Villa D’Este, perla del Lago di Como, a Cernobbio evoca un mondo da fiaba con numeri importanti di un’attività che cresce economicamente in modo inversamente proporzionale alla crisi. Il Lago di Como, zona di elezione di molte famiglie nobili in passato, luogo di passaggio della raffinata clientela internazionale, sta cambiando volto e vivendo una nuova stagione di gloria, complice anche la pubblicità gratuita e inaspettata dell’attore americano George Clooney.
Oggi le residenze delle grandi famiglie aristocratiche sono divenute per lo più hotel e mentre la presenza italiana è ormai esigua, le sue rive sono meta del turismo internazionale. Non è forse un caso che Villa D’Este sia la sede del Forum Ambrosetti che riunisce i “grandi” decisori politico-economici. La magia all’origine di un’economia turistica esclusiva è legata a un paesaggio vestito di storia che evoca atmosfere da sogno e ormai perdute sotto il segno del romanticismo. Ora tra tante teorie economiche forse il lato romantico non era mai stato esplorato eppure qui è protagonista il cuore. Così anche gli ospiti esterni che per un aperitivo o una cena vengono a visitare i Giardini e la Villa sono attratti soprattutto dall’atmosfera. Varcando il cancello d’ingresso si ha infatti l’impressione di lasciare il presente con i suoi affanni alle spalle.
Progettata nel 1568 da Pellegrino Pellegrini, meglio noto come
“il Tibaldi” come residenza estiva del cardinale Tolomeo Gallio, amante dell’arte, che aveva scelto questo angolo baciato dal sole tutto il giorno, Villa d’Este è un gioiello affacciato sul lago con splendidi giardini degradanti sulla riva ed era uno dei luoghi prediletti dal Manzoni.
Cinquecento anni fa Cernobbio, situata a soli 5 chilometri a nord-ovest di Como sull’omonimo lago, era un piccolo villaggio abitato solo da taglialegna e pescatori. La famiglia di Ottavio Gallio era una delle più facoltose del Lario nel XVI secolo e i tre fi gli maschi divennero tutti uomini di successo, in particolare Tolomeo, studiò a Roma e ritornò a Como all’età di 38 anni come Cardinale della città sotto il papato di Pio IV. Allora la villa si chiamava Garrovo dal nome del torrente che ne attraversa tuttora il territorio per sfociare nel lago.
Oltre ad essere Segretario di Stato del Vaticano, il Cardinale Tolomeo Gallio era, come accennato anche un noto patrono delle Arti e delle Lettere e perciò la Villa diventò uno dei più importanti esempi di architettura e giardini rinascimentali. Alla morte di questi la Villa passò al nipote Tolomeo, che nel frattempo aveva acquistato il titolo nobiliare di Duca di Alvito e che continuò ad abbellirla, tanto che nel 1615 la sua fama arrivò al Sultano del Marocco che venne esplicitamente sul lago per visitare la residenza.
Agli inizi del Settecento poi la proprietà fu concessa in affitto ai Gesuiti
per i loro esercizi spirituali. Durante l’ultima parte del XVIII secolo, l’ultimo erede della famiglia Gallio si trasferì a Napoli e la famiglia perse interesse nella proprietà che venne trascurata; fin quando nel 1782 Carlo Tolomeo Gallio Trivulzio, Duca di Alvito, vendette la proprietà al Conte Ruggero Marliani, Colonnello lombardo dell’Impero d’Austria, ma solo due anni più tardi la Villa ebbe un nuovo proprietario nella persona del Marchese Bartolomeo Calderara. Quest’ultimo un dissoluto che però, soprattutto per merito della moglie, ballerina della Scala, soprannominata “La Pelusina”, abbellì notevolmente la residenza. Rimasta vedova donna Vittoria si risposò con il Generale napoleonico il conte Domenico Pino che sembra avesse nostalgia della guerra. Così per tenerlo lontano dalla tentazione di ripartire la consorte organizzava battaglie navali e costruì torrette e finte fortezze, ancor oggi arredo del parco, dalla più alta delle quali si gode per altro un panorama mozzafiato. Tra gli ospiti illustri Napoleone, in realtà atteso con le sue truppe e mai arrivato anche se in previsione del suo arrivo gli era stata dedicata e decorata una sala che ancora porta il suo nome e il suo monogramma.
Nel 1815 Carolina di Brunswick-Wolfenbüttel, Principessa di Galles e promessa Regina d’Inghilterra fece la sua entrata regale nella storia della Villa, che ribattezzò “Villa d’Este”. Il suo soggiorno fu uno dei periodi più interessanti per la Villa e dove la stessa sfortunata e mancata regina visse più serenamente, quasi in esilio perché in disaccordo con il marito, il futuro Re Giorgio IV d’Inghilterra, che la ripudiò quasi subito dopo il matrimonio. In realtà qui ‘sfrattò’ i Pino che occuparono Villa Cima, una delle ville del Parco. Il cambio di nome fu legato ad una remota ascendenza sua e della famiglia Hannover del marito con gli Este. Amata dal popolo locale perché fece molte migliorie come completare la strada nota come “strada di Grumello”, da Como a Cernobbio e realizzare una biblioteca. Il suo tenore di vita le comportò un debito verso il suo banchiere, il Principe Torlonia che alla morte di lei, nel 1821, entrò in possesso della Villa. La storia non era ancora finita e ci furono diversi cambi di proprietà. Nel 1856 poi si costruì un nuovo importante fabbricato voluto per ospitare un’attività alberghiera sotto l’insegna “Hotel de la Reine d’Angleterre”. Qui poi ci furono cospirazioni anti austriache. Nel 1873 divenne poi il ritrovo dell’aristocrazia e la tradizione di un luogo di esclusività la conserva ancora oggi. Ci fu la parentesi delle Guerre e in particolare, durante la Seconda Guerra Mondiale, divenne un Ospedale.
Oggi la proprietà si divide in due corpi di fabbrica, rispettivamente
il Padiglione del Cardinale e il Padiglione della Regina più appartato. Vastissima Villa d’Este accoglie molte opere d’arte, una collezione privata, tra le quali possiamo citare Sorriso alla luce, riconducibile al ritratto della signora Pisani, di Giacomo Balla del 1901 e una statua di Venere incoronata da Eros attribuita ad Antonio Canova, nella Sala Flora della Villa principale. Qui tra le innumerevoli sale la Sala delle Colonne con vari dipinti e un soffitto decorato scoperto solo negli Anni Novanta del Novecento per una casualità, durante dei lavori di ripristino e nell’occasione restaurato.
All’esterno, nei vasti giardini – in basso di impianto rinascimentale mentre nella parte alta settecenteschi – ove dimorano alberi centenari, una grande quinta a mosaico con grottesche, dal 1913 patrimonio storico e apre una prospettiva sulla salita che porta alla statua di Ercole e Lica. Conosciuto anche come “Mosaico”, fu progettato da Pellegrino Pellegrini. La particolarità di questo Ninfeo è che i suoi mosaici sono composti da migliaia di tasselli di marmo colorati. Nel 1985, due bassorilievi dello scultore Francesco Somaini, aventi per tema “Amore” e “Solitudine” sono stati aggiunti agli otto originali dedicati alle ninfe e divinità delle acque. All’interno del mosaico un tunnel dalle camere conduce direttamente alle piscine, mentre sulla destra del mosaico la Mosaic House, una delle quattro ville private che albergano nel parco. Tra le particolarità del giardino il Tempietto neoclassico dedicato a Telemaco.
Nel giardino anche una storica “Lucia”, barca in legno tipica del Lago di Como, che non viene più messa in acqua, così chiamata in omaggio al personaggio manzoniano di Lucia Mondella della quale si possono vedere in acqua esempi in occasione della regata storica.
Il lago è un paesaggio vestito di storia come si può cogliere muovendosi in una breve crociera dalla Villa, lasciando alle nostre spalle Como per dirigersi al nord. Sulla sponda sinistra incontriamo Villa Pizzo, con un grande giardino, sede di molte manifestazioni culturali e paradiso dei sub perché di fronte in acqua c’è una statua di Venere che si può ammirare; quindi troviamo Villa Fontanelle detta anche Versace perché un tempo era la residenza estiva della Famiglia. A Montrasio spicca Villa Passalacqua, ora resort, borgo dove si trova anche il Grand Hotel Imperiale. Quindi il paesino di Carate Urio con il campanile e un Museo di arte contemporanea; sull’altra sponda tornando in direzione Como, Villa Pliniana costruita su una sorgete d’acqua naturale intermittente che si getta nel lago e Villa Taverna infine, sono solo un assaggio del bel mondo che un tempo soggiornava da queste parti e che ora è stato trasformato per lo più in hotel per accogliere una clientela straniera, americana in primis.
a cura di Mila Fiorentini