La rete europea di farmacie indipendenti riunita in Unifarco spa ha accantonato per il momento l’idea di quotarsi a Piazza Affari e ha deciso di volersi sviluppare ulteriormente a livello internazionale, dopo aver aperto a novembre una filiale in Francia con il supporto dello studio legale Grimaldi Alliance. Lo scrive MF-Milano Finanza, precisando che il gruppo di Santa Giustina (Belluno) punta anche al miglioramento della performance interna e al rafforzamento dei brand. Dell’ipotesi della quotazione aveva parlato per la prima volta nel settembre 2022 il ceo Massimo Slaviero ad Affari & Finanza.
Il network è formato oggi da oltre 6.400 farmacisti clienti in sei Paesi europei (Italia, Austria, Francia, Germania, Spagna e Svizzera), è proprietario di ventuno brevetti sviluppati in oltre quarant’anni di attività e realizza 61mila prodotti cosmetici, dermatologici, nutraceutici e di make up ogni giorno nello stabilimento veneto di 21mila metri quadrati. Il pacchetto di controllo del gruppo è saldamente nelle mani dei farmacisti-fondatori tramite UNI4 srl, posseduta da Giovanni Baratto (Science & Research vice president) e Massimo Slaviero (amministratore delegato) con il 26,73% ciascuno, da Luigi Corvi (Sales & Marketing vice president) con il 19,8%, da Ernesto Riva (presidente) con l’8,91% circa e dal figlio Marco Riva con il restante 17,82%. Tutti e cinque detengono inoltre partecipazioni dirette in Unifarco.
Il gruppo ha registrato nel 2022 un fatturato di quasi 147 milioni di euro, in crescita del 15,7% rispetto all’esercizio precedente, un ebitda di oltre 17,2 milioni e un indebitamento finanziario netto di circa 31,9 milioni (si veda qui il report di Leanus, dopo essersi registrati gratuitamente). L’incremento dei ricavi previsto per il 2023 è pari al 12%. Come spiegato da Corvi, Unifarco l’anno scorso ha subìto una leggera contrazione dei margini, mentre l’utile d’esercizio non si discosta granché dai 7,5 milioni del 2022. La flessione della marginalità è dipesa dall’incremento dei costi delle materie prime e dell’energia partito con la crisi in Ucraina, che ha influito sugli oneri di sviluppo dei nuovi prodotti, e dal conseguente aumento dei tassi d’interesse, che ha finito per gravare sul conto economico e sull’indebitamento del gruppo. Da qui la decisione di rinviare a data da destinarsi la quotazione in Borsa, progetto di qualche anno fa con cui Unifarco puntava a collocare il 15% per reperire mezzi freschi.
“Gran parte delle ipo avvenute negli ultimi mesi sono state portate a termine a valori piuttosto punitivi per le aziende che hanno fatto il grande passo verso Piazza Affari. In molti casi erano società che avevano bisogno di quotarsi e lo hanno fatto lo stesso, malgrado il contesto non certo favorevole. Al contrario, noi continuiamo ad avere interesse ad andare in borsa, ma non abbiamo una necessità impellente”, ha detto Corvi.
Il gruppo finora non ha mai escluso l’ingresso nel capitale di investitori istituzionali, come i fondi di private equity. Questa ipotesi resta quindi sullo sfondo, come la quotazione, anche perché Unifarco, che non ha alcun problema di cassa, può comunque disporre in casi di emergenza di un canale alternativo alla Borsa, ai fondi e al credito bancario. “Abbiamo circa 368 soci-clienti che detengono in tutto tra il 10% e l’11% del capitale e che sono molto interessati a incrementare il loro peso nell’azionariato, dopo aver visto crescere negli anni risultati e dividendi. Riusciamo sempre a generare cassa, ma all’occorrenza sappiamo di poter ricorrere all’aumento della partecipazione economica dei nostri soci e ottenere liquidità in tempi molto più rapidi rispetto ai canali convenzionali”, ha aggiunto.
Il piano industriale prevede il raggiungimento di 7.200 farmacie clienti nel 2025 e un forte incremento del fatturato. A novembre, come detto, è avvenuto lo sbarco diretto in Francia, dove il gruppo serve 610 farmacie. Il peso dell’estero sulle vendite si sta avvicinando velocemente al 30%. La Spagna, dove Unifarco serve 1.300 farmacie, apporta al fatturato quasi 18 milioni di euro, la Germania, che conta 920 farmacie, 11 milioni. In Italia, con oltre tremila farmacie, il gruppo ha meno della metà della clientela.
Per quanto riguarda il rafforzamento dei brand, Corvi ha segnalato “il forte sviluppo di Unifarco Biomedical, che quest’anno supererà i 22 milioni di euro di fatturato e rappresenta un’area fondamentale nelle terapie sulle patologie dermatologiche”. Nell’area della nutrizione ha investito sia su un nuovo progetto d’informazione medico-scientifica nel comparto della gastroenterologia, Biomalife, sia nell’ambito della nutrizione a basso tenore di carboidrati a funzionalità antinfiammatoria pro longevity Keep Life.
Ricordiamo che Unifarco nel mese di maggio del 2022 ha dato vita alla joint venture UniApotek assieme a Neo Apotek, il network italiano di farmacie guidato dalla famiglia Riva-Cocchi-Passoni nato tramite club deal alla fine del 2019 per iniziativa di Banca Profilo (si veda altro articolo di BeBeez). La nuova società, che vede Unifarco socia con il 30% e Neo Apotek con il restante 70%, ha l’obiettivo di sviluppare tra le farmacie-clienti del gruppo bellunese un network in grado di amplificare e rendere ancora più capillari e accessibili i servizi ai cittadini anche attraverso l’acquisto congiunto di prodotti e servizi. Neo Apotek e le sue 130 farmacie sono state poi vendute lo scorso mese di novembre a Dr. Max Group, che fa capo a Penta Investments (si veda altro articolo di BeBeez).