In sala dal 27 aprile, per la prima volta in Italia, Cane che abbaia non morde, il film-debutto del regista coreano Bong Joon-Ho, Premio Oscar per Parasite; distribuito da P.F.A. Films ed Emme Cinematografica in versione originale sottotitolato in italiano. Il film, datato 2000, interpretato da Lee Sun Jae e Bae Doo Na, già vincitore del Fipresci Prize all’Hong Kong International Film Festival 2001 è una critica alla società classista coreana, ossessionata dal profitto e dalla scalata sociale, tema ripreso poi proprio in Parasite. Prodotto da Cinema Service, Cj Enterainment e Sidus Pictures, il film è sceneggiato dal regista con Sohn Tae-Woon e Song Ji-Ho e vede alla direzione della fotografia Cho Yong Gyu, alle scenografie Lee Jin-Young, alle musiche Cho Sung Woo e al montaggio Lee Eun Soo. Il film racconta una settimana di peripezie, apparentemente molto piatta, all’interno di un complesso residenziale. Yoon-ju è un ricercatore universitario che vive con la
moglie in un piccolo appartamento di periferia. La coppia è in attesa del primo figlio, Yoon-ju è frustrato dal fatto di non essere ancora riuscito a farsi assegnare una cattedra. Ben presto si convince che la causa principale del suo malessere sia il continuo abbaiare dei cani appartenenti ai suoi vicini e per questo decide di iniziare a eliminarli. Dopo averne brutalmente ammazzati due, viene però casualmente scoperto da una ragazza, che tenta di acciuffarlo senza però riuscirci. La situazione sembra precipitare quando la moglie di Yoon-ju decide a sua volta di prendere un cane, mentre la ragazza continua a cercarlo…Una storia di ordinaria follia quotidiana, per alcuni aspetti scialba, messa in scena da personaggi dimessi, che esplodono in una violenza improvvisa e covata sotto la cenere. Girato con una lentezza esasperante in una luce ombrosa e in ambienti bui e opprimenti. Una violenza non carnale, sanguigna, con una freddezza dall’apparenza quasi giocosa e assurda, potremmo dire per futili motivi. Si confermano alcuni stilemi del suo cinema, di un rovesciamento delle posizioni iniziali con alcune esasperazioni forse a volte sopravvalutate, per quanto lo scavo di tipologie
psicologiche frustrate e disturbate abbiano alcuni aspetti interessanti. Toni dimessi che si rovesciano fino al paradosso e che sono ascrivibili in parte anche alle categorie, senza voler generalizzare, del cinema coreano; probabilmente un po’ insistenti e sopravvalutate.
Chi è Bong Joon-Ho
Regista tra i più interessanti del cinema sudcoreano d’inizio nuovo millennio, Bong Joon-Ho ha attraversato diversi generi, riuscendo sempre a imprimere ai suoi lavori un tocco personale e profondo, da visionario sperimentatore. Spazia dall’approfondimento sociale all’action-movie, si muove bene nel poliziesco come nella commedia nera e può dare vita a piccoli capolavori di messa in scena come Parasite. Firma il suo esordio cinematografico con Cane che abbaia non morde – Barking Dogs Never bite (in originale Peullandaseu-ui gae), quindi nel 2003 dirige Memorie di un assassino – Memories of Murder. Nel 2006 con The Host prende spunto dal più classico dei B-movie di matrice ecologica, creando una metafora sulla realtà contemporanea con una
mostruosa creatura terrorizza Seul facendo incetta
di corpi in una fognatura che gli serve da dispensa. Madre, del 2009, rappresenta una ricerca della verità. Nel 2013 l’esordio in lingua inglese con la fantascienza post-apocalittica di Snowpiercer (2013), cui fa seguito Okja (2017). Nel 2019 torna a girare un film nel suo Paese e nella sua lingua e firma il potentissimo Parasite, premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes, con il Golden Globe al miglior film, con il BAFTA al miglior film non in lingua inglese e migliore sceneggiatura originale, con il Critics Choice Awards al miglior regista (ex aequo con Sam Mendes per 1917) e con quattro Premi Oscar: miglior sceneggiatura originale, miglior regia, miglior film internazionale e miglior film (primo lungometraggio non in lingua inglese nella storia del cinema a ricevere questo riconoscimento). Bong Joon-ho – in questo periodo impegnato con due sceneggiature contemporaneamente, una in inglese e una in coreano: “Il film coreano è ambientato a Seoul e ha elementi unici di horror e azione. Quello in inglese è un progetto drammatico, basato su eventi realmente accaduti nel 2016. Dovrebbe essere ambientato metà negli Stati Uniti e metà in Inghilterra. Il primo potrebbe essere paragonato a Parasite, come atmosfere. Il secondo a Madre”. È stato presidente di giuria alla Mostra del Cinema di Venezia 2021.
I.G.