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Peter Paul Rubens (Siegen, 1577-Anversa, 1640) è stato uno dei pittori precursori dell’arte barocca, riformulandone la concezione spaziale, del colore e delle figure. Una rivoluzione che parte dalla conoscenza e dalla rielaborazione dei modelli del passato, generando così una nuova grammatica di immagini. Da questo confronto con l’antico prende avvio la mostra Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma ospitata negli spazi di Galleria Borghese dal 14 novembre scorso e che sarà visitabile fino al 18 febbraio 2024. Il progetto espositivo, a cura di Francesca Cappelletti e Lucia Simonato, si inserisce nell’ambito di Rubens! La nascita di una pittura europea, progetto del museo romano – in collaborazione con Palazzo Te e Palazzo Ducale di Mantova – dedicato ai rapporti culturali tra l’Italia e l’Europa nel XVI secolo raccontati con gli occhi del maestro fiammingo. Si veda qui Arttribune.
“Il tocco di Pigmalione. Rubens e la scultura a Roma” a Galleria Borghese. La mostra
La mostra riunisce circa 50 opere realizzate dal pittore fiammingo, provenienti dai più importanti musei al mondo: il British Museum, il Louvre, il Met, la Morgan Library, la National Gallery di Londra, la National Gallery di Washington, il Prado e il Rijksmuseum di Amsterdam. Un importante corpus di capolavori (tra disegni, dipinti e bozzetti) che anima i due piani del museo in un percorso suddiviso in otto sezioni, passando dalla rielaborazione dell’antico e dei suoi modelli, ai concetti di naturalismo e imitazione che hanno aperto le porte allo stile Barocco. Il dialogo tra la collezione e le pitture di Rubens sottolinea “la poca distanza che divide le due discipline“, sottolinea la direttrice della Galleria Borghese Francesca Cappelletti, e lo sviluppo di “una nuova grammatica del corpo che ha influenzato la scultura moderna”, spiega la curatrice Lucia Simonato.