A Bolgheri il territorio è intrecciato con la cultura, come i suoi cipressi alla poesia, così il vino all’arte. A due passi da Castagneto Carducci, il borgo evoca la poesia Davanti a San Guido pubblicata nelle Rime Nuove del poeta di Val di Castello, a due passi da Pietrasanta nella Versilia lucchese, primo italiano a ricevere il Nobel nel 1906, che cita i suoi cipressi, diventati parte del patrimonio immateriale culturale e anche ambientale, due filari di 2.540 alberi che secondo alcuni ne fanno il viale più bello al mondo. Castagneto Marittimo, divenuto poi in onore del poeta Castagneto Carducci, nel feudo della famiglia Della Gherardesca trasuda la cultura della campagna tipica della nobiltà storica toscana che fa rima con olio e vino, in particolare come la manifestazione Divino Bolgheri ricorda, anche con una cena lunga un chilometro lungo il viale.
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Queste colline di struggente bellezza che si affacciano sul mare, hanno saputo intrecciare la conservazione della cultura del gusto tradizionale nell’architettura, artigianato e tavola con una forte imprenditorialità nel settore vinicolo che ha reso la zona un riferimento internazionale con nomi di spicco. Donne Fittipaldi azienda presso la quale BeBeez è stata invitata per la presentazione in anteprima della nuova etichetta il 3 settembre scorso, Magnetic, sono il simbolo dell’unione dello spirito imprenditoriale e creativo ad un tempo, in questo caso tutto al femminile. Alla testa dell’azienda la spumeggiante Maria Fittipaldi Menarini con le sue quattro figlie, Carlotta, Giulia, Serena e Valentina.
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La filosofia imprenditoriale sposa la tradizione della conservazione del gusto e della promozione del territorio con la capacità di lavorare in una squadra con competenze ben distinte come lo richiede un’impresa su un mercato sempre più aggressivo, anche se la domanda cresce; ma i giochi, sappiamo, non si fanno più sui numeri e sulla crescita dei consumi. Non più soltanto. Il motto aziendale è infatti una frase di Dacia Maraini, “Ieri come oggi, avere coraggio significa per una donna pensare e scegliere con la propria testa, anche attraverso un silenzio nutrito di idee.” Da sempre indirizzata al connubio tra il vino e l’arte e, fin dagli inizi, si è legata all’artista e amico Giorgio Restelli, in arte Giores, per la realizzazione e progettazione di tutte le sue etichette. In primis l’idea di “Donne Fittipaldi”, divenuta poi l’immagine dell’azienda stessa, di seguito il progetto ‘Stolen Legs’ dove Giores trasforma, con un’action painting, a base di smalti e acrilici, un suo scatto fotografico, stampato su tela, costantemente rappresentante la sinuosità femminile. Con la stessa cifra stilistica ha dato vita all’etichetta del vino presentato ad esempio nel 2015, il Malaroja.
Anche per Lady F la scelta di Donne Fittipaldi è sempre quella di interpretare la bottiglia come una cornice a supporto di un’opera d’arte o di un’idea di prevalenza artistica. Nel 2016 poi, in occasione della 50a edizione del Vinitaly, Donne Fittipaldi, ha scelto di collaborare con la Fondazione Accademia di Belle Arti di Verona.
La partnership con la prestigiosa Accademia è stato anche lo spunto per istituire il Premio Donne Fittipaldi, da sempre nei pensieri di Maria Fittipaldi Menarini, premio che ha la caratteristica, ogni anno, di veicolare un giovane talento, valorizzando la sua produzione artistica, nell’alveo della produzione delle etichette dei suoi prestigiosi vini e di una serie limitata annuale di magnum.
L’ultima creazione Magnetic, presentato in anteprima la scorsa settimana nella splendida cornice della tenuta, vede nell’immagine dell’etichetta disegnata da Giulia Fittipaldi, anima creativa dell’azienda, l’occhio della mamma Maria, magnetico appunto. Anche per la tavola la scelta non è stata casuale; l’evento è stato realizzato da Dario Cecchini, personaggio noto come ‘il macellaio che declama Dante’, di Panzano in Chianti, autore con Alessandro Mauro Rossi di Il mistero della finocchiona a pedali (uscito in primavera per la Giunti editori).
La storia enologica della tenuta affonda le radici lontano nel tempo: nel 1870 il conte Walfredo della Gherardesca trasformò l’assetto del territorio, creando una suddivisione più equilibrata in poderi coltivati a ulivi e vitigni. In tempi più recenti, nel 1992, con la famiglia Menarini la tenuta intorno ad una antica struttura, il “casale la Pineta”, è tornata ai vecchi splendori grazie a un’attenta ristrutturazione. Nel 2004 poi si reimpiantano alcuni ettari di vigneti considerando il microclima specifico e il suolo, nelle sue peculiarità: oggi le varietà sono quelle del Merlot, Petit Verdot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Malbec e Orpicchio.
a cura di Ilaria Guidantoni