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Oblong Contemporary Art Gallery presenta fino al 31 agosto, nella sede di Forte dei Marmi, in provincia di Lucca, la mostra personale Bodytype di Lorenzo Marini, artista che partecipa alla 60° Esposizione Internazionale d’Arte-La Biennale di Venezia, all’interno del Padiglione di Grenada; accompagnata da un catalogo disponibile in libreria.
L’esposizione, inaugurata alla presenza dell’artista, raccoglie una decina di opere recenti appartenenti alla serie Bodytype, che dà il titolo alla mostra, di cui è partner lo champagne Nero Lifestyle.
Dipinti a tecnica mista su tela in cui l’artista associa la parola al corpo, proponendo una crasi tra il linguaggio verbale, apprezzabile nella sua valenza estetica, e il linguaggio del corpo, ovvero la forma di comunicazione non verbale per eccellenza. Il corpo è solo uno degli infiniti modi di rappresentare le lettere che per Marini non sono semplici strumenti per scrivere, tasselli di una catena di montaggio quanto, seguendo la tradizione orientale della calligrafia, entità dotate di senso e infinitamente rappresentabili. L’artista sceglie alcune rappresentazioni che diventano arte elevando così la semplice grafica a opera creativa.
Il progetto intende rendere omaggio, a 100 anni di distanza, all’illustratore Ertè, nato a San Pietroburgo ma naturalizzato a Parigi, che in piena Art Déco si avvaleva della geometria del corpo per ridisegnare la tipografia, con un procedimento analogo a quello del remake nel cinema. Se Romain de Tirtoff utilizzava china, tempere e acquerelli, Marini unisce fotografia, grafica digitale e segno pittorico, dando vita a corpi-lettera, sedimentazione sociale del corpo fisico e geometria del corpo che diventa segno.
“L’artista, il creativo, il creatore, si interroga su come la scrittura, e conseguentemente il modo di comunicare, si stia trasformando: la parola, che è stata da sempre sinonimo di contatto, oggi sta rischiando di diventare distanza. L’inesorabile sviluppo tecnologico che stiamo vivendo, o stiamo subendo, rischia di spostare il linguaggio verso la non parola, in un mondo nel quale la necessità di dialogare, di raccontarsi e di comunicare è grande. E qui entra in gioco il linguaggio del corpo. Diventano protagonisti i gesti, le espressioni, la postura, e a quel punto bisogna solo saperne, e volerne, interpretare i segnali”, scrive Paola Marucci, titolare di Oblong Contemporary Art Gallery.
Fondatore della TypeArt e autore del Manifesto per la liberazione delle lettere del 2017, Lorenzo Marini ha fatto tesoro della sua trentennale esperienza nel campo della pubblicità conducendo una ricerca artistica che lo ha portato ad esporre a New York, Los Angeles, Seoul, Milano, Firenze e Siena.
Interessato a liberare le lettere dalla loro funzione linguistica, valorizzandone la forma e la singolarità, a partire dalla logica degli spazi e degli equilibri e dal carattere pop dell’alfabeto, l’artista ha recuperato l’autonomia del segno grafico, proponendo così una riflessione sul linguaggio del presente e sul futuro della comunicazione.
“Suggerire è più interessante che dichiarare”, scrive Lorenzo Marini. “La singola lettera o un intero alfabeto è un gioco dialogante tra chi legge e chi compone. Un nascondino parziale, una intimità condivisa, un gesto pittorico per completare il legame con la scrittura calligrafica, dove l’Oriente fa capolino con i suoi ideogrammi secolarizzati. Come i logotipi che circondano la nostra vita, anche questi corpi maschili e femminili diventano lettere-icone, passando dal luogo della lettura a quello della condivisione visiva”.
Così un segno povero e semplice come una lettera diventa un disegno partendo dalla considerazione che soprattutto quando si impara a scrivere c’è un processo di associazione, partendo dalla A come “albero”. Per i greci ad esempio la O era simbolo di dio perché evocava la completezza; mentre la I viene associata alla luce per lo più. Tra l’altro il mondo delle lettere è evocative e nel tempo si è caricato di significato, così ad esempio la prima lettera dell’alfabeto risulta nella maggior parte dei casi simpatica ed è associata al giallo e all’arancio. Il tema della sinestesia con immagini, suoni – che Marini impiega nelle installazioni – colori e odori è all’inizio del processo creativo. Le lettere nel tempo hanno perso il riferimento diretto ed esclusivo all’oggetto o concetto così dal pittogramma si è passati all’ideogramma fino alla scrittura arbitraria, dove ogni segno non è altro che una potenzialità. Partendo da quest’assunzione Marini ribalta la prospettiva senza però vincolare segno e senso in un modo univoco. L’ideogramma moderno è la possibilità dell’arte.
Chi è Lorenzo Marini
È un artista italiano che vive e lavora fra Milano, Los Angeles e New York. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arte di Venezia con Emilio Vedova, ma si è laureato in Architettura e ha lavorato con successo per trent’anni nel mondo della pubblicità. Nel 2016 ha un’intuizione artistica che lo porta a celebrare la bellezza delle lettere. Nel 2017, forte dei riscontri ottenuti, scrive il Manifesto per la liberazione delle lettere diventando, di fatto, il caposcuola di una nuova forma d’arte: quella di dedicare ad ogni singola lettera dell’alfabeto un’opera, liberando così le lettere dall’obbligo della funzione, per celebrarne la bellezza intrinseca. Tra le principali esposizioni si segnalano: Artype (Padiglione Armenia, Biennale Arte 2017, Venezia, 2017), Out of Words (Gaggenau Hub, Milano, 2020), Dal Silenzio alla Parola (Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia, 2020), Digital Art Installation (Piazza Gae Aulenti, Milano, 2020), Alphatype21 (Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles, 2021), Di Segni e di Sogni (Santa Maria della Scala, Siena, 2021), Olivettype (Palazzo Uffici Olivetti, Ivrea, 2022), I-stanze (Spazio Thetis, Arsenale, Venezia, 2022), World Art Expo (Seoul Coex, Corea del Sud, 2024), Padiglione Grenada alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (Palazzo Albrizzi Capello, Venezia, 2024). Alcune sue opere sono conservate nelle collezioni di Galleria Borghese, Roma; Palazzo del Pegaso, Firenze; Musei Civici Palazzo Buonaccorsi, Macerata; Museo della Permanente, Milano; Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia; Santa Maria della Scala, Siena; Galleria Civica Guzzini, Recanati; Museo Acqua Franca, Milano; Museo dei Beni Culturali, Genova.
a cura di Ilaria Guidantoni