Transformative Experience, questo il titolo dell’edizione Artissima 2022, manifestazione che all’inizio di novembre trasforma appunto Torino nella città dove toccare il presente e immaginare, se non anticipare il futuro. Nel titolo c’è tutto il bisogno e l’auspicio di una trasformazione come evidenzia il direttore Luigi Fassi che ha realizzato un’edizione con 174 gallerie di cui 40 nuovi ingressi e il 59% stranieri, oltre una pletora di presenze curatoriali di ampio respiro. Artissima conferma la sua vocazione non muscolare e di ricerca, con lo sguardo rivolto al futuro, paradiso per i collezionisti che qui sentono di avere una ‘certificazione’ anche su artisti nuovi, non storicizzati. Il lavoro fatto sulle nuove gallerie vuol essere anche la possibilità di offrire a Torino un panorama su quanto accade in Europa, nel Mediterraneo e dall’altra parte dell’Oceano, andando i soliti noti. Buona la riduzione numerica che consente una fruizione più godibile negli spazi ariosi, forse un po’ spogli, e non lasciano sfinito il visitatore, rispetto a qualche edizione forse troppo affollata di proposte. Certo si nota uno scarto nel livello qualitativo tra le gallerie storicizzate e le nuove proposte
che forse sono ancora una premessa e probabilmente una promessa.
Per il terzo anno Main Partner di Artissima è Intesa Sanpaolo che nell’edizione 2022 conferma il suo impegno di promozione dell’arte moderna e contemporanea, valorizzando le proprie collezioni d’arte, i musei delle Gallerie d’Italia, in particolare il nuovo museo di Torino dedicato alla fotografia e ai linguaggi visivi, e le collaborazioni intessute con i principali soggetti nazionali e internazionali.
In occasione della Fiera ha presentato nella sala immersiva del museo di Piazza San Carlo, inaugurato a maggio scorso, Collective Individuals, una rassegna di opere video, molte delle quali presentate per la prima volta in Italia, di artisti rappresentati da gallerie partecipanti ad Artissima. Il progetto, curato da Leonardo Bigazzi, curatore della Fondazione In Between Art Film e dello Schermo dell’arte, intende offrire uno sguardo sulle contraddizioni del presente attraverso una selezione di opere che invitano a riflettere su una società sempre più polarizzata, in cui le disuguaglianze e i conflitti continuano ad aumentare. La capacità degli artisti di registrare queste criticità rappresenta un’opportunità per ripensare modelli ormai obsoleti e immaginarne di nuovi più aperti e inclusivi. La rassegna restituisce anche la varietà di tecniche utilizzate dagli artisti
nella pratica video contemporanea: dalle immagini registrate con un vecchio cellulare fino alle più sofisticate tecniche di elaborazione delle immagini digitali.
Intesa Sanpaolo è inoltre presente in fiera con l’esposizione di un nucleo di sei opere fotografiche originali realizzate dal celebre fotografo statunitense Gregory Crewdson (Brooklyn, 1962), su committenza della Banca, legate alla mostra Eveningside in corso al museo torinese del Gruppo fino al 22 gennaio 2023 ed entrate a far parte della collezione di Intesa Sanpaolo. Concepita come ultimo capitolo della trilogia iniziata con Cathedral of the Pines nel 2012 e proseguita con An Eclipse of Moths nel 2018, la serie Eveningside è stata concepita tra il 2021 e il 2022. Ambientata in varie città del Massachusetts occidentale, in set allestiti in spazi vuoti, desolati e parzialmente chiusi, Eveningside ritrae personaggi che indossano abiti associati alla loro presunta professione, all’interno dei rispettivi posti di lavoro o in relazione agli stessi. Anonimi ed allo stesso tempo intimi, personali ma anche politici, gli scorci di Pittsfield, Adams, North Adams e altri centri del New England compongono l’immaginaria cittadina di Eveningside,
una ricostruzione urbana in bianco e nero, metafora del convivere moderno, somma di tutte le città dove, tra il buio del crepuscolo, brillano scintille di speranza.
All’interno della fiera internazionale, Intesa Sanpaolo sarà inoltre al fianco della Fondazione Paul Thorel – nata per volontà dell’artista Paul Thorel (Londra 1956-Napoli 2020) per conservare e promuovere la sua opera e sostenere la creatività contemporanea – per il lancio di un premio annuale per artisti che operano con il linguaggio fotografico, che vedrà in giuria anche il direttore di Artissima, Luigi Fassi.
Alla Galleria Continua una bella antologia Loris Cecchini, Antony Gormley, Sabrina Mezzaqui, Rudi Ninov, Hans Op de Beeck con la sua poetica malinconica e algida, Ornaghi & Prestinari, Giovanni Ozzola, Arcangelo Sassolino, Kiki Smith e Marta Spagnoli.
La Galleria Paola Verreggia presenta Connecting Space 2018 – 2022 di Marina Paris, classe 1965, nata a Sassoferrato in provincia di Ancona. L’artista esprime la propria ricerca artistica attraverso diverse forme di rappresentazione e differenti media: grazie all’utilizzo del
disegno, dell’installazione e dell’immagine fotografica l’artista ricostruisce interni, luoghi della memoria come anche luoghi del presente. Lo spazio nella sua incessante e costante trasformazione è il tema cardine attorno al quale ruota la ricerca dell’artista. Più che installazioni le sue opere sono vere e proprie rielaborazioni sugli spazi, una interazione tra architettura e arte. Questo interesse per l’architettura – intesa come filtro per la percezione dello spazio circostante e sistema di relazione tra uomo e ambiente – invade quasi la totalità dei suoi lavori. Collage di vecchie cartoline, lacerate o sovrapposte a carte geografiche, segnano un repertorio di spazi erranti, nei quali il protagonista è il territorio italiano e le sue metamorfosi. Scenari urbani e domestici diventano dunque il codice linguistico con cui Marina Paris parla a quell’umanità di cui non palesa mai la presenza. I riferimenti collettivi e le componenti architettoniche diventano per l ‘artista strumenti antropologici per indagare l’identità dell’uomo contemporaneo, mentre interni metafisici, creati con collage di carte veline e o di cartoncini di varia grammatura colorata, coniano nuovi ambienti e nuovi contesti. Ad Artissima 2022 l’artista presenta il progetto Connecting Space 2018-2022, nato dall’interesse verso le tematiche delle Biennali di architettura veneziane che hanno indagato al meglio la connessione tra uomo-spazio e che hanno dimostrato, nel corso degli anni, la capacità di captare le vibrazioni sotterranee della realtà presente. Il progetto si compone di una serie di disegni tratti da immagini (foto, manifesti, brochure) delle varie Biennali di architettura e da disegni ripresi da alcune cartoline anni 50-70 che a loro volta sono state testimonianza degli spazi condivisi e di spazi liberi. La cartolina è un oggetto magico, uno spazio-tempo che attraversa confini, percorre, condivide. Anche se ora
in disuso la cartolina è stata per tutto il ‘900, e soprattutto nei regimi totalitari, una via di fuga, una forma di evasione, un modo per condividere una piccola porzione di spazio (cm.10×15). Connecting Space attraverso lo scarto mnemonico, tra passato e presente vuole offrire una riflessione sulle trasformazioni del rapporto tra uomo e spazio e sul modo di abitarlo. Tutti i disegni sono realizzati con grafite in bianco e nero, spessore e profondità del tratto, mutano a seconda delle matite utilizzate e delle contingenze”.
Mazzoleni, con sede a Londra e Torino, presenta Salvatore Astore, Andrea Francolino, Rebecca Moccia, David Reimondo, Shigeru Saito, Marinella Senatore e Massimo Vitali, una collettiva di artisti interconnessi dal tema della trasformazione sia dal punto di vista materiale sia sensoriale, la cui esperienza percettiva è modificata e rinnovata grazie all’interazione con una varietà di linguaggi, materiali e tecniche. Con l’occasione inaugura anche la personale, con sei nuovi pezzi, di Marinella Senatore, artista pugliese di primo piano per la galleria, curata da Guido Curto in Piazza dell’Annunziata fino all’8 gennaio 2023 e alla Reggia di Venaria fino al 5 febbraio 2023.
L’esperienza al contempo cognitiva e percettiva si modifica e si rinnova grazie all’interazione con una molteplicità di linguaggi, materiali e tecniche: “nuovi linguaggi determinano la nascita di nuovi mondi”. Nell’opera La materia del significato di David Reimondo, la correlazione tra esperienza cognitiva e sensoriale raggiunge la massima intensità: cotone, polistirolo, carta, piume, zucchero, sale, vetro, quarzo, corallo, ferro, sapone, cera, colla, oro, lana, stoffa, pigmento, plastica, gomma, petrolio, legno, sughero, resina di pino, vimini, pane, pelliccia, cuoio, carne, merda, osso, terra, argilla, ceramica, gesso, cemento,
marmo, lava, carbone, carbonio, grafite compongono quaranta simboli dando forma alla riflessione dell’artista sull’individuo e compiendo una simbiosi tra pensiero ed espressione formale. Le sculture luminose di Marinella Senatore, neon e luminarie, usano il potere simbolico della luce tangibile, che si fa parola, architettura e possibilità di relazione. “La fioritura personale avviene sempre all’interno del contesto collettivo, che poi è la mia idea di comunità attiva e in trasformazione”, spiega l’artista. Nelle opere di Senatore, dai collage alla pittura, dalle luminarie alle sculture di luce, trovano sempre voce e corpo le esperienze fondanti del suo lavoro, che hanno radici nelle azioni performative che l’artista ha condotto in più di 23 paesi con la School of Narrative Dance, giunta al suo decimo anniversario nel 2022, e nelle citazioni di empowerment collettivo, femminile e radicale nelle sculture luminose quali l’acclamata Dance First Think Later tratta da Samuel Beckett. In anteprima per il pubblico di Artissima, Massimo Vitali presenta i lavori realizzati in occasione della sua performance a Monopoli, 2022. Nella notte tra il 31 agosto e l’alba del 1° settembre, l’artista ha immortalato il bagno rituale di tradizione millenaria a Cala di Porta Vecchia, quale performance inaugurale dell’evento Panorama, organizzato da Italics e curato da Vincenzo de Bellis. Per la prima volta sono visibili al pubblico lo scatto selezionato dalla performance: in un’alba che si ripete immutabile da migliaia di anni, sono i volti e i gesti della contemporaneità nello sguardo di Vitali a trasformare il paesaggio della costa dei Trulli. Rebecca Moccia spinge il suo interesse per l’immagine fino a sondarne le possibilità narrative. Nell’ambito della ricerca Ministry of Loneliness, per Moccia, vincitrice della decima edizione di Italian Council, sono presentate le opere How cold as you are, inedite fotografie con
camera termica realizzate nel corso delle recenti residenze dell’artista a Londra, New York e Tokyo. La ricerca indaga la dimensione sociale e politica del negativo e del dolore, ma anche una nuova dimensione di public intimacy scaturita dalla pandemia e dal lockdown. Immagini e luoghi che rinviano al rapporto, materiale e simbolico, tra dimensione sociale e intima della salute emotiva e mettono in correlazione le immagini termiche con la riflessione politica e sociale dell’artista. Il lavoro di Andrea Francolino opera una trasmutazione dell’ambiente che l’accoglie. La sua ricerca sulla forma della crepa si muove tra la dimensione fisica e tangibile di ciò che è apparentemente spezzato – la crepa, la frattura – e la dimensione spirituale di quanto è nascosto nel vuoto, rappresentato dalla preziosità dell’oro e del lapislazzulo o dall’acqua di fiume, ghiacciaio, mare o fonte naturale nella nuova serie delle cosiddette crepe d’acqua. Compiendo un viaggio anche fisico in luoghi remoti, l’artista invita all’intima riflessione sulla fragilità e l’impermanenza. Le opere antropomorfe di Salvatore Astore richiamano immagini primordiali latenti nell’inconscio collettivo. Il titolo “Sconfinamenti”, che accomuna sculture e disegni, rimanda alle forme ormai riconoscibili delle calotte che bucano
lo spazio in una dialettica di pieni e vuoti e dilatano la superficie bidimensionale del foglio. L’esperienza trasformativa è insita nelle opere di Shigeru Saito. Il vuoto ritorna come elemento compositivo delle sculture, ma in Saito diviene elemento essenziale e complementare alle proprietà riflettenti del metallo per generare la trasparenza e l’”infinito riflesso” di cui parla l’artista per riassumere la sua opera. La ripetizione e lo sviluppo di elementi modulari insieme alle vibrazioni luminose danno vita alla moltiplicazione delle prospettive e a inganni percettivi che coinvolgono e attivano lo spettatore.
La Galleria romana Zanin Z2o propone Cesare Tacchi & Michele Tocca Painter as Janus, il dialogo tra un artista storicizza, nato nel 1940 e morto nel 2014, al quale al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2016 è stata organizzata una retrospettiva e un artista di Subiaco che oggi vive a Londra, dove si è laureato al Royal College, classe 1983. Tacchi è partito dalle tappezzerie con un lessico pop tipico degli Anni Sessanta, muovendosi nell’orbita della Scuola Romana e all’Oval è presento con un’opera del 1982, Meteore fino all’ultima fase con suggestioni surrealiste, attraverso un lavoro in collaborazione con l’Archivio gestito da gaia
Elisa Tacchi. Tocca ha vinto il PAC con la Gam di Torino che ha acquisito 12 suoi lavori e nel 2023 si terrà una mostra dei suoi paesaggi in dialogo con la collezione dei Paesaggisti dell’Ottocento della Gam di Torino.
Dalla torinese Biasutti&Biasutti il progetto molto suggestivo e di grande impatto Bianca natura dedicato alla neve come apoteosi della bellezza naturale, un omaggio a Piero Gilardi e ai suoi Tappeti-Natura, alcuni dei quali nascono senza teche mentre altri acquistano un volto diverso proprio nella teca, come alcune ‘bolle’ che evocano l’idea della boule de neige. Oltre a due grandi lavori dedicati al bosco innevato, una grande installazione con dieci ‘pezzi’, dal bosco, al fiume che nasce e scorre attraverso le stagioni e gli spazi, recuperando un progetto realizzato nel 2005 per i Giochi Olimpici del 2006 a Torino, celebrazione della natura, facendo riaffiorare la natura come ‘modo di essere’, di considerare il mondo così come l’artista proponeva all’inizione, nei suoi primi lavori del 1965, ovvero il sogno di una natura incontaminata.
Da Castiglioni Fine Arts, galleria con sede a Milano e San Paolo in Brasile è di scena Marco Pio Mucci, beneventano da dieci anni a Milano. Nasce come disegnatore e ha fondato la rivista Sgomento Comics, per valorizzare la cultura fumettistica italiana che in un certo momento si era assopita. In mostra disegni tutti realizzati con la biro Bic tranne uno che è a matita; alcuni oli su tela Napoli che crea con un particolare assorbimento un effetto simile alla carta; e una scultura, un pinto che dovrebbe rappresentare un semplice supporto ma è colorato con i gessetti da biliardo lasciati sulla superficie. L’idea è quindi giocosa come il riferimento costante all’elemento biografico nella citazione degli oggetti del desiderio dagli orologi alla barca a vela. Da Schiavo Zoppelli Gallery, tra gli arti spicca l’artista milanese metafisico Patrick Tuttofuoco, che con Awaken, interpreta il tema curatoriale della fiera unendo neon, metacrilato e ferro per il supporto.
Alla Galleria fiorentina Veda, all’interno della Manifattura Tabacchi, collocata nella sezione monologue/dialogue, mette in scena due artiste, la newyorkese Monique Mouton con la quale la galleria collabora da qualche anno e la svedese Eva Lofdahl che vive e lavora a Stoccolma. La prima con la pittura e con uno sguardo più ampio, la seconda con la scultura, in legno e in ceramica, con un focus più mirato, affrontano gli stessi temi.
Lucia Marcucci. Il potere delle immagini è la personale che presenta la Galleria fiorentina Frittelli, un dialogo tra i primi collage dell’artista (1960-1970), una reinterpretazione ironica e provocatoria dei temi sociali e politici dell’epoca, con le opere più recenti (2000-2010) che propongono un’analisi dei codici della pubblicità nel nostro tempo. Come ha spiegato Marco Frittelli, che con la sua galleria ha un’attenzione particolare per la poesia visiva, si inserisce negli Anni Sessanta, guardando al mondo Pop che denuncia il consumismo orientandosi poi al cinema e focalizzandosi sull’immagine ma con un’anima punk, di rottura, che è soprattutto parola e voce, anche se sotto forma di immagine. Dal punto di vista estetico precorre gli Anni Settanta, anticipando anche quella società consumistica che in Italia non si era ancora affermata. Il focus su Lucia Marcucci è il modo per confermare anche l’attenzione della galleria verso autori eclissati sebbene importanti: in questo caso, per una malattia, la carriera dell’artista si è fermata nel 2012 ed esporla è un modo per alimentarne la memoria, essendo stata tra l’altro tra le fondatrici del Gruppo ’70.
La vita nascosta delle statue è al centro del lavoro di Elisa Sighicelli, torinese, classe 1968, esposta dalla Galleria Rossi&Rossi con sede a Londra e Hong Kong, che racconta un mondo nascosto, quello del deposito della Gam di Milano, dove si è tenuta una sua personale la scorsa primavera, As Above, So Below, che era stata curata Paola Zatti, conservatrice responsabile della Galleria d’Arte Moderna di Milano. Sempre nello stesso spazio anche le opere di Tsherin Sherpa, classe 1968, che lavora tra la California e Katmandu, che ha rappresentato il Nepal alla Biennale di Venezia 2022, operando una sintesi di colori, simboli e gestualità della sua cultura tradizionale in chiave contemporanea. La Galleria parigina In situ Fabienne Leclerc espone un trio di artisti iraniani che vivono e lavorano insieme a Dubai dal 2009, in esilio politico, pur avendo conservato, ognuno una sua propria espressione, anche se ad Artissima sono presentati tutti lavori collettivi, rispettivamente dei fratelli Ramin (classe 1975) e Rokni (classe 1978) Haerizadeh e Hesam Rahmanian (classe 1980) tra i quali un’installazione che è anche a Venezia a OGR con piatti ceramiche; lavori su carta, un lavoro video e un tappeto che è un tipo di lavoro nuovo, prodotto in Perù da un’associazione che si occupa di infanzia e che ‘certifica’ un’attenzione al sociale. Gli inizi del loro linguaggio artistico sono stati seminati nel 1999 in Iran e la pratica collettiva, la negazione dell’individualismo, è divenuta una pratica sovversiva, una visione della vita quotidiana nonché una metafora della reciproca solidarietà, creando però al contempo una distanza emozionale che suscita lo stupore presso l’osservatore piuttosto che l’empatia, mantenendo l’analisi critica come obiettivo.
a cura di Ilaria Guidantoni