ACID ARAB, esce con Jdid (2LP Crammed Discs . cram 292DLP – 876623008033), «nuovo» nell’arabo parlato. Dopo il primo album che era stato tanto atteso Musique de France, uscito ad ottobre (Materiali Sonori), parte in tour con il gennaio 2020 percorrendo l’Europa e l’India. Un progetto ambizioso e singolare ; ascoltandolo ci si può perdere, in un vortice che del mondo arabo ha molte sonorità e quel ritmo travolgente che invita alla danza; allo stesso tempo sorprende e spiazza di continuo, a momenti aggressivo, un rock urbano duro, che richiama al frastuono della quotidianità, con improvvisi richiami che vengono da lontano: unendo techno di Detroit e acid house. Con questo album la band fa un passo avanti di slancio nel suo cammino per approfondire il dialogo tra le sponde settentrionale, meridionale e orientale del Mediterraneo (la sponda settentrionale che si estende, in questo caso particolare, fino alle rive dei fiumi Senna, Tamigi, Spree e Hudson). Ritmi da club-oriented, magazzini suburbani, ampie distese di dune desertiche, paesaggi di cemento e metallo, è stato scritto e concordo. Qualche momento lirico, di ritmi orientali arabi , fa capolino tra suoni graffianti e percussioni febbricitanti. Formato da Guido Minisky e Hervé Carvalho, Acid Arab, si è arricchito con Pierrot Casanova, Nicolas Borne e l’algerino Kenzi Bourras. L’album presenta contributi dei vocalist algerini Radia Menel, Sofiane Saidi, Amel Wahby e Cheikha Hadjla, dell’artista turco Cem Yildiz e del tastierista siriano Rizan Said, oltre a brani scritti in collaborazione con il produttore tunisino/belga Ammar 808 e con Les Filles d’Illighadadad del Niger, un vero melting pot, talora un po’ confusionario ma estremamente vitale. Dopo il debutto questo decennio Acid Arab non ha smesso di ricercare e mescolare tradizioni e suggestioni sfogliando gli spartiti e ascoltando il mondo intero, con un lavoro lento che ha portato il gruppo al debutto nel 2016, e altri tre anni per un nuovo lancio del collettivo.
a cura di Ilaria Guidantoni