Il tema dello spazio e del tempo nel contemporaneo sono al centro della manifestazione parmense, a cura di Chiara Canali e Camilla Mineo, in un’ottica diffusa nella città, in programma fino al 30 ottobre 2022. L’iniziativa ruota intorno alla riflessione sullo spazio anche legato al tempo, alla sua fruizione, all’idea del luogo di incontro: la partecipazione diventa infatti uno dei temi chiave del percorso a tappe.
La nuova stagione culturale di Parma si apre con la sesta edizione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea, evento dedicato alle massime espressioni delle arti visive contemporanee e del pensiero creativo, promosso e prodotto dalle associazioni 360° Creativity Events ed Art Company. PARMA 360 Festival ha ricevuto il patrocinio e il contributo del Comune di Parma, il contributo della Regione Emilia-Romagna e di Fondazione Cariparma ed è sostenuto da un’ampia rete di partner pubblici e privati.
Per la stampa è stata organizzata una passeggiata partendo dal centrale Palazzo del Governatore con la mostra Anemos di Edoardo Tresoldi, Cieli d’Italia di Studio Azzurro e installazioni sonore di Max Magaldi, tre momenti concepiti come un unicum; per poi proseguire verso il Torrione Visconteo che ospita Camminando Contaminando di Francesca Pasquali e terminare con il Bestiario della Terra di Yuval Avital, in particolare Persona a Palazzo Marchi. Un’edicola liberty e la Chiesa della Steccata, così come il complesso della Pilotta fanno da anelli di congiunzione in un cammino artistico che si intreccia con la città dove il contemporaneo dialoga con la storia. Il primo spazio con la sua ampiezza, severa e rigorosa offre il giusto luogo per Anemos, il soffio di una giornata dall’alba al tramonto, opera di Edoardo Tresoldi – artista di Reggio Calabria che, dopo studi artistici, si è trasferito a Roma dove ha studiato scultura, scenografia e cinema – concepita prima della pandemia che ha subito in seguito vari aggiustamenti e rinvii. Quello che emerge è la struttura, la massa che diventa assenza e il pieno che è impalpabile, proiezione in un gioco di rinvii e sottrazioni. Il tema dell’interattiva e della partecipazione è centrale dato che sullo smartphone ognuno può scaricare un QR Code per diventare parte dell’opera, grazie al sonoro che si trasferisce e che crea una vibrazione complessa. Nell’insieme l’opera si racconta in venti minuti e può essere ascoltata anche mentre la visita prosegue nelle sale del Palazzo. La sonorizzazione è di Max Magaldi mentre la mostra fotografica di Vito Frangione sulle opere di Tresoldi rappresenta il racconto dell’artista, attraverso immagini che sembrano quasi pittoriche e che pur nella grande qualità tecnica e rigore, restituiscono emozioni. L’esposizione rappresenta l’esplorazione autoriale del lavoro di Edoardo, presentato da Bianca Felicori, autrice e ricercatrice di architettura, che ha evidenziato come il lavoro di Tresoldi non consista tanto nel risultato quanto nella gestazione che genera la forma della struttura con un inconsueto dialogo tra pieno e vuoto.
Studio Azzurro, infine – tra le prime realtà alla fine degli anni Sessanta a proporre le video installazioni – con i suoi block-notes racconta quasi sotto forma di appunti la potenzialità della tecnologia rispetto alla visione tradizionale. Sotto forma di racconto, in un video, c’è l’opera del 1984 Il nuotatore, dove si utilizza il monitor, nella fattispecie 12 televisori in una piscina. Si tratta di uno dei primi lavori nei quali si è portato la tecnologia in una dimensione spaziale oltre il limite appunto del monitor. Tra l’altro Studio Azzurro è sempre più attento al Mediterraneo per quanto concerne la ricerca comune di un’identità stratificata, frutto di un dialogo inclusivo tra la diversità. Come ha scritto il grande poeta arabo Adonis il Mediterraneo “è un divenire, uno spazio, non solo una radice”.
Questa fluidità la si percepisce anche con i Paesaggi metaforici – Visioni oniriche di luoghi interiori di Federica Bordoni sull’edicola di Piazza della Steccata, dove invece che i giornali che segnano il tempo effimero del quotidiano e della notizia, si propone un’immersione diversa nel paesaggio urbano, tra fughe oniriche nella natura e un viaggio interiore nell’io.
Passeggiando si arriva al Torrione Visconteo che ospita nei quattro piani, ad ogni piano un’opera dell’artista bolognese Francesca Pasquali dal titolo emblematico, Camminando contaminando, dove il gioco è nell’utilizzare materiali contemporanei lavorati in modo tradizionale, cominciando da un’installazione in truciolato di polistirolo, realizzata in collaborazione con Termoblok, che dà il titolo alla mostra, a metà tra il gioco e l’evocazione onirica, che sembra la cifra di quest’esposizione che spinge all’interattività il visitatore.
Si arriva così a Palazzo Marchi dove è allestita Persona dell’artista israeliano che vive e lavora a Milano, Yuval Avital, che lavora molto anche sugli aspetti sonori. Sul tema della maschera e della persona lavora da tempo, in particolare nel 2019 ha fatto tappa a Firenze al Museo Marino Marini in occasione della mostra monografica Nephilim, poi a Milano, quindi a Parma dov’è stato indicato come artista dell’anno nell’ambito del progetto “Bestiario umano” sul tema del conflitto tra uomo e bestia, a fare da fil rouge. A Palazzo Marchi, il più importante palazzo settecentesco cittadino che ha rappresentato una vetrina delle Belle Arti sulla via Emilia, specchio della vita artistica e culturale dell’epoca per una città dal respiro internazionale, l’artista ha scelto la via del dialogo con la storia. La sontuosa dimora con la tipica leziosità e dalle decorazioni preziose caratteristiche del periodo ospita una collezione tipica dell’epoca che riunisce mobili, suppellettili, argenteria e opere pittoriche. Yuval ha scelto non di collocare le proprie opere in uno spazio ma di farle dialogare con lo spazio stesso. Il risultato è di grande suggestione e sovrappone l’accordo al contrasto. Al centro dell’ispirazione, come suggerisce lo stesso titolo dell’esposizione, la persona, nel senso etimologico del termine di ‘per-sonare’, suonare, risuonare attraverso che evoca la maschera, quella lignea del teatro greco utilizzata per amplificare la voce a teatro. La persona è quindi rappresentazione e, come ha sottolineato Yuval, se fosse una cipolla, sarebbe la buccia esterna, secca; mentre l’individuo è il nucleo interiore, l’inconscio. Sul confronto tra queste due dimensioni sembra modularsi il percorso all’interno del Palazzo tra visione e sonoro. Nella prima sala al centro un teatrino le cui figure sono ricavate e reinterpretate a partire dalle stampe settecentesche; nella seconda sala, allestita con una tavola imbandita, la maschera diventa ornamento con un lato inquietante tra il soprammobile e il feticcio; quindi River Icons, un lavoro iconografico nel quale una serie di foto riproducono quasi come ologrammi, talvolta in dissolvenza, ombre, fantasmi, in altri casi in modo molto più evidente, gli ‘ultimi’, i richiedenti asilo, i migranti, gli emarginati delle periferie accanto a oggetti preziosi proprio perché, sottolinea Yuval, la vera preziosità è quella dell’individuo. La scansione emozionale è molto forte e suggestiva soprattutto nella Sala delle feste con le maschere totemiche, installazioni sonore avvolte nel mistero. Infine, è presente la video installazione Firedance, una riflessione nata davanti ai tradizionali fuochi di San Giuseppe di Matera in cui l’ombra di un bambino che alimenta il fuoco viene inteso come messaggio spirituale e purificatore.
a cura di Ilaria Guidantoni