paese, tenendo conto delle implicazioni sociali ed economiche. Come ha spiegato il curatore la situazione di emergenza sanitaria ha spostato il focus su una declinazione legata alla diversità e al bisogno di ritrovare il senso di comunità. La collocazione negli spazi della Manifattura Tabacchi, ex fabbrica di sigari realizzata da Pierluigi Nervi, diventa una metafora della ripartenza, da luogo dismesso dell’attività umana a centro di creatività: solo per il progetto in essere sono state ad esempio coinvolte 53 persone per lo più under quaranta.
La mostra inaugura una collaborazione tra le due istituzioni che proseguirà anche con la 14a edizione del Festival che si terrà nel prossimo autunno dal 10 al 14 novembre 2021. L’esposizione presenta le opere realizzate dai 12 artisti partecipanti alla nona edizione di Visio-European Programme on Artists’ Moving Images, un progetto di ricerca e residenza dedicato ad artisti under 35. I dodici film, video e installazioni, riflettono su alcune delle questioni più urgenti generate dall’attuale crisi mondiale, proponendo visioni alternative per ripensare il presente e immaginare il futuro.
Gli artisti selezionati sono: Jonas Brinker (1989, Germania), Claudia Claremi (1987, Cuba/Spagna), Helen Anna Flanagan (1988, Inghilterra/Irlanda), Valentina Furian (1989, Italia), Megan-Leigh Heilig (1993, Sud Africa/Germania), Marcin Liminowicz (1992, Polonia/Olanda), Edson Luli (1989, Albania/Italia), Olena Newkryta (1990, Ucraina/Austria), Ghita Skali (1992, Marocco/Olanda), Peter Spanjer (1994, Nigeria-Germania/Inghilterra), Emilia Tapprest (1992, Finlandia-Francia/Olanda), Tora Wallander 1991, Svezia). Valentina Furian unica artista italiana e la sola quindi a essere intervenuta all’inaugurazione ha presentato il lavoro di apertura, di forte impatto, due video con una combustione dove brucia la casa e quindi anche il simbolo della sicurezza, del rifugio, dei confini dell’io, nella quale durante il confinamento ci siamo altresì trovati prigionieri come in un incendio che sembra non avere fine e toglie ossigeno.
All’ingresso, il cane, simbolo di fedeltà e amico dell’uomo per eccellenza, dà l’allarme e conferma il bisogno di solidarietà, di sostegno reciproco. Suggestivo il percorso quasi al buio tra le opere che presentano una grande varietà di stili e suggestioni come quello di Claudia Claremi e la sua Memoria della frutta, la nostalgia per i frutti che a Cuba non si trovano più complice il cambiamento climatico, politiche scellerate di agricoltura e gestione della filiera alimentare e che gli interpreti dell’opera ricordano mimandoli con le mani. Chiude il percorso l’opera di Olena Newkryta, To Hand. A Projection For The Palm, del 2017, sulla quale il curatore ha richiamato l’attenzione perché richiede molta attenzione e anche questo è simbolico, altrimenti non si vede. Un fascio di luce esce da un proiettore e se lo spettatore mette la propria mano davanti sulla stessa si proietta una mano che lo accarezza. Il fatto più incredibile è che dopo un po’ la sensazione è di essere realmente accarezzati. Si attiva infatti una forte sinestesia.
“Con questa mostra la Manifattura Tabacchi, ha affermato Michelangelo Giombini, Head of Product Development, rinnova l’impegno a contribuire alla vita culturale di Firenze, che ha caratterizzato sin dall’inizio il processo di trasformazione del complesso. Con la recente apertura del cantiere della Factory, saranno realizzati oltre 20.000 mq di spazi rigenerati che ospiteranno atelier, negozi e spazi per uffici e coworking a partire da settembre 2022”.
Chi è la Manifattura Tabacchi di Firenze
Un centro di sperimentazione del contemporaneo a Firenze attraverso l’attivazione progressiva di un progetto di arte contemporanea sul territorio volto a promuovere le sperimentazioni, la produzione dell’arte e delle discipline scientifiche che si manifesta attraverso l’incontro e la collaborazione, all’interno dei suoi luoghi, tra artisti, curatori, scienziati, architetti, attori indipendenti e istituzionali e si configura come un prototipo della sua destinazione finale negli spazi della Factory, il cuore pulsante di Manifattura che aprirà nel 2022.
Chi è Visio-European Programme on Artists’ Moving Images Un progetto di ricerca e residenza dedicato ad artisti under 35 che utilizzano le immagini in movimento nella loro pratica artistica. Selezionati attraverso un bando internazionale, ad oggi sono oltre 100 gli artisti di base in Europa che hanno partecipato al programma. VISIO è strutturato in un progetto espositivo, in una serie di seminari, tavole rotonde, incontri e si fonda sulla costruzione di un’esperienza collettiva di condivisione generata da una comunità aperta di artisti, curatori e collezionisti.
Chi è Visio – European Programme on Artists’ Moving Images Un programma promosso e organizzato dallo Schermo dell’arte in collaborazione con NAM – Not A Museum. Riceve il contributo da MIBACT – Direzione generale Cinema e audiovisivo, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze, Cinema La Compagnia, Manifattura Tabacchi. In collaborazione con Fondazione In Between Art Film, MYmovies, Main sponsor Gucci, Media Partner Flash Art
Chi è NAM – Not A Museum
Il programma d’arte contemporanea di Manifattura Tabacchi, basato sul principio dell’interdisciplinarità tra le arti, sul coinvolgimento della comunità e sull’indagine del rapporto tra arte, natura e scienza. L’arte è qui intesa nella sua accezione rinascimentale, una capacità di fare in senso trasversale, alla quale tuttavia si aggiunge la volontà di agire sul contesto attuale e sulle sue urgenze, prima tra tutte quella ambientale. L’interdisciplinarità dei linguaggi contemporanei, nella quale le categorie si affievoliscono per lasciare spazio alla libertà formale, si muoverà in parallelo alla decentralizzazione delle attività nello spazio pubblico e diffuso, fisico e digitale. Arte pubblica, performance, video, cinema, editoria d’arte, radio e attività di divulgazione fanno parte dell’ecosistema che Not A Museum si propone di diventare, capace di raggiungere ogni tipologia di pubblico e allo stesso tempo di intraprendere strade non battute. Le attività di Not A Museum seguono un modello di partecipazione in cui il pubblico e i partner, siano essi altre istituzioni o gli stessi artisti, condividono il progetto di costruzione e di relazione tra le parti con la direzione artistica attraverso un processo di coinvolgimento diretto.
a cura di Ilaria Guidantoni