Accelera la crescita del factoring in Italia. Nel 2022 il turnover delle 45 società associate ad Assifact ha toccato i 287 miliardi di euro mettendo a segno un progresso del 14,6% rispetto all’anno prcedente, in cui la crescita era stata del 10% E rispetto al 2020, l’anno del lockdown, la crescita è stata di quasi il 26%.
E’ quanto emerge dalla Relazione annuale dell’Associazione del factoring presentata ieri a Milano (si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione), quella del 35° anniversario, che ha il passaggio di testimone alla presidenza da Fausto Galmarini (Banca Sistema) a Massimiliano Belingheri, amministratore delegato di BFF (si veda qui il comunicato stampa), insieme alla nomina del nuovo Consiglio Direttivo, di cui fanno parte Andrea Berna (Banca Ifis), Matteo Bigarelli (Bper Factor), Fabio Bollini (Factorit), Alfredo Bresciani (Unicredit Factoring), Enrico Buzzoni (MBFacta), Anna Carbonelli (Intesa Sanpaolo), Gabriele Decò (CredemFactor), Andrea Faina (Fidis), Massimo Gianolli (Generalfinance), Carmelo Giansiracusa (Banca Monte dei Paschi di Siena), Dario Greco (Exprivia-Direzione factoring), Paolo Iachettini (BCC Factoring), Sylvain Loiseau (SG Factoring), Franco Marcarini (Illimity Bank), Stefano Pierini (Fercredit), Giuseppe Pignatelli (Banca Progetto), Alessandro Ricco (Barclays Bank Ireland plc – Milan branch), Daniele Schroder (SACE FCT), Ivan Tomassi (Credit Agricole Eurofactor), Andrea Trupia (Banca Sistema), Ruxandra Valcu (Ifitalia).
Come emerge dalla Relazione, illustrata dallo stesso Galmarini, il factoring rappresenta, a fine marzo 2023, il 39% dei finanziamenti a breve alle imprese italiane. Nel 2013 il peso era del 14%. Inoltre, il turnover del factoring oggi equivale al 15,5% del pil. Numeri che sottolineano quanto sia diventato importante per le imprese questo canale di finanziamento che 35 anni fa era considerato un mero accessorio dell’attività bancaria. “Il factoring – ha affermato Galmarini – è in grado di assicurare una fonte di liquidità versatile e allineata allo sviluppo del fatturato, risultando uno strumento particolarmente adatto ad affrontare le sfide poste dall’inflazione”.
Versatilità dimostrata anche dalla crescita del 16% della Supply Chain Finance (SCF), o finanza di filiera, intesa cone aggregato di reverse factoring e confirming (sviluppo del reverse factoring che rende più facilmente cedibili le fatture da parte dei fornitori) in cui è in sostanza l’azienda capofiliera a gestire la liquidità dei subfornitori. A fine 2022 i volumi della SCF hanno raggiunto quota 28 miliardi di euro, il 10% del turnover totale.
E di cui oltretutto è molto bassa la rischiosità. La percentuale di crediti deteriorati non ha superato il 3,3% nel 2022, con soltanto l’1,6% di sofferenze, un livello “che conferma – ha sottolineato Galmarini – l’alta qualità del credito nel factoring”.
La crescita del factoring d’altra parte ha coinciso con la progressiva riduzione del peso delle banche nel finanziamento del capitale circolante e dell’attività corrente delle aziende, soprattutto quelle medio piccole (64% del totale di quelle servite dalle associate Assifact), a causa della necessità di ridurre l’assorbimento di capitale da parte dell’attività creditizia.
C’è ulteriore spazio di crescita, anche grazie al Pnrr, Secondo una stima di Assifact, l’industria italiana del factoring è pronta già oggi a mettere a disposizione delle imprese oltre 40 miliardi di euro di nuove erogazioni, nel corso dei tre anni del Piano, a sostegno del capitale circolante delle imprese per sostenerne l’esecuzione.
Ma perché ciò sia possibile, occorre che il quadro regolamentare faciliti le imprese nel ricorso al factoring assicurando parità di condizioni, “rimuovendo ostacoli e appesantimenti burocratici oggi presenti come per esempio clausole di incedibilità, revocatoria, modalità di perfezionamento della cessione dei crediti vantati verso la Pubblica Amministrazione, regole di vigilanza penalizzanti” ha aggiunto Galmarini, il quale si è soffermato su queste ultime, sottolinenando che “l’obbligazione derivante da un contratto di credito è molto diversa da quella legata a un contratto di fornitura, per cui un ritardo di pagamento superiore a 90 giorni quasi mai si traduce in un’insolvenza”, in questo ribadendo i concetti espressi su BeBeez nel novembre 2022 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ulteriori sfide alle aziende associate provengono dalla crescente digitalizzazione e conseguente sviluppo delle piattaforma di invoice trading, potenziali concorrenti dei factor, assieme a un possibile peggioramento del ciclo del credito dovuto alla frenata della congiuntura, in presenza del graduale venir meno della struttura di aiuti e garanzie anti-pandemia, che vede proprio in questi mesi la conclusione del periodo di preamoortamento sui crediti concessi con garanzia del Fondo Pmi del MCC. Rischi che hanno portato Alessandra Perrazzelli, Vice Direttrice Generale di Banca d’Italia, a esortare le aziende associate a “rafforzare i presidi economici e patrimoniali”.