E’ pronto al lancio Maritime Ventures, il company builder promosso da CDP Venture Capital sgr d’intesa con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e dedicato alla costruzione e al lancio di nuove iniziative imprenditoriali, che svilupperanno prodotti e servizi per la digitalizzazione e l’innovazione delle pmi che operano nelle filiere nautica e logistico-portuale (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che per l’avvio del progetto, già annunciato lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez), sono stati messi a disposizione 8,7 milioni di euro dal Fondo Boost Innovation di CDP Venture Capital sgr, che investirà complessivamente circa 30 milioni di euro nel totale di 10 imprese che saranno via via create dal venture builder nei prossimi tre anni, che a loro volta potranno generare un effetto leva sul mercato che porterà gli investimenti complessivi per circa 70 milioni.
Maritime Ventures, guidata da Enrico Noseda, chief innovation officer di Cariplo Factory, ha due sedi operative, presso il Genova Blue District e a Trieste, grazie rispettivamente al sostegno del Comune ligure e della Regione Friuli-Venezia Giulia. Al capitale, che ammonta a 8,7 milioni di euro, partecipano anche il venture builder tedesco Bridgemaker e l’hub di open innovation Cariplo Factory, che opereranno in joint venture gestendo l’operatività di Maritime Ventures, il leader mondiale della cantieristica navale Fincantieri, PSA Italy, presente in Italia con tre terminal container che gestiscono il 25% dell’import-export del Belpaese, Intesa Sanpaolo, che ha investito nel progetto attraverso il fondo SEI-Sviluppo Ecosistemi Innovativi di Neva sgr, la società di venture capital del gruppo bancario, Fondazione Compagnia di San Paolo, che sostiene lo sviluppo del territorio genovese e ligure e Friulia, finanziaria della Regione Friuli-Venezia Giulia. Partner istituzionale di Maritime Ventures è Confindustria Genova.
Intesa Sanpaolo contribuirà anche attraverso la consulenza di Intesa Sanpaolo Innovation Center, società dedicata alla promozione e allo sviluppo dell’innovazione che controlla Neva sgr e supporterà l’interazione tra la gestione del progetto e l’ecosistema delle pmi appartenenti alle filiere coinvolte.
I comparti dell’economia del mare in cui le start up interverranno sul fronte della transizione digitale sono cinque: “Operazioni e logistica del terminal”, “Costruzione navale”, “Crociere”, “Traghetti passeggeri” e “Nautica da diporto”. Vediamoli uno per uno. La trasformazione digitale nelle operazioni e nella logistica dei terminal semplifica i sistemi portuali, digitalizza le procedure doganali e migliora la capacità intermodale. Ottimizzando la gestione dei camion e integrando soluzioni digitali, l’efficienza aumenta, i ritardi vengono ridotti al minimo e l’intera catena di fornitura diventa più agile e reattiva.
La digitalizzazione nella cantieristica navale rivoluziona il settore, migliorando l’efficienza della supply chain, migliorando il supporto ict e la sicurezza informatica e semplificando i processi di ingegneria. Questi progressi garantiscono una produzione più rapida, una maggiore sicurezza e un supporto tecnico più integrato, portando a un settore della cantieristica navale più resiliente e innovativo.
Le innovazioni digitali nel settore delle crociere migliorano l’esperienza dei passeggeri attraverso piattaforme crm, tecnologie di realtà aumentata e realtà virtuale, operazioni automatizzate e manutenzione predittiva, creando viaggi fluidi e personalizzati sia nei segmenti di massa che in quelli di lusso.
Gli aggiornamenti digitali sui traghetti passeggeri semplificano le operazioni con biglietteria digitale, check-in contactless, sistemi di navigazione avanzati e intrattenimento e connettività a bordo migliorati, garantendo un’esperienza di viaggio fluida, sicura e piacevole.
Infine, la digitalizzazione nella nautica da diporto dà vita a operazioni nei porti turistici più efficienti, ecologiche e incentrate sul cliente attraverso la digitalizzazione business-to-consumer e sistemi avanzati di gestione e controllo della sostenibilità.
Agostino Scornajenchi, amministratore delegato e direttore generale di CDP Venture Capital, in occasione della presentazione del progetto la scorsa settimana negli spazi del Genova Blue District, ha ricordato a Liguria Business Journal che “la filiera nautica nazionale è di fondamentale importanza per il Paese. Abbiamo 58 distretti virtuali importanti distribuiti sul fronte tirrenico e il fronte adriatico. L’industria nautica nazionale rappresenta il 15% dell’industria globale, abbiamo dei comparti come quello della nautica da diporto di lusso, dove arriviamo al 50% del mercato mondiale. Un mercato altamente competitivo su costi e materie prime, in cui il nostro valore aggiunto è quello dell’innovazione. Bisogna mettere insieme le industrie tradizionali, che esprimono dei fabbisogni di innovazione e di competitività, con quello che le nuove imprese sono in grado di fornire. Questo è un ponte che va costruito. Si può parlare di una sorta di start-up 2.0, un modo per mettere insieme l’innovazione con l’impresa di oggi. L’offerta di innovazione che arriva dalle start-up deve essere indirizzata verso i fabbisogni di innovazione delle grandi imprese, cosa che altri Paesi hanno fatto prima di noi e che noi abbiamo sempre fatto in passato: dobbiamo solo riscoprirlo e ricominciare”.
Lorenzo Franchini, responsabile del fondo Boost Innovation, ha spiegato che “quello che noi abbiamo proposto al Mimit e loro hanno accettato con entusiasmo e hanno finanziato in questa iniziativa è utilizzare le tecniche di venture building per creare aziende che portino delle soluzioni alle pmi di questa filiera. Le soluzioni diventano all’inizio dei prototipi che vengono testati, quelli che funzionano secondo i test di mercato si trasformano in imprese, quindi sostanzialmente spinofferemo delle imprese su cui troveremo le persone e noi come fondo investiremo per supportare la crescita finanziaria delle imprese assieme ad altri investitori che attrarremo sul mercato. Tendenzialmente non facciamo interventi su start-up esterne che si presentano. Siamo noi che sviluppiamo le idee e le trasformiamo in imprese. Però tutte le volte che valutiamo se sviluppare un’idea facciamo un’analisi di benchmarking e guardiamo cosa c’è sul mercato. Potrebbe succedere che nel voler sviluppare una soluzione troviamo un’impresa, una piccola impresa, una start up che fa esattamente quella cosa. In quel caso saremo noi ad andare dalla start up o dalla piccola impresa per sviluppare qualcosa insieme”.
La joint venture tra Bridgemaker e Cariplo Factory, ha precisato Franchini, è “il soggetto che operativamente farà l’attività di testing delle idee e di creazione di impresa. Noi, ovvero i promotori del progetto, gli istituti finanziari e le due aziende capofiliera, interagiremo con loro nel cercare di sviluppare le soluzioni ideali. Quindi a livello finanziario noi svolgiamo un ruolo sulla parte di equity sotto, sulle venture che verranno create, perché investiamo fino al 50% dei round che verranno fatti e attrarremo altri investitori. Gli istituti finanziari giocheranno un ruolo anche su altre risorse di debito. L’investimento complessivo sotto sarà di circa 70 milioni tra le dieci iniziative che svilupperemo. Circa il 50% lo metteremo noi e il resto lo prenderemo sul mercato da investitori privati e fondi di venture capital. Non chiediamo a Fincantieri e a PSA di investire sotto, ma chiaramente se ci saranno soluzioni particolarmente interessanti per loro lo potranno fare”.