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Alla Galleria Continua di San Gimignano fino al 12 maggio è di scena con Anxiety l’artista ucraina Zhanna Kadyrova, classe 1981, conosciuta a livello internazionale per la sua capacità di rigenerare i materiali spesso di risulta o di recupero in modo nuovo.
L’offensiva militare russa del 24 febbraio 2022 crea uno spartiacque nel suo lavoro perché da quel momento al centro della sua arte c’è la guerra declinata in diverse prospettive come appare anche nel video in mostra e nelle opere esposte alcune delle quali realizzate ad hoc per l’esposizione.
Subito dopo l’inizio del conflitto l’arte le appare un sogno che riesce a vedere solo mentre dorme come se i vent’anni precedenti fossero sospesi in un limbo. Poi si interroga sul ruolo dell’artista in un conflitto e, una volta messe in salvo la madre e la sorella, in Germania, sceglie di restare nel suo Paese per testimoniare, per esserci.
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Oltre ad alcune opere che richiamano l’identità del suo Paese come i ricami a punto croce che si trovano in tutte le case ucraine, sui quali nei lavori di Zhanna vengono tessute parole evocative della guerra, i “pani”.
In ucraino pane si dice palianytsia, la classica pagnotta di frumento grande e rotonda, cotta al forno. Già prima del conflitto questo termine ha cominciato ad assumere nuovi significati, indicando lo stesso popolo ucraino. Un simbolo in grado di distinguere i buoni dai cattivi perché i russi non sono in grado di pronunciare la parola correttamente.
Le opere dell’artista che simboleggiano il pane sono il risultato di un atto di resilienza perché la Kadyrova, fuggendo da Kiev dopo l’invasione, si è rifugiata in un luogo remoto ai confini dell’Ungheria, la Transcarpazia, in una casa rurale senza luce e riscaldamento, in una terra tra monti e boschi, diversi corsi d’acqua, una vita semplice, quella dei contadini, poche cose dalle quali ripartire. Sul fondo dei fiumi pietre levigate, scolpite dalla forza della natura che all’artista hanno evocato le pagnotte tradizionali. Da qui l’invito a riunirsi intorno a tavole imbandite da pietre tagliate a fette come pani, simbolo di vita e metafora dell’arte come pane quotidiano. Nasce così il progetto presentato alla Biennale di Venezia del 2022 con la particolarità di vendere le opere a peso devolvendo interamente il ricavato alla causa ucraina, senza mediazione con un interessamento diretto dell’artista, una condizione che la Galleria Continua ha accettato di buon grado.
a cura di Ilaria Guidantoni