Renato Guttuso, Antonio Ligabue, Fausto Pirandello: uomo, natura e ambiente nella storia dell’arte
A Reggio Emilia nella Galleria de’ Bonis fino al 27 febbraio è di scena l’allestimento che sarebbe dovuto essere nello stand di Arte Fiera a Bologna. E’ il caso di dire che se la montagna non va a Maometto, chi è profeta deve compiere il pellegrinaggio, in questo caso un po’ insolito.
Dopo la partecipazione a “Playlist”, vetrina digitale di Arte Fiera Bologna (online fino al 28 febbraio 2021), la Galleria ha deciso di recuperare il progetto realizzato presentando Arte Fiera arriva in Galleria. Uomo, natura e ambiente nella storia dell’arte. BeBeez ha avuto la possibilità di partecipare a una video-visita con la guida di Margherita Fontanesi, collaboratrice di Stanislao De’ Bonis, titolare della galleria omonima.
Com’è nata quest’idea e che senso ha in particolare questa mostra?
“L’occasione di pensare a delle visite con una video chiamata è stata una telefonata con video con una cliente che non potevamo vedere a causa del confinamento e alla quale abbiamo mostrato le opere e così è diventata una possibilità. La mostra nasce per valorizzare un lavoro impegnativo svolto in previsione della Fiera che purtroppo si è presa un anno sabbatico. Il nostro ottimismo non è stato premiato ma non ci siamo arresi. Il progetto richiesto dalla fiera è per altro importante perché si tratta di presentare un’esposizione con un filo conduttore e mostrare dei quadri inediti, ovvero che la Galleria non ha presentato in situazioni impegnative. Questa mostra inoltre esprime anche il desiderio di raggiungere i nostri clienti molti dei quali non sono sul territorio e quindi in questo momento impossibilitati a raggiungerci.”
Come sono distribuiti sul territorio i vostri collezionisti?
“Certamente ne abbiamo localmente ma molti sono a Milano e da qualche tempo anche al sud, soprattutto in Puglia e in Sicilia, da quando ci siamo specializzati su Renato Guttuso. D’altronde l’attenzione ai social per noi era già un impegno anche perché l’arte del Novecento si presta molto bene a questa dimensione, offrendo diversi spunti per raccontare storie curiose e il lavoro dietro le quinte, ad esempio in merito ai passaggi d proprietà di un’opera.”
Da cosa muove la scelta del tema, il rapporto dell’uomo con la natura?
“Da un bisogno personale del Gallerista e mio nel corso dei nostri confronti telefonici nel periodo del confinamento: Stanislao de’ Bonis vivendo in città ha sentito molto la mancanza della natura mentre io che vivo in collina ho apprezzato ancor di più questa dimensione come l’unica libertà possibile in una congiuntura difficile. Innanzi tutto ci tengo a precisare che l’accento su natura e ambiente non è una ripetizione.
Per natura facciamo riferimento soprattutto al paesaggio, alla dimensione selvaggia, mentre l’ambiente è legato alla natura addomesticata, antropizzata o anche agli interni che accolgono la nostra vita.
La mostra è un viaggio fra tre autori che sono gli artisti che trattiamo prioritariamente, Renato Guttuso (Bagheria, 1911 – Roma, 1987), il primo amore sul quale siamo specializzati; Antonio Ligabue (Zurigo, 1899 – Gualtieri, 1965) sul quale ci stiamo specializzando; e Fausto Pirandello (Roma, 1899 – Roma, 1975) sul quale lavoriamo da anni.”
Il nostro viaggio comincia con Antonio Ligabue e uno dei suoi tipici soggetti, una tigre che rincorre due cerbiatti, dove la natura ferina è protagonista. “Il paesaggio non ricorda quello padano o svizzero – ci ha fatto notare la Fontanesi – ma richiama l’esotico con un pattern di sfondo geometrico, insolito. Colpisce il volto della tigre con un ruggito che ricorda i versi degli animali come sono raffigurati nei bestiari medioevali, volti sconosciuti all’artista che attinge sia a tratti antropomorfici sia all’espressione più che all’impressione”, per certi versi addomesticandoli al contempo nell’immaginazione quasi come un cartone animato (ndr). Nell’opera Volpe in fuga l’animale è sempre protagonista, la presenza umana è assente anche se entra nella tela attraverso l’architettura sullo sfondo. Infine in Semina con cavalli, come in un crescendo, la presenza umana si intreccia a quella dell’animale che diventa non tanto un mezzo di lavoro quanto un compagno di fatica.
“È da notare questa dimensione di complicità con la natura, la presenza di numerosi dettagli come i finimenti dei cavalli o la camicia a quadretti dell’uomo – sottolinea Margherita Fontanesi – ma anche la grande cicogna sul campanile e gli uccelli in volo che ricordano quelli sul campo di grano di Van Gogh. In realtà Ligabue è il Van Gogh italiano”.
La visita prosegue con Renato Guttuso e Tre persone che guardano l’eruzione dell’Etna del 1983, quadro firmato e datato, che richiama alla cronaca, un anno nel quale il vulcano ha fatto i capricci e la persone si spingevano non senza rischi fino sulle pendici dello stesso attirati da uno spettacolo sconvolgente quanto suggestivo.
“La natura qui è dirompente, ci fa notare la nostra guida, e diventa un ritratto psicologico dello stesso artista. Da sottolineare il gioco del controluce esaltato con le figure di spalla in primo piano. L’opera con un ‘rosso Guttuso’ incandescente richiama nei toni quella di Caspar David Friedrich del 1818, Viandante sul mare di nebbia (che si trova nella Kunst Halle di Amburgo), manifesto del primo romanticismo tedesco in pittura, lo Sturm und Drang.”
Il secondo quadro in mostra del pittore siciliano è Passeggiata nel parco in cui l’ambiente presenta una natura addomesticata “con scelte non scontate: la visione decentrata di una strada che piega a destra e della quale non si vede la fine e la figura umana nodosa come l’albero al quale è addossata che quasi non si distingue dal tronco”, mette in risalto la Fontanesi.
Nell’opera Aranceto, la vegetazione sembra inghiottire un capanno e un palo della luce, con un effetto particolare dell’olio su carta – modalità consueta per il pittore – da pacchi che in alcuni tratti è lasciata libera e funziona come una campitura cromatica.
Con le opere di Fausto Pirandello si spazia dalle nature morte alla figura umana, dagli oggetti senza l’uomo, all’uomo senza oggetti. Fra le sue opere troviamo, esposto in vetrina, un Nudo disteso senza sfondo e Le Bagnanti, olio su cartone, sua consuetudine, che presenta un tema ricorrente per l’artista. Le donne guardano tutte il mare turchese, tranne una che sembra essere chiamata dallo spettatore. Le silhouette sono quasi un motivo decorativo, come se i loro corpi non fossero più carne. Interessante l’Omaggio a Giotto, con un’annotazione quasi geometrica in questo volto, decisamente singolare. La natura scompare ne La rissa, un’opera, ci racconta la Fontanesi, che era appartenuta alla collezione Zavattini, il quale forniva lui stesso tavole tutte uguali agli artisti ai quali commissionava il lavoro, di piccolo formato. Nella natura morta poi l’ambiente non ha la presenza umana la i suoi manufatti con una dovizia di particolari, tra cui spicca una dentiera.
Prima di salutarci una chicca, un dipinto molto piccolo di Antonio Ligabue, che sta sul palmo di una mano, una lumachina a grandezza naturale.
a cura di Ilaria Guidantoni