Allo scorso 4 settembre in totale, su 82.732 mila investitori complessivi in startup e pmi innovative, erano circa 14 mila le imprese corporate socie, in logica quindi di corporate venture capital, cioé il 16,6% del totale. Che hanno investito complessivamente 335 milioni di euro. Lo rileva l’Ottavo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano, promosso da InnovUp, l’associazione no profit e super partes che rappresenta e unisce la filiera dell’innovazione italiana, e Assolombarda, con la partnership scientifica di InfoCamere e degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e con il supporto di Piccola Industria Confindustria e delle Politiche per il Digitale e Filiere, Scienza della Vita e Ricerca di Confindustria.
Al 12 settembre 2022, invece, su un totale di circa 82 mila investitori complessivi in aziende innovative, i CVC erano poco meno di 13 mila con un peso sul totale del 15,9% (si veda qui il Settimo Osservatorio sull’Open Innovation e il Corporate Venture Capital Italiano)
In particolare, i Corporate Venture Capital (CVC) a inizio settembre di quest’anno risultavano investiti nel capitale capitale di 4.200 startup innovative (194 in meno rispetto all’indagine condotta al 12 settembre 2022) e di 1.100 pmi innovative (146 in più rispetto al 2022), per un totale quindi di 5.300 imprese innovative, in linea con il dato 2022 in termini assoluti, ma con un peso crescente sul totale delle imprese innovative arrivato al 32% dal 31,2% del 2022, visto che nel corso dell’anno il numero delle aziende innovative è diminuito. A inizio settembre, infatti, erano 16.539 le imprese innovative identificate nel Registro Imprese (-3,5% dalle 17.138 imprese nel 2022), di cui 13.902 startup e 2.637 pmi (di cui 1.328 ex startup e 1.309 non ex startup).
La categoria preponderante di investitori rimane invece quella dei Family & Friends, che finanziano poco meno di 10.200 mila imprese innovative, ovvero il 61,6% del totale. Tuttavia il numero e la quota di questa categoria sono in calo: nel 2022 le imprese investite erano oltre 10.800, pari al 63,4%.
Al contrario, aumenta il peso degli investitori specializzati in innovazione (5,6%), l’unica categoria a registrare una crescita nel numero di startup e pmi innovative partecipate nel 2023. Quanto agli investitori finanziari, il peso era del solo 0,8%.
Quanto al valore degli investimenti, però, il peso di quelli del corporate venture capital è ancora molto basso rispetto al totale raccolto dall’ecosistema. Nel 2022, infatti, aveva investito in startup e pmi innovative, come accennato sopra, solamente 335 milioni di euro, pari al 18% del totale degli investimenti in equity mappati dall’Osservatorio.
Si tratta comunque di un dato in aumento rispetto a quello del 2021, quando il capitale raccolto dalle imprese innovative CVC (inteso come differenza tra capitale sociale e riserve dell’anno in corso e capitale sociale e riserve dell’anno precedente) ammontava a 249 milioni.
Cristina Angelillo, presidente di InnovUp, spiega: “Dopo un 2023 a tinte chiaro scure, guardando al futuro, vedo un panorama positivo grazie soprattutto al rapporto tra le imprese consolidate e le startup. Il connubio tra corporate e startup è virtuoso: mentre le corporate acquisiscono competenze e innovazione preziose, le startup, a loro volta, guadagnano capitale e un accesso rapido al mercato. Eppure, nonostante il progresso evidente, ci rendiamo conto che c’è ancora un ampio margine di crescita”. Le startup sostenute da CVC rappresentano meno di un terzo del totale (32% nel 2023), nonostante generino il 46% dei ricavi. “Complessivamente, la quota degli investimenti delle corporate nel 2022 ha pesato per il 18% del totale degli investimenti di venture capital: questo dato ci rammenta che c’è un potenziale ancora inesplorato. In tal senso, apprezziamo l’aumento delle iniziative volte a colmare questa lacuna che testimoniano l’impegno delle aziende nel sostenere l’innovazione e la crescita delle nuove realtà imprenditoriali. Non possiamo quindi trascurare il ruolo dei nuovi fondi promossi da CDP e in particolar modo Boost Innovation, Corporate Partners I e Technology Transfer. Tutti loro, coinvolgendo le corporate, stanno giocando un ruolo chiave”.
Proseguendo, secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2023 l’Italia conta come detto circa 16.500 startup e pmi innovative, con un fatturato complessivo di 10,3 miliardi di euro ma il numero di realtà innovative è in contrazione del 3,5% rispetto al 2022, e attribuibile principalmente a una diminuzione delle startup registrate sul territorio italiano (-840 unità nel 2023), nonostante le pmi innovative abbiano registrato una crescita di circa 241 unità.
Spiega a BeBeez Giorgio Ciron: “L’aumento di PMI iscritte nel registro delle pmi innovative è un segnale molto positivo, che ci fa ben sperare per il 2024 alle porte. Le nuove 241 adesioni registrate possono avere due spiegazioni. Da un lato l’ingresso nel registro delle PMI innovative è connaturato alla maturazione delle startup, alla loro crescita e al loro consolidamento. Inoltre, grazie ai crescenti investimenti in green e digital degli ultimi anni, molte aziende hanno iniziato a introdurre innovazione e questo ha permesso loro di iscriversi al registro delle PMI come imprese innovative”. E tiene a sottolineare: “La crescita di PMI innovative è comunque un elemento positivo, comunque la si voglia guardare”.
Le imprese innovative partecipate da CVC hanno generato ricavi per circa 4,7 miliardi di euro nel 2022, pari al 45,6% del totale dei ricavi di tutte le imprese innovative mappate. Nel 2023 le startup e le pmi innovative partecipate da CVC hanno registrato una diminuzione in numero, ma un aumento in termini di valore della produzione (+3,2%). Inoltre, le performance economiche delle imprese innovative partecipate da CVC sono in crescita del 13,4%, con un valore della produzione mediano superiore a 100 mila euro e un valore aggiunto mediano in aumento del 16,5%. Diminuisce invece la percentuale di imprese partecipate da CVC con margine operativo lordo (MOL) positivo, che passano dal 54% al 50%.
Tra le novità presentate nell’edizione 2023 dell’Osservatorio c’è anche la presentazione dei risultati di una survey condotta dal Politecnico di Milano su 90 medie e grandi corporate coinvolte in oltre 100 accordi con startup italiane tra il 2020 e il 2022. Dall’indagine è emerso che le corporate italiane preferiscono interagire con l’ecosistema delle startup attraverso iniziative di open Innovation e rapporti cliente-fornitore, evitando investimenti diretti.
Ciononostante, nel 2022 si sono registrati segnali positivi con un aumento del 51% degli investimenti da parte delle corporate nazionali, che suggeriscono una crescente attenzione al Corporate Venture Capital (CVC), strutturato o destrutturato. Tuttavia, il CVC italiano non è cresciuto in egual misura rispetto alla sua controparte internazionale che, da sola, ha investito 196 milioni in startup italiane, con una crescita del 249% rispetto al 2021, anche grazie alla partecipazione ad alcuni ‘mega-round’ di finanziamento che hanno
caratterizzato il 2022.
I ticket medi di investimento sulle 100 operazioni mappate sono stati di 2,45 milioni, con una mediana pari a 300 mila euro. Quest’ ultimo dato evidenzia che le aziende italiane tendono a preferire l’investimento attraverso ticket di entità limitata. Si nota, infine, come gli obiettivi delle attività di CVC siano prevalentemente di natura strategica, come l’accesso a nuovi prodotti/ servizi o competenze, piuttosto che di natura finanziaria. A testimonianza di ciò, il 92% degli investimenti avviene all’interno del settore di appartenenza delle corporate o in settori adiacenti.
In definitiva, dall’analisi del Politecnico di Milano emerge come le aziende stiano gradualmente consolidando il loro approccio al CVC. Il professor Antonio Ghezzi del Politecnico di Milano ha commentato: “Nel 2022 la presenza delle corporate nelle cap table delle startup italiane è aumentata rispetto agli anni scorsi, sia in termini di numero di imprese coinvolte sia di investimenti effettuati; tuttavia, la strada per sfruttare appieno il potenziale del binomio corporate-startup è ancora lunga. Sarà necessario continuare a lavorare a livello di ecosistema affinché le imprese consolidate interiorizzino quanto sia strategico fare delle collaborazioni con le startup, con finalità innovative”.
I Corporate Venture Capitalist italiani sono prevalentemente società di piccole dimensioni, con il 64,7% che ha meno di 10 addetti, e la maggior parte (41,3%) che opera nei servizi non finanziari. A livello geografico, il 47,1% dei soci CVC si trova nel Nord-Ovest del Paese, nonostante le startup e le PMI innovative siano distribuite su tutto il territorio, con una presenza significativa anche nel Sud e nelle Isole, dove si registra una crescita dello 0,7%. Nel contesto degli investimenti, l’81,5% dei soci CVC investe in settori diversi dal proprio, evidenziando un alto dinamismo intersettoriale. Tuttavia, il dinamismo interregionale è più contenuto, con solo il 30,2% dei CVC che investe al di fuori della propria regione: dati che fotografano la tendenza del Corporate Venture Capital in italiano a un’interazione territoriale prossima e all’impegno a diversificare gli investimenti in settori differenti per arricchire le competenze.
Giovanni Baroni, Presidente, Piccola Industria Confindustria ha affermato: “Crediamo fortemente nella contaminazione tra imprese, consolidate, innovative e startup: le partnership industriali sono una importante strategia per aumentare l’innovazione delle PMI e sostenerne la capacità competitiva. Il fenomeno del corporate venture capital può rappresentare una valida soluzione per affrontare con successo le sfide con cui si devono confrontare oggi le nostre imprese, in particolare quelle relative alle transizioni verde e digitale o al grande impegno richiesto in termini di trasformazione sostenibile a tutto tondo. In tale direzione l’Open Innovation e il corporate venture capital possono fare molto, anche per le imprese più piccole, come dimostra il fatto che già oggi più del 60% degli investitori corporate sono aziende con meno di 10 addetti che diversificano i loro investimenti a supporto delle proprie strategie di crescita. Inoltre, è essenziale favorire lo sviluppo del mercato italiano del venture capital che, nonostante il sostegno pubblico attraverso l’attività del Fondo Nazionale Innovazione, sconta ancora un gap rispetto agli altri principali paesi europei. Un impulso importante può venire dal rafforzamento del ruolo degli investitori istituzionali – casse di previdenza e fondi pensione – a supporto del finanziamento delle imprese. In proposito, occorre valutare la creazione di un
fondo di fondi dedicato a favorire lo sviluppo di fondi specializzati in PMI, che possa agire come anchor investor attraendo investitori istituzionali”.
Secondo i dati dell’ottava edizione dell’Osservatorio, si colloca in Lombardia il 27,6% delle oltre 16,5 mila startup e PMI innovative italiane e qui si registra una diminuzione del 2,5% nel numero di imprese innovative, rispetto al -3,5% a livello nazionale. Tuttavia, si evidenzia un aumento del 2,5% nel valore della produzione nel 2022, in contrasto con la diminuzione dello 0,3% a livello nazionale. Il CVC in Lombardia coinvolge il 38,8% delle startup e PMI innovative, superando la media nazionale del 32%. Queste imprese partecipate da CVC
generano il 47,4% del totale del valore della produzione, mostrando performance economiche positive con un aumento del 5,7% nel valore della produzione e del 16,5% nel valore aggiunto mediano.
I soci corporate lombardi, in linea con il contesto nazionale, sono prevalentemente società di piccole dimensioni nei servizi non finanziari, con un focus sugli investimenti principalmente nelle startup e PMI innovative operanti nel settore “software”. Nonostante un incremento nella percentuale di soci lombardi che investono fuori dalla regione (dal 20% al 25%), questa cifra rimane inferiore al 30,2% della media italiana, indicando la solidità dell’ecosistema lombardo che conserva gli investimenti nella regione.
“Startup e pmi innovative sono un patrimonio prezioso per l’economia italiana, poiché dispongono, per loro natura, di una forte capacità innovativa e di una marcata propensione all’uso della tecnologia”, ha detto il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Assolombarda, Federico Chiarini. “Eppure, in Italia, si registra nell’anno in corso una contrazione del numero di imprese di questo tipo: un fenomeno meno percepito in Lombardia e nella città metropolitana di Milano che deve, comunque, accendere i riflettori sulla necessità
di sostenere idee, business e progetti. Si tratta di elementi che rappresentano, oggi più che mai, una prospettiva di sviluppo per l’intero Paese, non foss’altro per il coinvolgimento che ne può derivare con centri di ricerca, università e incubatori d’impresa. Ma non solo, penso anche alle opportunità legate a una sempre più stringente alleanza che può nascere con le grandi aziende: le startup, infatti, sono più inclini al cambiamento e attente al digitale; dal canto loro, le imprese mature dispongono di risorse più strutturate. Insieme possono diventare artefici di un connubio che può garantire una traiettoria di crescita per loro stessi oltre che per il territorio che rappresentano. In quest’ottica, il corporate venture capital deve diventare, sempre di più, un mezzo di finanziamento per sostenere le nuove realtà che si affacciano sul mercato, per
alimentare una spirale di crescita a beneficio della nostra economia”.