![La direttrice di Artissima, Ilaria Bonacossa. Foto di Giorgio Perottino.](https://bebeez.it/files/2020/11/La-direttrice-di-Artissima-Ilaria-Bonacossa.-Foto-di-Giorgio-Perottino.-1024x683.jpg)
Se stai pianificando una fiera d’arte nel 2020, devi essere agile.
Dalla prima ondata di pandemia in primavera, quando l’Italia era l’epicentro, la direttrice della fiera Artissima di Torino, Ilaria Bonacossa, ha cancellato, annullato e reinventato più volte la fiera.
“Non ho mai lavorato così duramente a una fiera”, dice Bonacossa ad Artnet News. “A questo punto devo aver pianificato sei diverse fiere cercando di stare al passo con le regole che cambiano.”
Il suo ultimo piano era quello di aprire una versione ridotta e di persona della fiera, soprannominata Artissima Unplugged, questa settimana in tre dei musei di Torino: Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Palazzo Madama e il Museo d’Arte Orientale. .
La fiera, di proprietà della Fondazione Musei di Torino, finanzia i programmi museali della città. (Di solito si svolge al Lingotto, un’enorme arena originariamente costruita per i Giochi Olimpici Invernali del 2006).
Ma lunedì mattina, nel segno di quanto velocemente la situazione stia cambiando, è trapelata la notizia che il Governo italiano stava progettando di chiudere i musei ancora una volta.
Cosa che è poi diventata ufficiale a seguito all’annuncio del primo ministro italiano Giuseppe Conte che il paese sta rafforzando le restrizioni, inclusa la chiusura dei musei dal 5 novembre al 3 dicembre.
In altre parti d’Europa, le prossime fiere d’arte tra cui Art Cologne e due nuove fiere in Belgio, Art Antwerp e Warehouse Art Fair, sono state costrette a posticipare o annullare, poiché la Germania e il Belgio hanno intensificato le proprie risposte al virus.
(Qui sotto: Artissima 2020. “Stasi Frenetica” Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica, Torino. Foto Perottino – Piva Artissima.)
Bonacossa era preparata per questa possibilità e ha già cambiato marcia, spingendo l’apertura di persona di Artissima fino al 3 dicembre. Ora sta cercando di estendere la durata dello spettacolo oltre la data di chiusura originariamente prevista per il 9 gennaio.
Maurizio Cibrario, presidente della Fondazione Musei di Torino, racconta ad Artnet News che l’offerta di ospitare la fiera nei musei quest’anno è stata un modo per sostenere l’evento, ma che aiuta anche le istituzioni culturali.
“Artissima ha avuto una storia di successo nell’attrarre grandi folle e benefattori privati, entrambi risorse strategiche e necessarie per la sopravvivenza di un museo”, afferma. “Lavoriamo costantemente per ampliare il nostro pubblico e la fiera ha un forte richiamo sulle giovani generazioni, sia a livello locale che all’estero”.
Tenere l’evento nei musei avrà un ulteriore vantaggio, afferma Bonacossa, perché le istituzioni culturali sono particolarmente ben preparate per affrontare le esigenze di salute pubblica, che coinvolgono specifiche politiche di biglietteria, distanziamento e controllo della folla.
Ma la chiusura dei musei rappresenta l’ennesimo colpo per l’industria artistica, che deve ancora ricevere un salvataggio significativo dal governo italiano.
“Le persone sono davvero sconvolte dal fatto che il mondo culturale non sia supportato”, dice Bonacossa. “È un settore molto fragile, con molti lavoratori non occupati a tempo pieno e che sono sotto pressione economica senza alcun supporto, quindi è una situazione molto grave per gli operatori culturali in Italia in questo momento”.
Mentre i musei sono chiusi, tutte le opere della fiera saranno visibili online, dove le gallerie potranno caricare immagini e informazioni per un massimo di 20 opere.
All’evento partecipano più di 100 gallerie, tra cui le gallerie italiane Continua e Primo Marella, oltre alle new entry Lambda Lambda Lambda e Kogo.
Nel frattempo, “Artissima XYZ”, la piattaforma digitale della fiera per le sue tre sezioni curate, procede come previsto dal 3 novembre al 9 dicembre. Video e podcast con rivenditori, curatori e artisti saranno disponibili per la navigazione sul sito, che Bonacossa descrive come “più simile a una rivista d’arte contemporanea interattiva che a una sezione fiera”.