Anima Holding, il gruppo di asset management quotato a Piazza Affari e con 182 miliardi di euro di masse in gestione a fine ottobre, ha annunciato ieri a Borsa chiusa la firma dell’accordo per acquisire il 100% di Kairos Partners sgr dalla controllante Kairos Investment Management spa, che oggi fa capo per circa il 65% al gruppo bancario svizzero Julius Baer e per il 35% ai fondatori e manager dell’sgr (si veda qui il comunicato stampa).
L’asset manager italiano ha quindi battuto sul filo di lana il concorrente Zurich Italia, che si dice fosse visto con meno favore dal gruppo di fondatori e manager di Kairos.
L’acquisto sarà finanziato da Anima interamente con cassa disponibile. Il closing dell’operazione è previsto nel secondo trimestre del 2024. Anima Holding è stata assistita nell’operazione da Gatti Pavesi Bianchi Ludovici per le tematiche legali e giuslavoristiche, e da Di Tanno Associati per gli aspetti fiscali.
Kairos Partners sgr gestisce circa 4,5 miliardi di euro di masse, con una gamma di prodotti e servizi orientati a una clientela di fascia alta. I ricavi da commissioni nel 2022 sono stati pari a circa 25 milioni di euro. E il corrispettivo massimo concordato per la cessione è pari all’eccedenza patrimoniale (attualmente stimata tra 20 e 25 milioni di euro) rispetto ai requisiti minimi di vigilanza della società, soggetto ad eventuale aggiustamento in funzione dell’andamento delle masse gestite successivamente alla firma dell’accordo. E’ inoltre previsto un meccanismo di co-investimento per alcuni manager con partecipazione al valore aggiunto derivante dai risultati del business al termine del quinto anno successivo alla firma dell’accordo.
Ricordiamo che nell’ottobre 2020 Guido Brera (socio fondatore e chief investment officer asset management), Massimo Trabattoni (Head of Italian Equity, con un lungo track record nel mondo degli investimenti in small e medium cap italiane), Rocco Bove (Head of Fixed Income, che ha seguito sin dalla nascita, nei primi anni 2000, il mercato europeo delle obbligazioni high yield) e altri manager chiave erano tornati azionisti di Kairos sgr, rilevando da Julius Baer una partecipazione complessiva del 30%, mentre la banca svizzera che sino a quel momento possedeva l’intero capitale, aveva appunto mantenuto una quota di maggioranza del 70% (si veda altro articolo di BeBeez). Successivamente il gruppo di manager ha acquisito da Julius Baer un ulteriore 5% salendo appunto al 35% del capitale di Kairos nel 2021.
Julius Baer aveva inizialmente acquistato il 19,9% di Kairos nel 2013, era poi salita all’80% nel 2016 e infine era arrivata al 100% di Kairos nel gennaio 2018, acquisendo il 20% che ancora non possedeva per 96 milioni di euro, valutando quindi l’intero gruppo poco meno di 500 milioni di euro, sulla base di 11 miliardi di euro di asset in gestione a fine 2017, in netto aumento dai circa 4 miliardi del 2013, anno di inizio della partnership tra Kairos e JuliusBaer (si veda qui il comunicato stampa di allora).
La banca elvetica aveva tentato già di vendere l’sgr italiana a partire dal dicembre del 2018 (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio settembre 2019, poi, il gruppo svizzero aveva annunciato anche le dimissioni dell’ex ad Fabio Bariletti, che aveva preso le redini dell’sgr soltanto nell’aprile 2019, per sostituire l’ad e fondatore Paolo Basilico, uscito dalla società (si veda altro articolo di BeBeez). Già in quell’occasione Kairos aveva dichiarato che avrebbe aperto il capitale a nuovi soci tra i dipendenti, in modo da allineare i loro interessi a quelli degli investitori. L’allora amministratore delegato ad interim, Fabrizio Rindi aveva poi passato il testimone al nuovo ceo Alberto Castelli dal 1°gennaio 2021 e Rindi aveva assunto il ruolo di presidente (si veda qui il comunicato stampa di allora).
Kairos gestisce fondi di investimento aperti dedicati a strumenti finanziari quotati, ma in origine aveva anche un’attività di private equity. I responsabili dell’attività di private equity, Antonio Glorioso e Stefano Iamoni, nel 2005 hanno poi fondato Consilium sgr, che nel luglio 2006 ha rilevato la gestione di Kairos Partners Private Equity Fund, poi liquidato nel 2011 (si veda altro articolo di BeBeez). Da allora, però, Kairos ha saltuariamente comunque condotto investimenti di private capital e in Spac. In particolare, nel novembre 2020 ha lanciato il suo primo Eltif, che, con la consulenza di Electa Italia, investe in azioni e obbligazioni di small e micro cap del mercato italiano, non quotate, quotande e quotate, con una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
L’ad di Kairos Alberto Castelli ha commentato: “L’ingresso di Kairos nel gruppo Anima apre una nuova fase nel nostro percorso di crescita, che ci permetterà di creare ulteriore valore attorno al nostro brand. Siamo
certi di potere apportare un grande contributo al gruppo che ci accoglie, grazie alle nostre competenze e a un track record di eccellenza nell’asset e nel wealth management”
E Alessandro Melzi d’Eril, amministratore delegato di Anima Holding, ha aggiunto: “Siamo entusiasti di riportare in mani italiane un marchio storico come Kairos, con il suo patrimonio di esperienze e competenze. Riteniamo che Kairos potrà esprimere il massimo del suo potenziale beneficiando del supporto delle strutture operative e delle capacità di investimento del Gruppo Anima. Questa operazione farà da acceleratore per la crescita del gruppo nei segmenti di clientela ad alto potenziale Private e Istituzionale”.
Per Anima Holding si tratta della seconda grande operazione di consolidamento del settore annunciata quest’anno, dopo l’acquisizione di Castello sgr, primaria società di gestione del risparmio indipendente specializzata in fondi comuni di investimento immobiliare di tipo chiuso, annunciata lo scorso febbraio per 60 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez) e conclusa lo scorso luglio (si veda qui il comunicato stampa). A vendere è stato soprattutto il fondo americano Oaktree Capital Management, che, tramite il proprio veicolo OCM Opps Xb Ita, controllava l’82% del capitale e che dopo il closing è rimasto nell’azionariato con il 20% e continuerà ad utilizzare la piattaforma di Castello per futuri investimenti in real estate nel mercato italiano. Quanto agli altri soci, cioé ISA-Istituto atesino di sviluppo (prima al 15%) e il management (2,95%), sono usciti dal capitale, con l’amministratore delegato dell’sgr, Giampiero Schiavo, che ha mantenuto l’incarico. A Castello sgr fanno capo 50 fondi immobiliari per circa 2,9 miliardi di patrimonio gestito e oltre 400 immobili in tutta Italia.
In occasione dell’annuncio dell’operazione, lo scorso febbraio, l’ad di Anima, Alessandro Melzi d’Eril, aveva commentato: “Con l’accordo odierno Anima inizia un percorso di crescita nel mondo degli investimenti alternativi con un progetto affine a quello che diede origine al gruppo nel 2009 e che all’epoca contava su masse di 20 miliardi di euro divenute oltre 177 alla fine del 2022. Intendiamo accelerare la nostra presenza nel mondo degli alternativi beneficiando dell’esperienza e track record di successo del management di Castello. Riteniamo di poter giocare un ruolo di aggregatore anche per quanto riguarda le sgr alternative, diventando così un operatore multi-asset leader nel nostro paese; così come abbiamo fatto e continueremo a fare nel mondo tradizionalmente legato alla distribuzione bancaria”.
L’ingresso in Castello aveva segnato quindi per Anima l’inizio di un processo di integrazioni nel mondo dell’asset management, un obiettivo già dichiarato qualche settimana prima, sempre lo scorso febbraio, al momento dell’ingresso del fondo FSI nel capitale della società di risparmio gestito (si veda altro articolo di BeBeez), visto che il fondo di private equity guidato da Maurizio Tamagnini fa proprio delle aggregazioni la sua missione. FSI aveva infatti comprato il 7,2% di Anima a 4,35 euro per azione tramite un reverse accelerated bookbuilding (RABB) rivolto a investitori qualificati e istituzionali esteri, gestito dall’advisor Mediobanca, per un esborso complessivo di 108,7 milioni di euro, diventando così il terzo azionista di Anima dietro Banco BPM (20,6%) e Poste Italiane (11%), ma prima di Amundi, la società di asset management controllata dal Crédit Agricole, che aveva rilevato il 5,16% del capitale attraverso propri fondi nel maggio 2022.
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