Articolo pubblicato su BeBeez Magazine n. 14 del 21 ottobre 2023,
da leggere insieme all’articolo Corre troppo la normativa UE sulla sostenibilità delle aziende
di Giuliano Castagneto
Tra gli schemi EFRAG (European Financial Reporting Advisory Group) e IFRS (International Financial Reporting Standards Foundation) in materia di sostenibilità ci sono una serie di differenze sulle quali vale la pena di ragionare. Le ha ben messe a fuoco Michele Pizzo, presidente dell’OIC (Organismo Italiano di Contabilità) nonché membro del Consiglio Sindacale di numerosi gruppi industriali italiani, nel corso di un seminario proprio su queste discrepanze tenuto a Roma a metà ottobre. L’OIC partecipa peraltro proprio anche all’elaborazione degli standard di sostenibilità a livello internazionale ed europeo, rapportandosi all’IFRS e collaborando con l’EFRAG. Qui di seguito le questione sotto la lente:
Comprensibilità. Un eccesso di informazioni non migliora necessariamente l’efficacia comunicativa;
Gradualità nell’introduzione. Le soluzioni non possono prescindere dalla consapevolezza delle difficoltà operative esistenti e dei costi, finanziari e sociali, associati;
Proporzionalità. Vanno ponderati il fattore dimensionale e i vantaggi attesi. Purtroppo, il principio di proporzionalità rispetto alle aziende più piccole è ancora una questione aperta. Sono previsti strumenti più semplificati per le Pmi, ma sono molto legati al concetto di “reasonable information without undue cost and effort” che non è di semplice interpretazione;
Enfatizzare la connettività. Occorre una stretta complementarità con l’informazione finanziaria. Peraltro, prima di elaborare e fornire nuove informazioni legate alla sostenibilità, andrebbero suggerite agli operatori soluzioni tecniche ai problemi contabili di tipo ambientale ancora presenti nel bilancio e tuttora prive di indicazioni da parte degli standard setter. Esempi: il trattamento dei titoli per certificati carbonici. Ancora, i criteri di capitalizzazione dei costi sostenuti per gli investimenti in attività di cattura e storage di CO2 e allo stanziamento di fondi per ristrutturazioni, connessi a cambio di modelli di business.
Interoperabilità. L’approccio “competitivo” tra i Efrag e IFRS non favorisce soluzioni comuni. In particolare, la financial materiality nel primo caso si oppone alla double materiality del secondo. Inoltre, nonostante ci sia collaborazione in atto tra EFRAG e ISSB sulla digital taxonomy al fine di facilitare l’interoperabilità, EFRAG inizierà la consultazione sulla propria proposta di tassonomia sugli ESRSs (European Sustainability Reporting Standards) solo nel primo trimestre 2024, mentre l’IFRS Foundation ha già concluso la propria.
Integrated reporting, sostenuto dalla Fondazione IFRS. In generale, gli IFRS S1/S2 sono standard complementari al report integrato e possono contribuire sia ad arricchirlo con informazioni materiali standardizzate per gli investitori (fornitori di capitale finanziario) sia a rafforzare la qualità del report syesso, colmando potenzialmente alcune lacune. La stessa circostanza non ricorre necessariamente per gli ESRS europei. L’obbligo di inserire l’informativa di sostenibilità in un sustainability statement, parte della relazione sulla gestione, porta di fatto ad un report “combinato”, invece di “integrato”.