Dall’Inferno all’Empireo. Il mondo di Dante tra scienza e poesia, questo il titolo che mette insieme due aspetti molto diversi soprattutto ai nostri occhi, due dimensioni che nel Sommo Poeta dialogavano alla luce del modello di formazione classica. Non è infatti un caso che Dante facesse parte della Corporazione dei medici e degli speziali e che nel medioevo era consolidato il sistema educativo legato alle arti liberali, al trivium letterario e al quadrivium scientifico del quale per altro faceva parte la musica che oggi consideriamo una materia umanistica. Questa premessa spiega lo spirito di una piccola mostra allestita nella Sala del Fiorino della Galleria d’Arte Moderna a Palazzo Pitti fino al 6 marzo prossimo, a cura del Direttore Scientifico del Museo Galileo, Filippo Camerota, affiancato da un panel di studiosi che fanno parte del comitato scientifico della mostra. Manoscritti, disegni, incisioni, mappe di un aldilà immaginato, strumenti scientifici e riproduzioni video rappresentano la Terra e la struttura cosmologica dell’Universo come erano conosciute dal poeta fiorentino con riferimento, in
particolare, al Convivio e, soprattutto, alla Divina Commedia che riflette in modo poetico e immaginifico una profonda conoscenza e passione per l’astronomia. Con il patrocinio e il sostegno del Comitato Nazionale per la celebrazione dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, la collaborazione tra Museo Galileo e Gallerie degli Uffizi si rinnova nella realizzazione di un evento originale, che conclude le molte iniziative di questo anno dantesco.
Prendendo spunto dalle lezioni accademiche di Galileo sulla misura e sul luogo dell’Inferno dantesco – dove lo scienziato definiva il poeta “corografo e architetto” – la mostra inquadra le
competenze scientifiche di Dante nella cultura del suo tempo, tracciando il profilo dell’Alighieri come medico, abbachista, geométra, ‘geologo’ e cosmografo. I passi della Commedia, del Convivio e della Questio de aqua et terra sono illustrati attraverso l’esposizione di opere artistiche, manoscritti, modelli tridimensionali e prodotti multimediali che illustrano il sistema cosmologico, la geografia fisica e la geografia spirituale delle opere dantesche.
Particolare risalto viene dato al rapporto con la cultura islamica che chiaramente interessava il Sommo Poeta, profondo conoscitore della filosofia naturale di Averroè, della scienza medica di Avicenna, e dell’opera astronomica di al-Farghani, un aspetto decisamente sottovalutato nello studio di questo autore. Dal Kitāb fī ģiawāmi ‘ilm al-nuģiūm di Al-Farghani – noto in Occidente come Liber de aggregationibus scientiae stellarum nella traduzione latina di Gherardo da Cremona – derivano quasi tutte le informazioni astronomiche dell’Alighieri. Questo testo è un commento dell’Almagesto, dall’arabo al-magesti, “compendio sommo” trattato sul moto delle stelle, fu scritto in origine in greco da Claudio Tolomeo di Alessandria secondo una visione geocentrica, da cui la visione tolemaica; poi perso in Europa fu conosciuto dalle due traduzioni in arabo. Nel XII secolo fu prodotta una versione spagnola, più tardi tradotta in latino sotto il patronato dell’imperatore Federico II; mentre un’altra versione in latino, questa volta tradotta direttamente dall’arabo, fu prodotta da Gherardo da Cremona, anche se alcuni termini tecnici furono tradotti in modo errato.
Le sezioni dell’esposizione replicano idealmente la tripartizione della Commedia. Il percorso espositivo è scandito da tre sale che rappresentano le tre cantiche. Nella prima, Inferno, il visitatore si trova immerso nelle viscere della Terra; alzando lo sguardo verso la copertura a cupola appaiono le terre emerse dall’interno, vale a dire dal punto di vista di Lucifero, il cui immenso corpo sta sospeso al vertice della grande voragine conica che ospita le anime dei dannati. Nell’esposizione è presentata la ricostruzione di Antonio di Tuccio Manetti che, alla fine del Quattrocento, inaugurò una lunga stagione di studi sul sito, forma e misura dell’inferno dantesco. La grande voragine dei dannati era in asse con la città di Gerusalemme e aveva l’entrata in prossimità di Cuma e del Lago Averno. L’immenso vuoto sotterraneo si estendeva dalla Sicilia alla Persia e dall’Etiopia al Mar Caspio. Nel Purgatorio, la sala è coperta dal cielo stellato dell’emisfero australe, là dove Dante immagina di trovarsi una volta uscito “a riveder le stelle”. Nell’ultima, dedicata al Paradiso, il visitatore si trova sospeso tra il mondo materiale, riprodotto sul pavimento secondo il sistema tolemaico, e il mondo spirituale, rappresentato sulla cupola dalle schiere angeliche che ruotano vorticosamente intorno al punto luminosissimo da cui tutto ha origine e verso cui tutto è proteso.
Oltre preziose opere originali – manoscritti, stampe, disegni, incisioni, mappe del mondo e strumenti scientifici – sono in mostra riproduzioni in alta risoluzione di opere non trasportabili, grandi modelli tridimensionali che rappresentano la Terra e la struttura cosmologica dell’Universo come erano conosciute da Dante, e filmati realizzati dal Laboratorio Multimediale del Museo Galileo. Un video prodotto da Infini.to-Planetario di Torino per l’Agenzia Spaziale Italiana mette a confronto il mondo di Dante con le moderne esplorazioni del Sistema Solare. Inoltre, grazie a due proiezioni multimediali immersive prodotte da camerAnebbia, i visitatori sono trasportati all’interno delle straordinarie miniature di un prezioso manoscritto della Commedia conservato alla British Library e possono rivivere l’esperienza del viaggio cosmico nell’infinito intrapreso dal Poeta.
a cura di Ilaria Guidantoni