13.3 €
Autore: Vittorio Robiati Bendaud
Casa editrice: Liberilibri
Anno di pubblicazione: 2020
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Un libro dotto, di cultura ebraica, scritto per difendersi dalla rabbia degli uomini: la fuga degli ebrei che trovano rifugio nelle Marche, terra ospitale, dopo che Pio V nel 1569 promulgò un decreto di espulsione degli ebrei dallo Stato Pontificio. Nove avventure di viaggio tra fughe, esili e peregrinazioni i cui protagonisti, emblemi della diaspora ebraica, trovarono nelle Marche un approdo sicuro o un'inquieta sosta. Nove racconti brevi, ferocemente reali, fondono disperazione e speranza, fedeltà e dissimulazione. Il medico rinascimentale in fuga, gli stampatori Soncino, i rabbini erranti verso la Terra di Israele, il mistico eretico sono personaggi d'eccezione, talora di vera grandezza, eppur non così infrequenti da non poterli incontrare nei pressi del porto di Ancona o costeggiando le pendici dei Sibillini alla volta dell'Urbe. Odissea e anabasi s'incontrano per restituire al lettore l'epopea della diaspora, tra rotte marittime e cammini appenninici. Sono storie italiane e mediterranee, fatte di muri, porti e confini. Un viaggio nell’Italia che conosciamo troppo poco, un modo per visitarla in termini originali e una narrazione ben documentata che mescola la realtà alla fantasia, circostanziandola e dando, alla fine di ogni capitolo, riferimenti bibliografici e indicazioni precise. Infatti, ancorché romanzate, tutte le storie raccolte sono vere e sono il frutto, in gran parte, dell’ascolto, della narrazione orale che l’autore ha raccolto dal rav Giuseppe Laraz. Il senso e lo spirito del testo, riportare alla memoria storie ricche sebbene ritenute ‘minori’ dalla storiografia e dalla letteratura, è contenuto nell’ultima pagina dell’epilogo dove ci si chiede “Qual è il perché delle storie della tua gente che ho sentito raccontare, alcune delle quali ti riguardano di persona? E ancora, che senso hanno il dolore e la desolazione portati dal terremoto che si è abbattuto su queste terre?”. Questo chiede la rondine e la risposta è che “Non ci è dato di conoscere la risposta. O impazziremmo oppure, conoscendola, diventeremmo insensibili a tutte le brutture di questo mondo, perché ne afferreremmo il senso ultimo. Noi siamo solo polvere e cenere, ma possiamo discutere, anche con rabbia, con Dio. Non è poco”. L’idea di fondo è che “tutte queste storie, assieme a molte altre ancora, serviranno per ricostruire. Mai demordere, mai perdere la speranza”. Spesso infatti una storia ha senso per il fatto stesso di essere raccontata perché è partecipazione emotiva, perché ricordando eterna quello che altrimenti sarebbe fugace.
a cura di Ilaria Guidantoni