L’Orto di Jack srl, scaleup specializzata nella distribuzione omnichannel di ortofrutta, lavora un nuovo round da oltre 10 milioni di euro, da chiudere nei primi mesi del 2024. L’operazione arriva dopo che la società lo scorso ottobre 2023 ha completato l’acquisizione del gruppo Gala Fruit srl, storico grossista di ortofrutta con sede a Milano, di proprietà della famiglia Catalano. In quell’occasione, l’amministratore delegato di Gala Fruit, Antonio Catalano, ha reinvestito la maggior parte dei proceeds in un aumento di capitale bridge de L’Orto di Jack da 2,6 milioni, raccolto per finanziare parte dell’acquisizione.
Catalano è figura di spicco del settore, essendo anche presidente dei grossisti di ACMO, l’Associazione Commercianti del Mercato Ortofrutticolo di Milano, e diverrà presidente de L’Orto di Jack, che dopo l’operazione arriverà 40-42 milioni di ricavi run-rate. Ma la società è già proiettata verso i 65-70 milioni nel 2024, perché le risorse del nuovo round saranno utilizzate per finanziare altre acquisizioni, la prima delle quali, Ristoking, è stata chiusa lo scorso 1° gennaio, e altre due hanno closing previsto tra gennaio e marzo. Ma la pipeline conta altri 10-15 target, oltre a decine di fruttivendoli in tutto il Nord Italia.
Il nuovo round di raccolta, coordinato dall’advisor Vitale, si rivolge a fondi di venture capital e private equity che abbiano interesse nei settori food e foodtech o in progetti di scaleup italiani ad alta crescita. Con alcuni soggetti istituzionali le discussioni sono già in corso. L’operazione aprirà a inizio 2024 dopo che negli ultimi mesi del 2023 la scaleup ha completato il bridge di cui sopra, che segue un round da 6,3 milioni di euro, chiuso a marzo 2023 superando l’obiettivo di 4 milioni fissato al momento dell’apertura nell’agosto 2022 (si veda altro articolo di BeBeez).
Racconta tutto a BeBeez Pier Giraudi, da circa un anno co-ceo de L’Orto di Jack al fianco dell’altro co-ceo Arturo Casale. Peraltro Giraudi, ex consulente Bain&Co, ha partecipato all’ultimo round di raccolta ed era già socio de L’Orto di Jack in precedenza, attraverso la holding di investimento in startup TopLog srl, di cui sono soci anche Andrea e Max Catanese.
E’ quindi arrivata a un punto di svolta importante, la scaleup fondata nel 2017 originariamente come grossista di ortofrutta, che si è poi trasformata in un operatore digitale e omnichannel del settore, da quando nel 2019 sono entrati nel capitale i due nuovi soci Alessandro Della Nina (vice president presso Oaktree Capital Management a Londra) e appunto Arturo Casale (imprenditore della ristorazione milanese), attraverso il loro veicolo di investimento ACDN srl.
L’Orto di Jack è oggi l’unico operatore del tutto verticalmente integrato, in grado di gestire la distribuzione di ortofrutta dai produttori al singolo ristorante e ai propri negozi, il tutto supportato da sviluppi digitali proprietari unici in questo settore, caratterizzato da un generale livello di arretratezza e manualità nelle operations. A differenza dei semplici marketplace, la piattaforma de L’Orto di Jack controlla tutta la catena del valore, comprese le politiche commerciali, l’approvvigionamento e il magazzino. La piattaforma permette inoltre ai clienti ristoratori di gestire digitalmente anche le proprie liste di acquisto, i margini e così via. Infine, la società ha investito nella creazione di un laboratorio con strumentazione industria 4.0 per la preparazione di frutta e verdura lavata, tagliata e pre-cotta, che verrà ulteriormente espanso con le risorse del nuovo round e su cui L’Orto di Jack punta molto, come spiega Giraudi: “Nel mercato vi sono numerose iniziative che puntano a semplificare e ottimizzare il procurement dei ristoranti, offrendo soluzioni già pronte. Riteniamo che il nostro modello verticalmente integrato ci dia un vantaggio competitivo distintivo perché il fattore chiave di successo in questo business è il procurement, e dopo l’operazione Gala Fruit il nostro posizionamento e la nostra scala in tal senso sono unici”.
A proposito dell’operazione con Gala Fruit, Pier Giraudi ricorda: “Tutto è nato quando a dicembre 2022 avevamo definito l’acquisizione di piccolo competitor, parte di un gruppo molto più grande. Si trattava di Risto Gala srl, società che all’interno del gruppo Gala Fruit si occupava del servizio ai ristoranti. A quel punto abbiamo iniziato ad approfondire la conoscenza con la famiglia Catalano, proprietaria di Gala Fruit, e abbiamo capito che ci sarebbero potute essere delle sinergie uniche in una combinazione. A noi interessavano soprattutto il loro pacchetto clienti, la conoscenza del prodotto e del settore, l’accesso diretto e disintermediato al procurement e la loro piattaforma logistica all’interno dell’ortomercato di Milano, una delle più grandi e moderne del comprensorio. Mentre a loro mancava tutta la nostra tecnologia e l’accesso a capitali istituzionali. L’unione di questi elementi ci ha permesso di creare un player unico che ha il potenziale per diventare il leader del settore, continuando con la sua strategia di roll-up. Vediamo un potenziale enorme perché il nostro è un settore strategico per l’economia del paese, ma ancora iper frammentato e dove i capitali istituzionali non sono ancora entrati. Riteniamo che L’Orto di Jack rappresenti ormai la naturale piattaforma per il consolidamento e la professionalizzazione di questo segmento che solo in Italia vale circa 3 miliardi di euro”.
Gala Fruit ha chiuso il bilancio 2022 con 20,3 milioni di euro di ricavi e un ebitda di 247 mila euro, a fronte di un debito finanziario netto di circa 491 mila euro e un patrimonio netto di circa 290 mila euro (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). L’Orto di Jack, invece, ha chiuso il 2022 con 9,3 milioni di euro di ricavi, un ebitda negativo per 1,9 milioni, essendo ancora in piena fase di investimento, e un debito finanziario netto di 885 mila euro, a fronte di un patrimonio netto di 4,3 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente).
Nel corso dell’anno entrambe le realtà sono ulteriormente cresciute e appunto la somma dei due business porterà a un fatturato complessivo compreso tra i 40 e i 42 milioni. Ma non basta. E infatti, anticipa Giraudi: “Il 1° gennaio abbiamo chiuso l’acquisizione di Ristoking, un altro operatore del settore, e siamo già in due diligence / negoziazioni avanzate per altre due acquisizioni. Il fatturato complessivo aggiuntivo delle tre operazioni è di circa 25 milioni. Le operazioni saranno finanziate con una nuova linea di debito da 1,8 milioni appena ottenuta e con i capitali che saranno raccolti nel nuovo round. Per questo l’anno prossimo pensiamo di poter raggiungere un fatturato compreso tra i 65 e i 70 milioni. Quanto alla redditività, quest’anno l’ebitda si chiuderà ancora in negativo, ma negli ultimi mesi la traiettoria è stata in netto miglioramento e anzi a partire da dicembre siamo a break-even mensile, dopo un inizio 2023 in cui il burn rate mensile superava i duecentomila euro. Ora, proprio per far emergere profittabilità, dopo l’integrazione con Gala Fruit, ci concentreremo sulla razionalizzazione dei costi, dai multipli affitti pagati finora a quelli dell’amministrazione commerciale, fino al core della razionalizzazione dei costi di distribuzione logistica”.
Nel frattempo prenderanno corpo importanti sinergie. Spiega infatti ancora Giraudi: “Prima dell’integrazione con Gala Fruit dovevamo lavorare stando al di fuori del mercato ortofrutticolo e quindi dovevamo approvigionarci di notte, mettendoci in coda con gli altri distributori per entrare nel comprensorio, perdendo anche tre ore. Ora invece siamo l’unico distributore omnichannel dotato di una piattaforma logistica propria interna all’ortomercato, il che garantisce un grande vantaggio competitivo in termini di velocità di procedure di approvvigionamento. Siamo diventati quindi il primo player del mercato completamente integrato verticalmente. Abbiamo disintermediato del tutto la catena del valore, partendo da un progetto da B2B e arrivando anche ai retail, reimpossessandoci dei margini. Ci manca soltanto il lato della produzione agricola, ma Gala Fruit ci porta anche in dote anche il rapporto diretto con i produttori agricoli, che producono a marchio Gala Fruit e in esclusiva. Peraltro in futuro è prevista anche una linea a marchio L’Orto di Jack destinata al mercato retail”.
E a proposito di retail, aggiunge Giraudi, “negli ultimi mesi abbiamo acquistato tre negozi in Piemonte, che si vanno ad aggiungere ai sette che già possediamo a Milano, arrivando quindi ora a 10 negozi a insegna L’Orto di Jack. Le risorse del nuovo round serviranno anche a continuare le acquisizioni retail in Nord Italia”.
I nuovi capitali arriveranno, come accennato, dopo che la scaleup ha chiuso il bridge a fine 2023 e il precedente round nel marzo 2023. La chiusura del round non era mai stata resa pubblica prima. Si era aperto nell’agosto 2022 contestualmente all’avvio della terza campagna di equity crowdfunding su Mamacrowd (si veda altro articolo di BeBeez). La campagna aveva obiettivo di raccolta massimo di 2 milioni di euro, sulla base di una valutazione pre-money di 20 milioni, mentre puntava a raccogliere altri 2 milioni al di fuori della campagna. La campagna si è poi conclusa nell’ottobre 2022 con il massimo della raccolta, di cui un milione di euro investito dal comparto AZ AliCrowd II dell’AZ Eltif di Azimut Investments (il comparto AliCrowd I era già investitore nella società). Contestualmente alla campagna e nei mesi successivi, la scaleup ha poi raccolto ulteriori 4,3 milioni (superando il proprio target) dal Club degli Investitori e da un nutrito gruppo di investitori di spicco nel panorama italiano tra cui Massimo Giordano, managing partner Europe di McKinsey, e Michel Cohen, fondatore del gruppo DentalPro, partecipato da BC Partners, ma anche avvocati come Marco Sandoli (studio Di Tanno, esperto di temi fiscali e startup), veterani del settore come Paolo De Gennis (ex vice presidente di Esselunga, per 40 anni a fianco di Caprotti, anche membro dell’advisory board) e imprenditori come Mattia Visconti (specialista dell’hospitality in Cina e a Bali), e appunto il neo co-ceo Pier Giraudi.
Quell’operazione seguiva da un lato l’emissione di un prestito senior da 4 milioni di euro per lo sviluppo della rete retail da parte di illimity bank nel maggio 2022 e dall’altro l’erogazione di un prestito agevolato da un milione di euro a tasso zero a 12 anni per gli sviluppi tech da parte di Invitalia nell’ambito del bando Smart&Start. In precedenza la scaleup aveva raccolto altri circa 4 milioni di euro in vari round, da investitori privati, e in particolare da nomi noti del mondo della finanza e dell’imprenditoria, e dal crowd con due campagne di equity crowdfunding
La società ha tra i suoi investitori e nel suo advisory board anche parecchi manager del mondo della finanza come Mario Adario e Stefano Mazzoli (entrambi managing director di Oaktree Capital Management, Mazzoli a capo della practice Food & Agritech) e Marco Ariello (ex managing partner di Syntegra Capital ed ex presidente di Moleskine). Tra gli investitori della prima ora anche Federico Riggio (ex Kairos Investment management, cofondatore di Helikon Investments, hedge fund con circa un miliardo di euro di masse gestite), Matteo Bertoli (principal di Centerbridge Partners), Marco Marianelli (principal di Bregal) e Matteo Santecchia (investment professional nell’hedge fund americano Beach Point).